... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 25 maggio 2015

Il Monteferrato, defaticamento coi Flanders

Passo a prendere il prof che son quasi le 9:30, la francigena questa domenica la mettiamo da parte, ci aspetta una sgambatina di defaticamento, di quelle belline dammorire... ma leggere, ci prefissiamo il rientro per il pranzo, un'oretta scarsa di salita e altrettanto di discesa, senza zaini e così sarà.
Cominciamo la salita al Monteferrato che battono da poco le dieci, senza zavorra si vola, ma la pettata e il dislivello non aiutano grandi chiacchierate.
Sul percorso incrociamo e scrociamo gruppetti di anzianotti rigorosamente muniti di bastoncini da nordic walking.. tutti salutano al passaggio e noi ricambiamo prontamente.. spesso mi perdo nell'immaginarmi tra vent'anni.. col bastoncino da nordic, mentre saluterò giovani e pseudo giovani aitanti come noi oggi che ignari del mio passato da pellegrino se la sghignazzeranno dandosi di gomito per il mio abbigliamento probabilmente fuori moda e il respiro accennatamente corto e affannato.. ma probabilmente tra vent'anni sarò meno ostinato di questi che salutano, camminano, passano e continuano a chiacchierare e trascinerò le mie domeniche all'interno delle gallerie commerciali, se esisteranno ancora.. ma in realtà, a pensarci su bene, ci sono altre mille possibilità.. anche restarmene ore a guardare il lento avanzamento dei lavori per la tramvia non sarebbe male.. considerando gli sviluppi attuali saremo ancora a inaugurare i "quinti" cento metri di binari che curva su curva permetteranno di arrivare ovunque a Firenze scansando scavi antichissimi che impensabilmente affiorano dal sottosuolo fiorentino.. la panchina in piazza a leggere circondato dai piccioni spero di evitarmela, la Fiorentina giocherà sempre alle 15, quindi il problema sarà riempire solo le ore mattutine.. 
Arriviamo in vetta, poco più di quattrocento metri sul livello del mare e il battito cardiaco riprende pian pianino il suo incedere regolare.. il paonazzo lascia il posto al rosa e la vista, nonostante Montemurlo non sia Los Angeles, ci lascia perdere beatamente tra i rondoni che volano rasi a quest'altezze..
Abbozziamo un leggero stretching, giusto per darci tono, e si avvicina al belvedere una coppia che si rivelerà essere fonte di innumerevoli sketchettini..
Il padre, un omino di mezza età che potrebbe anche essere la nostra, ma noi, Cristo, la portiamo decisamente meglio e il figlio, tale Riccardino, a più riprese appellato con un nomignolo dettato da chissà quali velleità il padre abbia visto nell'erede.. 
La coppia perfetta nella quale Piero Angela, ma non solo lui, avrebbe riconosciuto d'acchito senza troppi problemi i cromosomi che il padre ha passato senza però trasformazione ne evoluzione al pargolo.. 
Un clone.. in tutto e per tutto.. la cadenza nel parlato, tipica dei prelati d'un tempo, del padre la si poteva ritrovare in molte delle espressioni del piccolo quarantenne racchiuso nel corpo d'un neanche decenne..
