... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 13 luglio 2015

Pisa-Madrid-Leon

Non so perchè ma ricordo ancora bene quando mio zio partì in moto per Santiago.. ero piccolo, ma non così tanto da resettare la cosa.. mi rimase impresso e chissà, mi piace pensare che è da quel momento che è iniziato il mio cammino.
Adesso tocca a me, ci siamo davvero.. quando decidemmo seriamente era metà febbraio e oggi era un giorno lontanissimo... estate.. finalmente e sarebbe stata un'estate differente.. da allora è stato un lento avvicinarsi grazie alle varie tappe della nostra Francigena ahimè così tanto bistrattata altrove, un allenamento fisico per capirsi, per conoscere i nostri limiti, cercando di spostarli piano piano, aumentando di volta in volta le distanze senza tralasciare, inconsapevolmente, l'adattamento mentale che ci avrebbe visto affrontare situazioni nuove, sconosciute nonostante le mille chiacchiere spese con chi l'aveva già fatto, guardando proiezioni cinematografiche e leggendo forum, libri.. tutto era propedeutico.. tutto faceva brodo... tutto utile, all'inizio.. prima di muovere il primo vero passo in terra spagnola.. poi è la realtà quotidiana, quella che provi sulla tua pelle che marca veramente la differenza tra teoria e pratica..
L'arrivo a Madrid è volato via, in tutti i sensi, in poco più di due ore, ma non c'è stato dato sapere realmente quanto sia durato il volo, lo steward made in garbatella non sapeva il nome del comandante, figuriamoci l'orario di atterraggio. Dopo aver imbastito una discussione degna di una sala professori dove io tentavo di giustificare l'inglese sbiascicato e approssimativo, alternato da risate complici con la hostess di turno, con cui ci veniva spiegato come ci saremmo potuti salvare la vita mentre l'aereo ammarava e Sergio, da fondamentalista della pronuncia, purista della sintassi rimarcava col lapis rosso ogni errore, abbiamo deciso che non è così che s'ha da comportarsi fossero anche nella noia e nella ripetitività le motivazioni di questo inglese che solo da ragazzini utilizzavamo per scimmiottare le canzoni convinti che parlare altre lingue era roba da pischelli, vero è che spesso neanche da questa parte ascoltiamo realmente cos'hanno da dirci, fatalisti e sicuri che non toccherà mai a noi dover tirare o soffiare nel giubbottino di salvataggio, efficiente a vederlo, solo in quel pezzettino di teatro con cui ci danno il benvenuto a bordo.
L'aeroporto di Madrid non è Peretola, ma ci spostiamo facilmente da un terminal all'altro, il nostro pullman per Leon partirà alle 13:45 dal T4, mancano quattro ore e a pensarci sembrano infinite.
Mangiucchiamo una colazione da 13€, nei giorni a venire ci dormiremo almeno due notti con questa cifra e diamo una sguardatina alle guide, le confrontiamo.. fondamentalmente impegniamo il tempo in cose già fatte altre dieci volte almeno prima della partenza.. da Leon sono quindici tappe, almeno quelle indicate, poi le smezzeremo e le aumenteremo a nostro piacere una volta padroni del cammino... un totale di trecentoventi km.. una follia per noi.. ma non oggi.. poco meno della metà dei km per chi parte da San Jean, lassù sui Pirenei.. ci sono tappe corte da 19km e tappe lunghe da trenta e più km.. tappe impegnative, con dislivelli notevoli, tolta la prima che porta a Roncisvalle, in questo nostro cammino affronteremo le due più impegnative fino a Foncebadon (1430mt slm) e O' Cebreiro (1296mt slm) e tappe medie con lunghezze medie che finiremo per mangiarci passo passo.. almeno all'inizio. Ci ingarelliamo in giochini stupidi e insensati degni della nostra adolescenza, che devono però far volume, si sprecano le risate, si sa l'uomo in gruppo perde maturità e equilibrio.. e noi in due facciamo già gruppo.. arriva l'ora del pranzo, salutiamo la vita borghese e agiata con un McMenù a testa a livellare la colazione da texani e ci dirigiamo verso la fermata del pullman che parte qualche minuto prima dell'ora prevista, manco in Svizzera..
Ci scegliamo i posti salvo poi scoprire che sono assegnati, i soliti italiani.. ci aspettano altre 4 ore per arrivare al punto di partenza, le mie gambe scalpitano.. nel corso del viaggio mi sposto per distenderle... il pullman è semivuoto, ma sono l'unico che sembra avere la necessità di allungarle.
I paesaggi che si susseguono sono identici a come ce li eravamo immaginati e raccontati.. piatti, brulli e sostanzialmente monotoni.. terra rossa ovunque.
