... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 20 luglio 2015

O' Cebreiro-Samos

Per avere la Compostela è sufficiente percorrere gli ultimi cento km del cammino.. mano a mano che ci avviciniamo aumentano i pellegrini.. si ingrossano le fila e di fatto si smarrisce poco a poco lo spirito che ci ha accompagnato fin qua.. sempre meno zaini, molti zainettini per la giornata, il bagaglio se lo fanno portare a destinazione.. Sarria diventerà il confine tra il cammino e il trekking.. tra il pellegrino e il turista.
Ore 5, notte fonda quassù.. scendo a togliere i panni stesi, rimango incantato dal panorama.. le poche luci permettono al cielo di brillare come in poche occasioni, mi riempio gli occhi di stelle, vorrei poter mettere in pausa questo piccolo cortometraggio.. la brezza, il buio pesto, i panni ancora più umidi di ieri sera e Cristian.. già pronto da chissà che ora, seduto poco più avanti, faccia alle montagne.. sta finendo di far colazione.. inarrivabile.
Ci muoviamo verso la boscaglia poco fuori dal paese.. la frontale illumina pochi metri avanti.. siamo in sei, compatti.. silenziosi, in attesa del sole. I bastoncini mi dettano il ritmo e mi aiutano, par di aver trovato il passo perfetto, l'incedere è continuo e provoca benessere nonostante il ginocchio.
Credo che il cammino sia come un libro, parti piano, sfogli le prime pagine cercando di entrare tra le righe, per conoscere i personaggi, le loro sfaccettature.. i loro ruoli.. ti ci affezioni, prediligi uno piuttosto che un altro.. e man mano che aumentano le pagine sulla sinistra, man mano che metti km sulle gambe.. non vedi l'ora di arrivare in fondo, per capire come finirà e probabilmente sarai dispiaciuto per esser arrivato alla fine così velocemente.
Una serie di saliscendi ci fanno entrare in un banco di nebbia, una mousse di panna che ci bagna i capelli.. riappariamo col sole che ci da il buongiorno e un bar che ci propone la colazione, Alto do Poio, barrino impreparato preso d'assalto da comitive di pellegrini affamati..
Ripartiamo a pancia piena e mi ritrovo affiancato a Claudia, mi ci ingarello per almeno una mezz'ora facendo il vuoto dietro di noi.. teniamo un passo deciso, che risulterà decisivo per la tenuta del mio ginocchio nei giorni a venire.
Il panorama ci scorre accanto e cambia, discese, salite.. campi coltivati, boscaglia.. colline a perdita d'occhio, vacche.. tante vacche e tanta merda.. da scansare.. veri e prori trentatrè giri di merda sparsi qua e là a macchia di leopardo.. tenere il passo diventa difficile, o la pesti o salti il ritmo.. preferisco rinunciare al passo perfetto, sia chiaro.. arriva Sergio, da solo, alla fine di una discesina, ci diamo il testimone.. se ne va spedito con Claudia e io rallento.. ho voglia e bisogno di restar da solo.. sia io che il mio ginocchio.
E' una discesa continua.. i segnavia che ci affiancano da ieri pomeriggio appaiono ogni cinquecento metri.. mi intestardisco e comincio a contar i passi tra uno e l'altro.. per almeno due volte non torna una mazza.. e contar sottovoce superati i cento passi diventa uno scioglilingua che non riesco a gestire.. entro a Triacastela, 21 km.
Cerco Claudia e Sergio con gli occhi.. supero il centro del paese.. mi infilo in una stradina piena di ristorantini.. e scrivo un msg alla coppia di lepri.. sono indietro, han preso un bivio sbagliato che li ha portati fuori via per qualche km.. li aspetto, dopo venti minuti siamo di nuovo tutti insieme, Daniella compresa.
Con Sergio ci facciamo timbrare la credenziale, compriamo un pò di frutta e il betadine.. autonomia, non mi va di star li a chiederlo continuamente.
Ci raduniamo intorno alla guida.. la tappa di oggi sarebbe conclusa, ma a 9 km prendendo un alternativa al cammino originale c'è Samos, paesino sperduto tra le montagne.. si potrebbe dormire in un monastero.. guardo Sergio, incrocio il suo si e per noi la tappa si allunga.. Daniella e Esvet decidono per un più veloce e comodo taxi, Claudia si ritrova da sola a decider del suo futuro.. non si vuole fermare, questo è chiaro, ma non vuole neanche allungare oltre tracciato per Samos.. è combattuta, noi approfittiamo di questa empasse e partiamo in coppia, da soli, come da Leon.. come non ci capitava da qualche giorno.. non facciamo in tempo ad arrivare a fine paese..
Claudia:"ragazzi.. ma per Samos non è questa la strada.."