Guardi l'uomo e ti immagini la donna che sta al suo fianco.. al peggio non c'è mai fine, il selfie che i due impavidi "Eugene" senza brillantina di Montemurlo, formato presente e futuro, che avrebbe dovuto sincerare la madre dell'avvenuta conquista della vetta vedeva Riccardino munito di binocolo che rimirava il panorama con una serie interminata di wow e il padre che fiero di se stesso spiegava al piccolo futuro serial killer il significato della parola confine e il posizionamento corretto del bastoncino da nordic, pena serie punizioni degne della signorina Rottermeier..
Il prof, che di nanetti se ne intende e se li vede crescere sotto gli occhi quotidianamente, tirandoseli su a bocconcini di francese, esprime il suo disappunto trattenendosi a più riprese per non offendere troppo madre natura.. 
Decidiamo di lasciare la vetta e Riccardino col padre per evitare di sentir frasi imperative come: "non correre sennò sudi", "stai composto" e "ricordati di tenere giù i gomiti mentre mangi", riprendiamo il cammino nel senso opposto cercando di immaginarci scenari differenti di vita familiare all'interno della cameretta di Riccardino.. sperando vivamente per lui che riesca a liberarsi quanto prima del ruolo che ad oggi gli sembra purtroppo cucito sartorialmente addosso dal padre, indubbiamente, ma anche molto probabilmente dalla madre, complice.
Salutiamo nell'ordine un ciclista, altri due anzianotti e una coppia di giovanissimi, lui duro e impossibile, munito di ciuffo a schiaffo, magliettina bianca e sguardo incazzoso che la sa lunga solo lui, almeno quattro o cinque metri avanti alla sua dolce temporanea metà, una principessina ansimante, truccatissima a matrimonio, capello sciolto e abbigliamento che stava al monferrato come Riccardino probabilmente starà a Rocco Siffredi. Lei mano libere, lui stringeva bene la Louis Vuitton della first lady nella destra e il suo giacchetto rosso nella sinistra.. a noi mancava poco a Villa Fiorelli, a loro due almeno quaranta minuti e batteva quasi il tocco.. al resto basta la fantasia..
La discesa, come diceva un vecchio adagio della mi nonna, è più faticosa della salita, ma da buoni pellegrini, in cerca di un fonte per dissetarci, ce la mangiamo e finiamo per recuperar fiato seduti al tavolo di un barrino antistante il parcheggio.
Nel mentre, eccoti Padre e Clone che arrivano e si perdono tra le auto parcheggiate.. Riccardino sgambetta ancora soddisfatto, il vecchio sembra accusare oltremodo il possibile ritardo al pranzo domenicale.. Ci ingarelliamo col prof nell'indovinare con quale autovettura usciranno i nostri eroi e la vista di un Fiorino di produzione francese ci vede soddisfatti... seconda macchina, da utilizzare solo per brevi scampagnate domenicali, la prima, quella da festa, starà bella lucida nel garage di casa Flanders.. 
Andremo all'inferno, lo so, per questo quadretto poco invidiabile che abbiam dipinto, ma lo faremo camminando, senza bastoncini da nordic.. noi.. à la prochaine étape mes amis

