... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 22 giugno 2015

Pè bischeri un c'è paradiso.. San Gimignano-Monteriggioni, tutto apposto..

Ci muoviamo per abitudine, per noia, per costrizione, ci imponiamo ragionamenti, azioni, movimenti.. Ogni azione ha un inizio e una fine, dalla più piccola alla più grande, se si vuol dare un senso a quel che vogliamo fare, anche a un piatto pieno a mezzogiorno e mezzo... la forchetta va portata piena alla bocca.. C'è sempre una fine alla quale arrivare, altrimenti è tutto inutile..
Abbiamo cominciato a camminare per mille motivi, ognuno dei due incastrandoci le proprie motivazioni mano a mano che passava il tempo.. l'obbiettivo, quello lontano, era arduo, impensabile, un'impresa.. eravamo non più tanto ragazzi quando decidemmo di pestare quel secondo passo dopo l'altro, nelle terre senesi, era Gennaio e arrivammo a Siena fiaccati dalla poca agilità, dal fiato pressochè assente, dalle gambucce poco allenate anche a far le scale del condominio.. sei mesi di testardaggine, di progettucoli, di stretching, di notturne, zaini comprati, credenziali richieste, bustine di polase come fosse nesquik, scarpe nuove, di tomaia, che grip, borracce verdi o rosse, frutta secca, banane, panini preparati a vicenda, zaini riportati, luci frontali, bastoncini single, pantaloncini da spezzare, coppie di bastoncini, moccoli, speranze, orologini del cazzo, il nencio, deca, sgambatine defaticanti, pettatine e discese peggiori, pietraie, saluti, sorrisi, colazioni a sorpresa, vesciche, borracce calde, te freddi, pausine rapide, pranzi lenti, puntatine, strappate agonistiche, rincorse all'asfalto, moscerini in bocca, indicazioni alla cazzo di cane, senso dell'orientamento alla cazzo del delse, rigagnoli da guadare, pisciatine accoppiate, sentierini da mare in aperta campagna, maremmani incazzati, cucciolini di segugi toscani che si ribaltano per giocare, suore con le cimose ai piedi, bisce e il Monteferrato con Riccardino, Doriano, Sant'Andrea, il palio perso e i diti in culo che non sopportano le pause a ricompattare, il CAI che aspetta l'ultimo per ripartire subito, Marco che ci guida, piazza a piazza, il sole africano, il passatore, la doccia al tabernacolo, la birretta artigianale di Gavena, quella di Castello, le foto mosse del prof, i book della Mirellina, i treni, le corriere e i giochini a due macchine, quanto manca, a quanto siamo, aggiungici due km, arenarie, le ginestre o l'emero, sei mesi sei di preparazione, di gambe dure, anchette provate, schiene piegate e piedi da cambiare, ma l'obbiettivo è sempre li, sempre più vicino.. e allora non resta che chiuderlo sto cerchio... arriviamo la dove siam partiti... dove siamo nati.. 
E' tutto troppo facile, ci fanno una sega a noi i master, i trekker, il CAI e quei quattro pensionatini del gruppo Signa.. sappiam fare da soli... a noi il sole c'ha da batter sempre negli occhi, ci s'ha i RayBan, Ciccio.. stasera vai giù te prima di noi.. adesso che senza treni, ne corriere si va uguale dove ci garba..
Il giochino è chiaro, elementare e anche Riccardino lo saprebbe raccontare.. due macchine, una all'arrivo, una alla partenza e nel mezzo noi a ripestar le orme di Sigerico.. ci aspettano i trenta km che mancano a questa parte qua di Toscana per collegare Altopascio con Siena.. 
Il Delse fa scouting e il duecon s'infoltisce e passa a un trecon con l'arrivo di Veronica.. siamo oliati a dovere, si va giù sulla Firenze-Siena nemmeno fossimo di casa.. molliamo la 307 ai piedi di Monteriggioni, a stasera tesoro.. San Gimignano ci aspetta.. tentiamo il parcheggino furbo ma duriamo quanto da Natale a Santo Stefano: a volte ci fanno le multe.. che non sia una di quelle volte.. lanciamo il prof a cercar fortuna e dieci minuti dopo siamo in cammino.. mi son scordato la borraccina di polase, fa niente.. questa tappa qua me la voglio mangiare.. non ho preso neanche la crema solare.. ma non sembra odioso sto sole.. le nuvole ci faranno da ombrello.. poco male..
