... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

sabato 18 luglio 2015

Ponferrada-Villafranca del Bierzo

C'è una fase trasversale e propedeutica a tutte le altre... si chiama prevenzione, cura di possibili future vesciche.. stiamo conoscendo il nostro corpo e soprattutto i nostri piedi più di quel che abbiamo fatto negli ultimi quarant'anni.. non si bada al tempo speso, le ispezioni visive si sprecano, i minuti a guardarsi la pianta dei piedi non li contiamo più.. in ogni momento se ne possa sentire il bisogno, fa niente se son già tre ore che camminiamo, se abbiamo appena smesso o se stiamo mangiando.. è con i piedi che arriviamo.. con i nostri muscoli che li muoviamo ed è la nostra testa che gestisce tutto..
Prevenire le vesciche diventa l'attività principe.. il resto, bucato compreso, viene dopo.. 
Proteggere i punti delicati, che abbiamo riconosciuto come tali durante i km appena passati utilizzando cerotti anche laddove non ce ne sarebbe bisogno.. adesso.. è un must, un passaggio fondamentale tra il lavarsi i denti e mettersi i calzini.. non utile, fondamentale.. 
Si ottimizza tutto.. tempi, movimenti silenziosi, si migliorano le priorità.. diventiamo esperti dello zaining... professori delle sveglie anticipate.. veri e propri ninja armati di frontali e timbri di voce degni dei fantasmi.. amanti del buio, finiamo per andare a letto sognando la sveglia notturna..
Riemergiamo dai bassifondi e guadagniamo la cucina per una colazione a base di succhi di frutta primo prezzo e un budino dal forte sapor di cannella degnamente accompagnato da una Maria, come le chiama la mi nonna, oramai spappolata dal tempo passato... fotogrammi di memoria di un recente passato col budino che sostituisce il latte.. ma tanto basta per un piacevole richiamo.
Appaiono nuovi dolori, mi abituerò.. ogni giorno sarà così... partirò alle ultime ombre della notte con i più affezionati, qualcuno sparirà ma non diminuiranno, verranno semplicemente sostituiti da nuovi e sconosciuti.. un vero e proprio turn over e la mia è una panchina lunga..    
Arriviamo a Cacabelos ad un'ora degna per una sosta a rinforzare il budino che non resterà nella storia, entriamo in una pulperia, la prima di centinaia da qui a Santiago.. faccio la conoscenza con l'Empanada.. nient'altro che una schiacciatina ripiena, ma in spagnolo è più gustosa.
Claudia tira l'aria come fosse una 500 e si mette in moto, avvia a sbuffare per i minuti che sembrano andar persi.. riparte la terapia bulgara.. un altoparlante che sottovoce ti lavora la testa e ti ripete continuamente che non ha senso arrivare a Santiago dopo il ventiquattro, sarà per l'empanada che catalizza la nostra attenzione, ma non trova adepti.. neanche in Daniella, sua prode scudiera, intenta a cercare l'ennesima wifi.
Ripartiamo e usciti dal paesino ci involiamo per una pettatina niente male, tutto sotto controllo. 
Ore 12, superiamo Pieros, ci aspetta un'altra salita tra i vigneti.. chiudo il gruppo.. finisco per rallentare e fermarmi per alcune foto, fa caldo.. i tre pellegrini davanti allungano sull'asfalto, li vedo lontani, piccoli fino a sparirmi dalla vista.. silenzio.. non passa una macchina e sembro esser l'unico che respira a pieni polmoni.. mi sento felice, stanco, sudato ma felice.. ne approfitto per prepararmi i miei quotidiani 500ml di sali minerali.. sento forte il mio respiro.. il cuore che mi batte alla ricerca di un ritmo più consono e mi rintrona.. mi ascolto e continuo a conoscermi come non ho fatto mai... 
