... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

mercoledì 15 luglio 2015

San Martin del Camino-Astorga

Non si riesce a tener le gambe ferme.. a dieci alle sei ho già l'iphone in mano per togliere la sveglia.. dall'alto del mio lettuccio do una sguardatina alla camerata.. il tipo di Vigo ha già levato le tende, la brasiliana, che odia e ama Parigi, se la dorme di brutto.. la coppia catalana invece stava già facendo cartella.
Ci ritroviamo a tavola per la colazione... un arrivo alla spicciolata, Sergino a capotavola.. io defilato, da buon abitudinario ritrovo il posto di ieri sera; Muesli e latte di soia per partire, due fette di pane tostato con burro e marmellata di fragole, stavolta la indovino, una banana e succo di ananas a chiudere..
Il collo del piede gode del riposo notturno, ma non mi voglio illudere, meglio prevenire, gioco d'anticipo e mi faccio sotto con l'hospitalera, la farmacia più vicina è a fine della tappa odierna, tra le migliaia di proprietà che leggo la Crema Tea Tree non funziona come antinfiammatorio, mi rassegno e comincio a prepararmi i piedi per la camminata di oggi, non infilo neanche il calzino che la tipa mi arriva con un gel naturale, mi prende il piede e me lo massaggia per farlo assorbire, il sollievo è immediato, ma lei ci tiene a dirmi che non sarà duraturo ma io sto già meglio, anche dentro.. certe piccole attenzioni sembrano far parte di un altro mondo che non ci compete più.. colpiscono oltremodo, fanno riflettere.. Ci salutiamo baciandoci come vecchi amici e il suo buen camino a trentasei denti è la miglior spinta per i nostri nuovi venticinque km.
Lasciamo San Martin del Camino con lo stesso passo di ieri, le gambe ci sono.. è la prima volta che ripetiamo la stessa distanza a ventiquattro ore dalla prima, era uno dei nostri crucci, la nostra curiosità principale.. sentire come rispondeva il nostro corpo camminando giorno dopo giorno.. il pellegrino superbo battezza l'obbiettivo di giornata, l'animo competitivo di quel che fu il nobile capitano del Casellina lo sprona e raggiungere e mortificare la coppietta catalana, di anziani, sembra il minimo sindacabile, hanno fatto l'errore di aver lasciato l'albergue troppo presto, troppo rispetto a noi, sia chiaro.. un'onta che l'agonismo del Delse non accetta..
Dopo un primo tratto nuovamente parallelo alla nostra oramai beneamata N-120 ci perdiamo nei primi accenni collinari che ci si parano davanti, campi di grano accuratamente irrigati ci accompagnano fino al Puente de Orbigo, teatro, secondo le leggende che ci riporta la guida, di una lunga serie di duelli di metà quattrocento quando un giovane cavaliere sfidò chiunque pur di dimostrare alla sua amata, ignara di esserlo, quanto fosse valoroso, sbancò e vinse per lo meno l'onore, qualche secolo dopo, di vedersi ricordato ma, come precisa il prof, non ci è dato sapere se dopo cotanta dimostrazione ebbe ragione del cuore della donzella.
Superiamo, con moti di esultanza sconsiderati, la coppietta di anzianotti catalani a Santibanez de Valdeiglesias, finalmente un paesaggio rurale.. nessun asfalto, nessuna statale e un bel po' di pellegrini davanti a noi.. finalmente il cammino come ce lo eravamo raccontati quest'inverno.. il caldo con i suoi quaranta gradi arriva bene ma non scioglie come a Firenze, a mezza via troviamo un chioschino, una vera e propria oasi nel deserto, David, che lo gestisce, ci accoglie col sorriso e dopo aver approfittato di una fetta di cocomero lo salutiamo, ci lascia con qualche massima sulla vita e su come ci cambierà il cammino elencando a memoria alcuni monumenti di Firenze, anche con lui baci e abbracci... da veri fratelli.. tutte botte di vita al cuore..
Raggiungiamo San Justo de la Vega dopo una breve sosta al Cruceiro de Santo Toribio, seguo il suggerimento del prof e sguaino i miei bastoncini da nordic, mostro alla Castiglia intera di che pasta son fatto ma duro poco, la confidenza che dimostra Sergio con i suoi io ancora me la sogno, ripiego tutto, richiudo i pugni e ci mangiamo calle Real..
Vedo in lontananza la croce verde, la farmacia.. mi si apre il cuore, mi fa dimenticare l'uggia al collo del piede che mi si è ripresentata e nel mio spagnolo misto a francese e inglese ottengo uno pseudo lasonil in gel.. tre volte al dia e les jeux son fait..