Riappare la malinconia che mi aveva attaccato ieri, come ogni volta che parte un viaggio che mi porterà lontano per giorni, non ne scappo mai.. è come un battesimo che si ripete, rimetto in fila migliaia di pensieri, rischio di ripensare a tante, troppe cose, un pò lo faccio e un pò ci dormo su.. ma son sonni leggeri, una frenata e riapro gli occhi.. tempo di arrivare e sparirà tutto come è apparso, come ogni altra volta.
Ore 18, Leon ci accoglie con i suoi 41 gradi, ne percepiamo forse una trentina e questo mette bene, da bravi ragazzi avevamo già individuato qualche albergue strada facendo, cerchiamo il primo, quello più centrale.. è il monastero di Santa Maria del Carbajal.. io cerco l'ingresso come l'ho sempre immaginato, è Sergio invece che mi indica un portone da Caserma che si apre su un aia, un'area dedicata ai poi famosi descanso post camminata.
Entriamo e ci dirigiamo verso una signora seduta dietro a un tavolino che fa da accettazione, siamo gli unici puliti e lindi come usciti dalla lavatrice, nessun sudore e niente polvere, Emiliano, un italiano con la barbetta nera, profilo di Lavezzi, maglietta blu del Corri la Vita e vocina tenue di chi si è appena svegliato, ci guarda dall'alto in basso e sorridendo ci battezza come pellegrini da rinnovare.
Ci porta nelle camerate, ci da i letti, le prime indicazioni, orari e consigli... sarà il primo di tante altre persone che non si risparmieranno nell'aiutarci..
Ci muoviamo con circospezione tra i letti a castello cercando di memorizzare tutto quel che vediamo, sperando in qualcuno da cui copiare le prime azioni utili, cercando di non svegliare chi già sta dormendo, dobbiamo oliare le dinamiche, ripestiamo i passi dagli zaini ai letti mille volte, ripetuti viaggettini a aprire e chiudere, a mettere e spostare.. siamo dei novizi e si capisce.. impacciatini...
Le prime ore da Pellegrini incellophanati le spendiamo in centro.. viuzze strette e piazze larghe con chiese e palazzi.. la nostra partenza, aspettiamo il via, la pistola che spara in aria.. siamo ancora fermi sulle gambe, ma la smania di partire aumenta con le ore. Ceniamo in mensa e aspettiamo le 22, quando si chiuderanno le porte, si spengeranno le luci e ci prepareremo davvero alla nostra prima uscita.
Mentre ci godiamo il fresco del tramonto appare all'improvviso un omino corto, tozzo e tutto nervi, sulla cinquantina a guardarlo.. barba e chierica da frate, tenuta da camminatore.. raduna tutti e ci accompagna alla cappella per la rituale benedizione del pellegrino, ci guardiamo con Sergio.. non possiamo esimerci.. non il primo giorno.
Ci accoglie una suora che ci detta le regole per le mini messa che ci aspetta.. un vero e proprio bignami, una professoressa che porta gli alunni alla commissione esterna d'esame, non vuole far brutta figura e ci spiega nei dettagli movimenti e palabras che dovremmo ascoltare e ripetere, nulla è lasciato al caso.. una decina di minuti in tutto in uno spagnolo che sa di nonna mentre una ragazza ci traduce il tutto in inglese.. dettate le condizioni, la suora sguaina uno smartphone di ultima generazione e ci invita a suon di slide a silenziare i nostri.. picchi di modernità in un mondo fermo a secoli fa..
Entriamo nella cappella, arrivano altre sorelle e parte la funzione... cori e canti che si sprecano.. letture e commenti.. mezz'ora in tutto, quaranta minuti forse, la messa pare finita, qualcuno accenna ad alzarsi quando parte un canto poco davanti a noi, il fraticello tutto nervi e scarpe da trekking ci saluta con un assolo inaspettato, in francese prima e spagnolo poi a chiudere la benedizione.
Ci accertiamo che sia davvero tutto finito e che non partano per l'aria altre performances e ci infiliamo nella porta per uscire in strada, passar davanti a un localino che sa di una vita che non ci appartiene più e rinfiliamo il portone del monastero per guadagnare le camerate, le luci sono già spente, ci muoviamo al buio, lo schema vede Sergino in basso e io sul letto alto, abitudinari ci porteremo questa disposizione fino alla fine del cammino, tempo poco e partono le sinfonie che prevedono differenti protagonisti, talvolta uniti e spesso solisti..
Da fuori arrivano fresco e voci.. ma durano l'attimo di accorgersene.. oramai è sonno a notte.

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