Raggiungo il gruppetto e arriviamo a Villafranca con grande fatica, tardi e comunque allungati tra di noi.. Claudia vorrebbe continuare, ma le remiamo contro senza batter ciglio.. il municipale è all'ingresso del paese, lo controlla dall'alto.. sento che il tallone destro si sta preparando a esplodere.. tallonite.. no, ti prego la tallonite no.. fa che non sia tallonite, il ginocchio sinistro sembra chiedermi pietà.. non lo fa sottovoce, ma è un fastidio se lo confronto con quel che sale dalla gamba destra.. sopra il tallone mi par d'avere un altro tallone.. una vescica in quelle zone e posso salutare la curva, chiudo gli occhi e spero bene.. c'è un antagonismo tra le due gambe neanche in una stracittadina.. per assurdo la sinistra potrebbe correre da sola, la destra pare in ferie, su una sdraio a sharm con un cocktail in mano.. 
Ci ritroviamo all'accettazione incodati con altri pellegrini.. Claudia ci fa pesare la scelta con le migliori espressioni che si possono trovare sul manuale delle giovani sfavate ma pare invisibile ai nostri occhi.. abbiamo solo bisogno di entrare in doccia.. anche vestiti..
Un inglese, tre volte me... di pancia, venti centimetri meno di me... d'altezza.. se la ride e se la canta con un suo compare.. dieci anni di meno ma a vederlo pare almeno coetaneo e una bottiglia di sudore addosso mi si approccia da vecchio amico, manca solo la pacca sulla spalla e mi chiede come mai i miei bastoncini da nordic, esposti a bella vista sullo zaino, siano ancora puliti... "avrai mica fatto Foncebadon senza neanche aprirli? Sei un pazzo?".. guardo il cielo in cerca di aiuto, mi giro e guardo il simpaticone.. mi rigiro verso la donnina all'accettazione che mi ricorda l'addetta all'anagrafe del quartiere 5.. stessa voglia e stessa velocità.. mi rigiro verso l'umorista britannico e con un sorriso gli salvo la vita.. "ringrazia San Giacomo, perché se eravamo in piazza Dalmazia sarebbe venuto fuori tutto il fiorentino che vive dentro di me.. camminerò come cazzo mi pare, anche sulle mani.. senza bastoncini, ma io mica ti chiedo come cazzo fai a trascinarti su per Foncebadon?"..  questo più o meno il pensiero dietro a quel sorriso.. non una parola, tanta pazienza.. sudata e dolorante, ma tanta pazienza e molta stanchezza.. col senno di poi, ringrazio San Giacomo per il dono del silenzio.. ne aveva di ragione da vendere Ollio.
Usciamo come nuovi alla scoperta di Villafranca.. ci divoriamo il nostro primo polpo alla gallega e finiamo di pranzare che son passate le 17, altro matrimonio.. ci intestardiamo nella ricerca di uno pseudo fiume lungo il quale dovrebbe aver luogo una festa, dopo alcuni giri a vuoto optiamo però per il ritorno all'ovile.. il letto e il fresco del pomeriggio di Villafranca accompagnano i miei tre amigos in un sonno restauratore mentre io mi riempio d'acqua una bustina dell'ikea, aspetto diventi ghiaccio fissando il congelatore della cucina.. faccio pressing... con gli stessi risultati di Verga su Gullit in quel famoso 3-7..
Mi godo Villafranca dalla panchina fuori dell'albergue mentre il ghiaccio, anzi l'acqua ghiacciata cerca di annullarmi i dolori che mi hanno accompagnato quassù.. il vento e il calar del sole rendono tutto ancora più piacevole... un po' come tornar dal mare e darsi il doposole, come toccare il letto dopo la prato-boccadirio.. un po' come fermarsi e ripensare che abbiamo appena chiuso i nostri primi 130km.. Santiago è li che ci aspetta e noi siamo ancora vivi.
Fa freschino giù al fiume.. raggiungiamo la festa mentre si sposta verso il centro città per la chiusura.. il nostro oramai è un lento incedere.. fuori dal tempo.. in testa al corteo una banda con ogni genere di strumento.. ballerini e una folla festante, arzilla direi.. probabilmente piena di fumo come negli anni d'oro dell'anfiteatro alle cascine... spettatori sobri di un chiassoso finale, ripieghiamo su un paio di tapas e tre birre.. il polpo delle 17 è ancora vivo dentro di noi..
Rientriamo come militari prima delle undici, al municipale non scherzano, chi è dentro sta dentro e chi è fuori resta fuori.. Sergio e Claudia ciabattano lontano mentre io e Daniella rischiamo le caviglie in almeno tre occasioni per non arrivare a bastioni serrati, pericolosa la cremina idratante con le infradito.  

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