Io guardo Sergio che mi riguarda con la stessa identica espressione.. ci giriamo all'unisono, Penna Bianca è li a poche decine di metri che vuol dire la sua anche stavolta, che ci raggiunge ad ampie falcate.. nessuno dei due proferisce parola.. ci rigiriamo ancora e continuiamo il nostro cammino.. due minuti e siamo incodati, tutti e tre, sul ciglio della statale..
Il terzetto si allunga... io tiro dritto senza mollare di un colpo e mi allontano.. trenta km.. arrivo dall'alto, il monastero è la sotto che ci aspetta... non ne ho più, se non fosse per il dolore al ginocchio è il tratto più bello da che siamo in Spagna.. Daniella ci aspetta in un bar del paese, ha trattato col volontario del posto e ci ha fermato i letti.
Entriamo da una porta secondaria, è uno stanzone enorme, affrescato con dipinti che lo rendono particolare.. una sfilata di letti a castello e i bagni.. tutto in comune.. non esiste divisione donne-uomini, siamo tutti pellegrini.. niente a che vedere con i privati o con i municipali.. rob'antica.. ma è questo quel che mi aspettavo.. mi piace.
Manovrine di rito.. doccia, bucato e finalmente tutti a pranzo, sono le 17.. usciamo e ci incrociamo con la brasiliana di San Martin del Camino.. attraversiamo la strada e l'insalatina è li che ci aspetta.
il rilassamento si impossessa d'un fiato di ogni parte di noi.. Claudia regge il tempo di un paio di foglie e comincia a tirar fuori il suo malessere.. siamo tutti stanchi, lei ripesta sulla cantilena del ventiquattro luglio, di quanto sarebbe bello arrivare a Santiago per la festa di San Giacomo e lo fa alla sua maniera.. Sergino accusa la sfuriatina di Claudia e si incupisce.. si alza e se ne torna in camerata senza aprir bocca.. il quartetto rischia la spaccatura, ma a Claudia sembra non interessare troppo.
Daniella e Claudia fanno un giro dentro il monastero, Sergino sbollisce a messa per godersi i canti gregoriani.. io mi pianto un bel pò di ghiaccio sul ginocchio, vorrei risolvere la cosa ma ho l'impressione che sarà così fino a Santiago.. il Centro Salute è aperto solo la mattina.. mezz'ora e muovo i miei passi verso il supermercato per comprar la colazione di domani.
Ci ritroviamo a cena, ancora una volta tutti e cinque insieme.. c'è la sensazione di voler chiarire, c'è la necessità di non lasciar correre ancora acque che hanno agitato l'ultimo pomeriggio, c'è la volonta di ridefinire un pò i ruoli, la situazione e rimetter la barra a posto una volta per tutte.. condividiamo che son stati quattro giorni belli intensi.. che non siamo in un villaggio turistico e che ognuno tira fuori tutte le emozioni e le sensazioni che prova senza filtri.. con tutta la trasparenza che la fatica ci provoca, quando si è provati fisicamente e mentalmente non si hanno maschere che ci fan sorridere a oltranza e passare ventiquattro ore su ventiquattro con persone mai viste prima non è un esperimentino easy.. sembra tutto di nuovo in equilibrio.. ognuno ha tirato fuori quel che pensava, rispettando gli spunti altrui, nessuna imposizione.. solo chiarezza... ognuno ha il suo cammino, ma ho l'impressione che non si sia risolto granchè, anzi, probabilmente abbiamo aperto le porte a chi si sentiva legato e non aveva la forza o le palle per staccarsi.. son cordoni ombelicali strani, che si creano in pochi attimi, senza motivi particolari ti ritrovi ad aver bisogno della presenza di questa o quella persona.. ed è difficile spiegare cosa ti fa avvicinare, son sensazioni che van vissute, ci si lega in poco tempo come forse non accade con amicizie di anni, ma è anche altrettanto facile capir che trovano la loro forza in quel preciso istante, in quel momento.. quella situazione, ben diversa e più forte della più conosciuta quotidianità che ognuno ha lasciato alle proprie spalle..
Ore ventidue, si chiude il portone.. riparto col ghiaccio, betadine e antinfiammatorio.. mi muovo con disinvoltura, oliato bene come se mi dovessi lavare i denti.. venti minuti e partono i cori.. si russa a mandate.. un pò alla mia destra, un pò alla sinistra, Sergino cazzeggia dabbasso col suo cellulare e sul mio ginocchio oramai una busta d'acqua calda.. faccio per stirarmi.. chiuderei gli occhi.. ma qualcosa non mi torna.. i panni.. stasera non mi fregano, mi rivesto, indosso la frontale e mi arrischio all'uscita.. tengo socchiusa la porta d'ingresso.. attraverso rapido la strada e li tolgo.. fa freschino e il calduccio che mi accoglie al mio rientro mi piace.. Sergio ha già avviato la fase rem.. anche chi russava lo fa con più pudore, ripiego i panni, spengo la frontale, mi imbusto nel sacco letto e saluto i suonatori.

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