I passi vanno via veloci, il ticchettio dei bastoncini da nordic ci fa da basso e il tracciato pare ben studiato... ombra e sole.. sole ed ombra... saliscendi e pozze da guadare.. le gambe ci sono, gli zaini pesano e il morale è alto.. scopriamo che, come ai tempi di Silvio, nessuno dei quattro ha votato Renzi, ma intanto lui governa.. male, ma sta li..
Un gruppo di ciclisti ci fa fresco, uno cerca di abbracciare il prof e incontriamo un paio di segugi maremmani che non toccano i 60 giorni di vita.. caracollano e si ribaltano per prendersi baci, pacche, abbraccetti e lisciate.. il proprietario tenta di agganciarci un pippone di natura medioevale sulla provenienza della specie e sul loro utilizzo, ma Monteriggioni chiama.. Arriviamo a Quartaia e ci infiliamo oltre a un cancellino di fianco a una chiesa, il pranzo è servito: Pane Panda e salamino Golfetta.. lo servo nel cosciotto il ragazzo, la Mirellina intanto ci delizia con mix di frutta secca, pesche tabacchine e ananas, la brezzolina facilita la pennichella, la Veronica passa dalla fase REM al sonno profondo in tre nano secondi..  dobbiamo forzarci per non rendere la pausa un matrimonio... il circolino è chiuso, niente caffè.. si riparte, Gracciano è a un passo ed è nuovo di zecca, ma non ci abita nessuno.. sorpassiamo una pozza che vendono come terme e ci infiliamo in un bosco non senza prima aver sbeffeggiato amicalmente il prof per l'abbigliamento un pò troppo spostato sui balcani.. 
Prima Acquaviva, poi Strove, infine Abbadia Isola.. nessun appannamento.. qualche dolorino.. ma Monteriggioni è a soli 7 km.. siam partiti con qualche decina di minuti di ritardo.. manteniamo la tabella.. "un birrino a Monteriggioni Sergino, come lo vedi?".. 
Finalmente le torri, Monteriggioni si staglia lassù.. ci domina gli occhi.. ci siamo, infiliamo per un viale bianco come il famoso cavallo bianco di Napoleone, reso ancor più bianco da un sole che oramai è agli ultimi colpi.. son passate da poco le 17etrenta.. tutto fin troppo facile... rido e scherzo con la Mirellina mentre il duo Del Sesto-Morganti ci tiene il passo a distanze siderali.. quasi le tocco le mura, con gli occhi.. è fatta, si butta gli zaini in macchina e su per la salitina del paese, sostina restauratrice e si parte per San Gimignano.. è facile come affogare in un bicchier d'acqua.. come? si.. facile, facilissimo.. perchè? cerco le chiavi... qui no, qua neanche.. guardo la Mirellina, è facile.. è fatta.. stacco lo sguardo dalla Mirellina che ancora sorride ignara.. ricerco le chiavi, qui ancora no, qua ancora neanche.. è facile quando mi ritrovo d'un tratto sul divano che guardo la tv.. una voce fuori campo:"le metto qui in macchina del prof, sennò per strada le perdo"...continuo a pestar lo sterrato senza saperlo, assente da me, rewind..:"le metto qui in macchina del prof, sennò per strada le perdo".. è vedo nitido il fotogramma numero dodici, quello di stamani, poco prima di partire da San Gimignano, con la 307 parcheggiata a Monteriggioni, mi vedo bene, fresco come una rosa.. che apro il porta oggetti e lascio cadere le chiavi dalle mie mani... 
Panico.. 
Totale assenza di salivazione..
il Sole non c'è più
il vento si è fermato.. ma dubito che sia mai esistito
Sono solo.. io e quelle cazzo di mura con quelle cazzo di torri.. a poche centinaia di metri da me..
Sono solo.. io che devo trovare le parole per dirlo a loro.. che sorridono, stanchi ma felici
Sono solo, Jovanotti.. sono solo.. e quando sei solo, sei solo.. fava
Riesco a riaprire gli occhi, che erano già aperti.. mi giro alla mia destra e vedo una ricciolina che sgambetta.. deve essere con me.. si.. come si chiama? Mirella? si.. Simona.. si.. come si chiama? comunque è con me.. si.. per lo meno da stamani.. allora siamo io e lei.. mi giro indietro.. no, cazzo ce ne sono altri due.. siamo in quattro.. sono solo contro tre.. non è pari.. per niente.. e io non so da dove cazzo partire, che parole usare, bevo.. inganno il tempo mentre le mura si avvicinano.. li ferirò.. lo so..