Sto già meglio, la testa fa tutto.. Astorga ci chiama, alta.. la pettatina in stile arrivo a Siena di Francigena memoria a chiuder la tappa non ci spaventa più e arriviamo alla prima piazzetta accolti da un gruppetto di benvenuto formato da un paio di anzianotti e due fanciulle che tentano di parlare l'italiano.. e ovviamente ci riescono meglio di come noi tentiamo di rispondere in spagnolo.. due bicchieri d'acqua, un paio di sorrisi, due firme, il timbro di dovere e alcune indicazioni.. ci fa una sega a noi il libro cuore..
Il nostro albergue è li a un passo, alle nostre spalle, pubblico stavolta, non c'è coda e l'accettazione è cosa rapida.. sento addosso l'arrivo e aumenta la stanchezza, ho bisogno di mollare lo zaino e infilarmi in doccia.. i piedi urlano e la testa riaccende ancora una volta tutti i doloretti che spariscono con i primi passi mattutini.
La camerata è piccola, siamo una decina.. ancora ripenso a queste strutture che con pochi spiccioli ti fanno dormire e a quelle che ci vorrebbero sulla Francigena che non ha niente da invidiare a questa parte di Spagna, ci guardiamo rapidi con Sergino, la scaletta delle priorità è già decisa.. un'oretta e siamo già in cerca del pranzo.. i movimenti lenti sono degni di un'età molto più avanzata, però mi godo lo strascicare delle infradito sulla pavimentazione del centro.. la doccia, il fastum gel spagnolo, l'aria beata di chi ha compiuto un impresa, e per questo a noi ci basta poco.. tutto concorre al benessere..
Divoriamo da buoni pellegrini affamati quel che un ragazzino russo stenta a descriverci ma ci porta con rapidità, ci perdiamo in racconti personali di altri tempi chiudendo con un caffè che farebbe invidia ai peggiori bar di Caracas.
Il rientro in albergue è se possibile ancora più lento.. posticipiamo i doveri da belle lavanderine e ci godiamo il riposo del pellegrino durante il quale mi prendo nuovamente cura del mio piede con un po' di ghiaccio.. una mezz'oretta e se ne esce Sergino, la faccia cupa non porta buone nuove e la sua voce me le conferma:"...mi sa che mi hanno portato via i bastoncini...".. silenzio, lo guardo incredulo.. possibile una cosa del genere in un contesto simile?.. lo vedo serio.. mi volta le spalle e lo vedo sparire su per le scale dello stabile.. E' amareggiato, e ci tiene a sottolineare la differenza perché non è incazzato.. sta cosa stona terribilmente con quel che abbiamo vissuto finora..
Un paio di giri a vuoto, mi appare e mi scompare, lo vedo salire e scendere almeno tre volte, cerco di ripercorrere al contrario i momenti dell'arrivo all'albergue fino in camerata, non vedo altra spiegazione, qualche fenomeno se li è presi.. riappare altre due volte, la seconda armato di sorriso e bastoncini.. :".. erano sotto la panca all'accettazione, ce li avevo messi io.." non riesco a prenderlo per il culo, son troppo contento per lui e cerco di farglielo capire nonostante la mia posizione col ghiaccio a far da equilibrista sulla caviglia non permetta i salti che il buon finale meriterebbe.
Usciamo dall'albergue e mi ritrovo incodato per l'infermeria, è un segno del destino.. mi accapo e esordisco alla Ceccherini:" una pregunta.." senza aver elaborato poi il nocciolo della questione.. Riesco a spiegarmi e mi ritrovo al terzo piano sdraiato su un lettino con un ragazzetto che mani sulla caviglia cerca di risolvermi l'infiammazione.. sulle prime lo vedo un po' incerto, poi un po' in inglese, un po' in francese.. molto in italiano, mi fa intendere d'aver trovato la soluzione.. mi rimetto in piedi come nuovo e ringrazio l'universitario che insieme ad altri fa pratica a gratis sulle nostre gambe.. riscendo le scale per raggiungere Sergino, nessun dolore con me.. prima di cena diamo merito alla cattedrale, al museo di Gaudi e alle nostre inutili ore di Educazione Artistica.. i risultati sono gli stessi ma a noi piace così, poi da bravi ragazzi ci procuriamo una soluzione salutista della prossima colazione, ceniamo in piazza sfruttando con nove euro un menu del pellegrino di tutto rispetto e torniamo in camerata. Il ragazzo col quale avevamo fatto colazione a San Martin è a letto con tutti e due i piedi fasciati.. vesciche.. anzi Ampollas.. il mio terrore.. lo vedo sul confine tra la disperazione e l'incazzatura e mi dispiace.. mi immagino al suo posto e faccio fatica ad accettarlo, siam venuti fin qua per camminare... sarebbe come andare al mare senza costume.
Ore 23, l'albergue chiude luci e porte d'ingresso.. a domani, la sveglia è tra sei ore e mezzo.

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