Mi sento male, anzi no.. potrei fingere un malore.. vigliacco.. potrei cominciare a correre, l'adrenalina e l'incazzatura per farlo ce le ho..  mi fermo e la guardo..: 
Io:"Mire, l'ho combinaha.."
Mire:" cosa? che hai fatto?"
Io:"eh.. l'ho commessa.. come si fa?"
Mire:"a far che.. che hai fatto?"
Io:"Mirella.. le chiavi.. non ce l'ho..(vorrei piangere ma mi vien da ridere)"
Mire:"(ridendo).. si vabbè.. dai ale.."
Io:"giuro.. (e smetto di ridere isterico..)
Mire:".. ah.. e adesso? (girandosi verso la coppia che sta arrivando in cerca di testimoni e spalle sulle quali far forza)
Con una violenza inaudita ci arriva addosso tutta la stanchezza di questi trenta km che il mio orologino insiste nel raccontarci per venti.. maledetto decathlon..
Mi vorrei prostrare ai loro piedi, chiedere la grazia.. la faccia del delse resta paralizzata in una smorfia che ha visto interrompere sicuramente un respiro, ma non sembra questo che lo fa patire, si vede che spera in un coup de théatre.. capisce che non scherzo e la Veronica mi redarguisce acuta con un "io, il ritorno a piedi non lo faccio manco morta"
Ok.. ho condiviso la notizia.. adesso devo trovare la soluzione... metto le ali e arrivo alla locanda dell'orso senza probabilmente toccare terra.. le loro voci le sento diminuire gradualmente.. il taxi fino a San Gimignano ci costerebbe quanto un passaggio ponte per gli Stati Uniti d'America, il primo treno per Poggibonsi è alle 20 e non ci basterebbe.. la Corriera la domenica passa da qui solo a distanza di migliaia di ore una dall'altra..  
Sono mortificato... per un attimo penso all'autostop.. scarto altre cento probabilità.. capisco il disagio che creo ma vedo che i tre che mi circondano fanno a gara per togliermi di dosso sensi di colpa e bicchieri mezzi vuoti.. li apprezzo, ma il nero si è impossessato di me.. 
Sono quasi le una e mezzo di notte, semisdraiato su un letto dopo una buona cena e una miglior doccia.. i piedi sono meravigliosamente in forma.. le gambe idem... solo qualche doloretto come deve essere.. a volte la vita ti riserva soluzioni immediate che ti cancellano tutto quel nero come una spugna su un vetro.. da chi non si pone il problema di prendere la macchina e venirti a salvare la vita senza star li a contare km e tempo.. è vero, è un dare e avere.. ma non smetterò mai di pensare che non è mai scontato, anche se poi ai fatti è sempre così... basta alzare la mano.. quando le piccole deviazioni del pianificato finiscono per lasciarti la bocca meglio del dolce a fine pranzo, beh, adesso posso sorridere pensando a quel fotogramma che vedeva cascar le chiavi nel portaoggetti della Musa del prof, e io ebete di prima mattina che mi dicevo anche ".. sennò le perdo mentre cammino"

lunedì 8 giugno 2015

l'antica via degli etruschi, Prato-Boccadirio

Quando Sergio mi propose la notturna di inizio giugno faceva freddo, probabilmente pioveva, era un pensiero lontano, era fine inverno e all'estate veramente non ci pensavo, ma come sempre mi son ritrovato a comprare la frontale poche ore prima della partenza girellando per le corsie di Decathlon  con la classica euforia adolescente, quella alla Bruno Sacchi per intendersi, entri per una biro e esci con mezza cartoleria, mappamondo retroilluminato compreso.
Riesco a non arrivare in orario e questo mi fa sentire ancora me stesso, dobbiamo essere a Prato per le 2030-20e45.. e in quel quarto d'ora, quel pressappoco, più o meno, gente come me ci si crogiola, ne approfitta.. ne gode proprio, loro non lo sanno o fanno finta di non saperlo per potersi risentire, sciocchi.. Arriviamo dopo qualche conato di vomito, la Mirellina guida la Swift come Vettel la Ferrari ma Sergino non ha la stoffa del buon navigatore e le curve diventano improvvide derapate..
Son curioso, non sto nella pelle.. curioso di vedere gli altri, gli equipaggiamenti, chi avrà i bastoncini che il prof ha fatto diventare finalmente una coppia, che scarpe indosseranno, mi aspetto quattordici supereroi pronti a tutto.. mi ritrovo davanti tutt'altro e questo mi rilassa, qualcuno già si conosce, i bastoncini non mancano praticamente a nessuno tranne che a me, questo li rende tutti molto più preparati e professionali del sottoscritto, ma dimostrerò di non averne bisogno.. ci fermiamo giusto per una breve presentazione del percorso, Marco, la nostra guida, ha il giusto profilo per apparire preparato, coinvolgente e affidabile.
Si parte che son le 2130, l'antica via degli etruschi diventata poi percorso per un pellegrinaggio fino al Santuario di Boccadirio, nostra destinazione, 35km di natura che le suore un tempo affrontavano senza Salomon ai piedi, ne pantaloncini tecnici.. figuriamoci i bastoncini da nordic.. due cimose ai piedi e via andare.. neanche il tempo di gustarsi la brezza che ci accompagna e Franchino lancia la volata.. spesso richiamato in gruppo finirà per esser relegato in coda a chiuderlo sperando che il passo medio di quattordici pellegrini ne rallenti la voglia di andarsene in fuga.. mezz'ora e due cinghiali ci danno il benvenuto nel bosco, attenuiamo le frontali e aspettiamo che il silenzio riprenda spazio..
Prima sosta, il gruppo rifiata, la Veronica macina parole su parole, cominciamo a scambiarci battute e prime impressioni.. Io parlotto sottovoce col prof, Marco ci guarda e ci fa:".. quindi voi due avete davvero intenzione di fare il cammino quest'estate?"
Io mi giro verso il prof e sorridendo rispondo di rimando a Marco:".. intenzione.., abbiam già fissato il volo, si parte a metà luglio.. è certo che lo facciamo" da adesso in poi noi due, in due, saremo il gruppo Santiago.. come nel canottaggio, un 2 con.. la Mirellina.
Cerco di mantenere il passo dei primi, non per sfida, ma per ascoltare i racconti, le esperienze che Marco con gli altri che guidano il gruppo si scambiano, imparo così che questi 35km li avremmo potuti affrontare anche senza cibo... sarebbero sufficienti 5000 calorie, un kg di grasso.. che tutti avremo in meno l'indomani mattina, e adesso so anche che la temperatura minima si raggiunge un'ora prima dell'alba.. lo so, non mi cambiano la vita, ma ogni singola parola che esce e mi arriva, riempie.. la sento bene dentro, son comunque le esperienze quelle che mi restano di più a giro per la testa, gli aneddoti, le uscite precedenti, c'è chi ha già fatto una parte del cammino, chi il passatore, chi questa fantomatica Piazza a Piazza.. le mie gambe rispondono bene, mi piace esserci..
In un paio d'ore passiamo da Prato a Monte Maggiore, 900 e passa metri di dislivello che si sentono, non fanno selezione, ma è il tratto più duro che affronteremo.. ci fermiamo per una decina di minuti nei pressi della croce con una mandrietta di cavalli belli liberi che ci sguardano da lontano.. Prato dorme laggiù a valle, i moscerini sembrano impazzire per le nostre frontali e il buio oramai ci avvolge..
Proseguiamo sul crinale che vede Schignano in basso sulla sinistra, ci infiliamo nuovamente nel bosco e cominciamo una breve discesa che, ho imparato anche questo, nove volte su dieci porta a una pettatina incredibile.. Franchino l'annusa da prima e strappa il gruppo finendo per sparire oltre i nostri occhi...
Marco e altri due richiamano la lepre cazziandolo in modalità padri di famiglia.. il gruppo viaggia in gruppo, non si accettano eroi solitari.. Franchino sembra capire e d'ora in poi non farà altro che allungare e indietreggiare, un elastico a tenere unito il gruppo dalla testa al culo, ma si vede che soffre..
Il tracciato si allarga.. noi facciamo lo stesso, pettiniamo il percorso e ripenso a quei soldati che durante la prima guerra mondiale marciavano senza confini per poi farsi ammazzare... altro che suore.. altro che Cai, comincia un interminabile saliscendi, i moscerini hanno sempre la meglio, par d'essere in una scena di "tutta colpa del paradiso" quando Francesco smanacca mezz'ora lottando inutilmente con una mosca, preferisco spesso spegnere la frontale per evitar di mangiare volate intere di moscerini che continuano a bussare insistenti sulle mie gote.. i miei polmoni mi fanno gioire... non ansimo, ne fatico.. le gambe reggono.. è un check continuo.. soddisfacente.
Ogni tanto rincrocio il prof che ancora non maneggia con destrezza i propri bastoncini finendo per infilarmeli un paio di volte tra le gambe e quando non lo fa glieli pesto io da dietro, ci accordiamo per mantenere una distanza di sicurezza di almeno due o tre metri, ne va dei bastoncini e delle mie gambe.
Sulla destra intanto ci accompagna fiera una bellissima luna rossa in alto e la diga di bilancino in basso, alle 240 si intravedono tre luci in croce sulla sinistra, Montecuccoli.. punto ristoro.. non vedo l'ora di esserci, non foss'altro per i panini e il farro che ci siam portati dietro, non lo penso neanche che parte una sequela infinita di campanacci.. un gregge che si porta dietro un bel maremmano incazzato a dovere che si avvicina nel buio facendosi largo a ringhiate da film che Cujo di Stephen King pare un cucciolino e non promette certo una festa.. mi faccio prestare un bastoncino dal prof in attesa che spunti la belva crudele.. se devo morire lo farò lottando.. non si capisce se c'è un recinto, se è legato.. domande inutili, ci risponde lui appena dieci metri da noi.. libero come Celeste Pin, ma meno sorridente. Ci prepariamo alla battaglia, quindici contro uno.. "restiamo uniti, non spingete" e mentre ci ritroviamo in coda pigiati e sereni come in una casa dell'orrore alle giostre il maremmano accenna uno scatto e alla mia destra gli risponde un urlo che neanche i Maori alla fine della Haka.. un secondo interminabile di silenzio, il maremmano smette di abbaiare e si ferma, indietreggia impaurito, non si sente ma tutti esclamiamo un oooohhh liberatorio, che ricorda tanto la soddisfazione mesta dopo i goal di Gomez, accompagnato da risatine e battutine isteriche da chi ha appena visto la morte in faccia.. il maremmano torna finalmente sui suoi passi ricoperto da insulti totalmente gratuiti colpevole di averci fatto veramente cacare addosso.
Si arriva a Montecuccoli, le tre luci in croce corrispondo a tre case tre di cui una adibita a circolo Mcl,
apparecchiamo, volano le scarpe e ceniamo che son le quattro di notte, qualcuno tenta la dormitina ristoratrice, mezz'ora e si riparte.. un centinaio di metri di asfalto e ci inoltriamo nuovamente nel bosco con una salitina che risulta perfetta post cena, si digerisce o si muore.
Si prosegue con l'obbiettivo di arrivare ai prati de le Soda che albeggia, spengiamo le frontali e il sole comincia a colorare il cielo sulla nostra destra.. alle 455 fa giorno ed è una strana sensazione.. da quasi fastidio, ma ci si abitua subito.. ci fermiamo ad un cancello aperto, mi bevo la seconda dose di Polase e ripartiamo alla volta di una pietraia, una simpatica salita che ci porta all'incrocio col sentiero della Linea Gotica... attraversiamo l'asfalto e ci buttiamo verso un'abetaia che sembra interminabile.. ogni volta che par d'esser arrivati è Marco che ci smonta indicandoci un punto lontanissimo dal quale poi mancheranno se va bene altre due ore di cammino.. cominciano a farsi sentire i primi dolorini, la schiena la lascerei volentieri a qualcun altro, i piedi mugugnano e mi immagino vesciche ogni dove.. il prof dal canto suo non gestisce più la parola, ma neanche i bastoncini che si muovono come avessero vita propria, lo guardo, un sambodromo... la Mirellina pare infaticabile.. mormora qualcosa che ce la rende sveglia.. di Franchino più nessuna traccia.. mi ritrovo un bastoncino del prof tra le mani, tentatore mi faccio pregare una volta e lo provo.
Quando Marco comincia a dire manca poco si intuisce che è solo un tentativo psicologico di tirarsi dietro tutto il gruppo.. la salita detta "stanca l'asino" parla da sola.. ripenso alle sorelle con le cimose ai piedi e ai moccoli che inevitabilmente volavano.. era un pellegrinaggio d'accordo, adesso però sta prendendo l'aria della passione.
Aumentano le soste, la Veronica pare appannata e cominciamo a passarci il suo zaino per non perderla del tutto.. io d'altro canto comincio a non sopportare più le soste, finiscono per spezzarmi un ritmo che ho guadagnato.. in parole povere se mi fermo non riparto, sia chiaro.
Siamo indietro di un'ora.. ci ritroviamo in un tratto che faticheremo a superare per colpa del fango, che da solo ha ridotto il percorso a un fiume impraticabile. Riusciamo a liberarcene e ci fermiamo nuovamente in uno slargo. In tre superano il gruppo e tentano la fuga, guardo Marco e gli chiedo il permesso di continuare.. mi lascio un po di persone indietro e comincio a camminare a passo sostenuto verso l'asfalto dove abbiamo appuntamento col resto del gruppo. Sento che altri due o tre mi seguono, non mi volto e mantengo il passo.. detto l'andatura, l'acido lattico oramai si è impadronito di me, non sento però più niente se non la voglia di arrivare, intravedo lassù in alto la fine del tracciato e l'inizio dell'asfalto, i due che mi seguono accennano uno scatto che mi lancia una sfida, parto pure io e cominciamo a ridere tutti e tre.. arrivo per primo su un traguardo immaginario e mi volto alzando le mani al cielo neanche Abebe Bikila nel '60 a Roma, ci fermiamo a recuperar fiato insieme ridendo per la strappatina degli ultimi venti metri... dopo dodici ore di cammino.. sono felice..
Ripartiamo col gruppo lasciando però che Veronica raggiunga il Santuario in auto prima di rientrare nel sentiero che ci ricongiungerà con lei... è una discesa unica e infinita.. per la testa e per i piedi.. sulla destra laggiù in fondo l'A1 a rompere gli equilibri di un paesaggio stupendo.
Manca veramente poco.. sbagliamo viottolino e infiliamo in casa di qualcuno che ci spiega gentilmente che la stanchezza ha avuto la meglio pure sulla testa, ripercorriamo in salita diverse centinaia di metri, Marco sembra spiritato.. si sente in colpa per l'errore e ci precede con un passo incredibile, di nuovo asfalto e finalmente la curva giusta, le campane mi aprono un sorriso stanco ma pieno, il Santuario appare nitidamente... siamo arrivati.
Ho paura a mettermi a sedere, ma ho promesso un po di sollievo ai miei piedi.. li immergo sotto un getto d'acqua talmente gelida da farmi male.. le facce del prof e della Mirellina all'arrivo pochi istanti dopo di me vengono immortalate da alcuni scatti che Marco ci regala, i bambini la mattina di natale son più seri..
Torniamo alla civiltà grazie a un passaggio made in casa Del Sesto, non riesco a tener gli occhi aperti e mi abbandono a me stesso contento di questa strana nottata, quattordici ore per arrivare a Roncobilaccio.. tanta tantissima fatica, ma ne è valsa la pena.. adesso posso andare a chiudere bottega felice.. Santiago non è mai stata così vicina..

martedì 2 giugno 2015

Gambassi-San Gimignano, la Mirellina, un Delse gagliardo e il suo bastoncino da nordic

Decidiamo di festeggiare la Repubblica in Francigena.. ci restano oramai due tappe per chiudere il cerchio toscano.. i quindici km da Gambassi a San Gimignano e i successivi 30 fino a Monteriggioni..
Trenitalia ci lavora contro e le storiche corriere sembrano essersi dimenticate di questa parte di mondo, toccherebbe cambiare mille volte e l'andata e il ritorno raddoppierebbero il tempo trascorso a camminare..
Decidiamo che la prima è troppo breve.. si pensa di allungarla partendo da Castelfiorentino, servita dalle ferrovie, poi cambiamo.. si parte da San Gimignano.. si raggiunge con.. cosa? niente da fare.. la testa del pellegrino ci incatena in compartimenti stagni.. il lento incedere non prende più in considerazione mezzi a motore, troppo moderni, troppo veloci per chi ha rallentato il proprio ritmo a quello delle proprie gambe..
L'illuminazione arriva mentre sono in pausa pranzo, coadiuvato da un paio di personaggi sufficientemente più pratici di me arrivo a dama rigiocando un rompicapo di vecchia memoria, basta saper spostare le pecore di là dal fiume senza lasciarle con i lupi.. un paio di viaggi studiati a tavolino e il giochino è fatto.
Partiamo alle 730, puntuali, Sergino si presenta con la Mirellina, amica d'infanzia, che ritroveremo anche venerdì per la notturna che ci porterà a Boccadirio. Fatte le dovute e sbrigative presentazioni, divisi dai due sportelli delle auto, partiamo con le due macchine alla volta di San Gimignano, nostro arrivo di giornata, lasciamo la 307 e risaliamo fino a Gambassi, parcheggiata la macchina del prof daremo il via al tracciato della Francigena che ci vedrà arrivare nuovamente a San Gimignano, da li con la 307 ritorneremo su a Gambassi a riprendere la macchina del prof per tornare a Firenze.
Pare complesso, ma è più facile a farsi che a raccontare..
Il Delse sfoggia per l'occasione l'ultimo acquisto, un bastoncino, uno, da nordic tanto bistrattato nell'ultima uscita che è riuscito invece a far breccia nel cuore e soprattutto nelle gambe del prof manco fosse una bella donna..
La Mirellina, dotata di doppio nordic mantiene un buon passo nonostante Sergino oggi non si tenga proprio..
Pronti, via e la sfida è già lanciata, una coppia di pellegrini ci precede ed è solo la prima di una serie che stavolta incontreremo sul cammino, numerosi anche i pazzi che si scapicollano sulle due ruote a pedali, sono i primi a salutare e a noi non rimane che rispondere da buoni viandanti del secondo millennio.
I continui saliscendi o pettatine come dir si voglia rendono la tappa impegnativa nonostante i km da affrontare non siano poi così tanti, il prof, gagliardo e orgoglioso del doping tecnologico che lo supporta ad ogni passo, sembra non temere rivali e spesso sceglie la fuga trascinandosi dietro me e la Mirellina mantenendo di fatto un ritmo sostenuto..
Siamo concordi col prof che la prima lontanissima tappa che ci vide nongiovani esordienti della francigena mesi orsono risulta sempre di più la peggiore in quanto a paesaggi e indicazioni, nel tracciato di oggi incontriamo il santuario di Pancole prima, con tanto di presepe stabile, il monastero di Bose poi, veri luoghi del silenzio incantevolmente nascosti lungo il percorso che ci aprono panorami da cartolina, il tutto intervallato da piccoli borghetti caratteristici che finiscono per farcela battezzare come la tappa che si guadagna il podio assieme alla precedente, vedremo la prossima, che le guide dichiarano la più impegnativa, ma anche la più bella del tratto toscano.
Solo l'ultimo pezzo che ci vede in arrivo a San Gimignano è sull'asfalto, il traffico sostenuto in questa domenicadimartedì non aiuta, ma passar la porta zaino in spalla in una città come questa ha il suo fascino e ci fa assaporare il gusto dell'impresa rendendoci eroi per un giorno nonostante il contapassi si prenda nuovamente gioco di noi regalandoci distanze da asilo.
Banchettiamo in un parco dentro le mura, la fanciulla ci umilia con del farro, olive e pomodorini che non riusciamo a ignorare, le nostre baguettes han dimenticato la fragranza negli zaini nonostante il miglior prosciutto arrosto su piazza, non c'è gara.. la Mirellina mette il carico estraendo una stecca di cioccolato e nocciole che vanifica di fatto ogni fioretto da salutista che il Delse aveva speso lungo tutto il tragitto, chiudiamo la giornata con giretto turistico, caffè e ammazza caffè a far da ciliegina, non sarà come la birra di Castello o ancora meglio come quella di Gavena, ma non potevamo interrompere quello che è diventato un must inevitabile per poter fotografare a modo nostro queste giornate destinate a renderci sempre più devoti al buon Sigerico.