domenica 17 maggio 2015

San Miniato-Gambassi, le fan, il sole africano e il birrino col gobbo

Tornare sul luogo del delitto a distanza di quindici giorni è parsa la più normale delle uscite.. l'idea di poter ricucire il primo tratto che ci portò a Siena, affrontato a gennaio, al secondo tracciato, che abbiamo invece percorso successivamente era ed è tuttora la spinta più forte... con questa domenica siamo a tre, mancano quegli spiccioli di km che portano da Gambassi a San Gimignano e il tappone da trenta che ci farà chiudere sto cerchio strano con Monteriggioni, nostro primo blocco di partenza mesi fa.
Nessuno però aveva fatto i conti con l'oste, anzi le ostesse...
E' palese che i contorni del terzetto cerretese siano oramai chiari.. da sole appaiono graziose, timide, indifese addirittura.. in branco imprevedibili fucine di attentati all'altrui equilibrio mentale..
L'accoglienza alla stazione che ci avrebbe visto partire in modalità pellegrini mancava solo di banda musicale e sindaco.. la presa di culo amabilmente riportata sullo striscioncino ha visto però contrapporsi una colazione che da Giorgio ancora se la sognano..
Sull'onda euforica abbiamo aggredito la pettatina di San Miniato e lo abbiamo salutato in meno di mezz'ora.. il paesaggio che ci si parava davanti va detto, c'innamora.. colline che si rincorrono senza soluzione di continuità colorate da un verde che riempie occhi purtroppo avvezzi solo al grigio e alle sue cinquanta sfumature cittadine, pettinati da un buon vento che finiva talvolta per sospingerci abbiamo lasciato un'altra Calenzano, che ha rischiato di vederci sbarellare psicologicamente, per arrivare ai fatidici diecimila o giù di li che rappresentano oramai la nostra intertappa.
L'area di sosta dedicata al viandante, posizionata ai piedi di una Pieve romanica nei pressi di Coiano, c'ha ospitato quasi per un'ora.. i tempi delle soste vanno ridimensionati ma il pranzettino delicatamente preparato dal Prof che non si è risparmiato ne in fantasia ne in quantità, c'ha visto ripartire di buona lena nonostante il solleone che alla lunga ci avrebbe poi però provato.
I continui saliscendi c'han fatto rimangiare la brillante spocchiosità con cui avevamo battezzato questa "tappetta da prendere di tacco.. vuoi che siano 23 chilometrini..". Abbiamo così ceduto alla curiosità bambinesca e presi dalla necessità di metter le ali abbiamo tracannato d'un fiato il sacco merenda gentilmente offertoci dalle tre fanciulle cerretesi.
Anche stavolta pochissime le sfide trovate sul percorso, un paio di ragazzi, muniti però di scooter ad un certo incrocio, e un paio di anzianotti che parevano reggersi a malapena sui bastoni che ticchettavano fastidiosamente sul selciato.. Il prof in evidente difficoltà per le temperature africane che il sole ci faceva percepire ha abbozzato un solo sprintino a 5 km da Gambassi una volta scoperto che insieme a un tabernacolo avremmo trovato una fontanina..
Ai tre km dall'arrivo ho contattato un buonuomo del luogo oltrechè collega, David, che fa dell'esser gobbo il suo unico neo. Due minuti e ci spunta alle spalle lungo la statale per Gambassi, da buon cicerone c'ha deliziato con un rapidissimo tour della zona e infine scaricati in piazza a Castelfiorentino. Ovviamente la tappa da 23km è divenuta per strane magie ancora sconosciute di soli 19km, il contapassi made in Decathlon ancora non me la racconta giusta.. Ci siamo ritrovati ad aspettare il treno con David che se n'è andato solo dopo averci offerto la birretta di fine giornata, divenuta oramai rito imprescindibile per mettere il punto e appendere gli scarponcini al chiodo, almeno fino alla prossima tappa..
Ce ne torniamo a casa contenti, soddisfatti delle reazioni fisiche che stanno mano a mano assicurandoci un decente Cammino in terra di Spagna, bruciati dal sole senza aver potuto evitare mezze maniche oramai tatuate fino alla prossima tappa e convinti che tutto quel che ci sta succedendo non avrebbe avuto modo di capitarci se non avessimo insistito tanto sul primo passo, il più faticoso, che si rimanda spesso, quello che da sempre però il via a tutto.. che sia scrivere, insegnare, raccontare o vivere nuove meravigliose esperienze...

lunedì 4 maggio 2015

Altopascio-San Miniato, Doriano, Sant'Andrea e la strappata finale

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare... 
Il primo maggio era un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela scappare e la partenza per Madrid sta galoppando verso di noi a falcate mai viste.. il nostro test-match di primavera era deciso: Altopascio-San Miniato, altro pezzettino di Francigena.. un tracciato che varia dai 25 ai 29 km, dipende dal sito internet che uno preferisce.. la distanza da percorrere rappresenta un valido confronto con la media che dovremo tenere a luglio quanto meno per non perdere il volo di ritorno, abbiam deciso così di riempire i nostri zaini come se non ci fosse un domani per rendere ancora più realistica la giornata del pellegrino pur sempre in modalità allenamento.
Sergino, forte dei tre giorni liberi, propone un'alzataccia che ci porterebbe alla stazione di Prato per le 8:31.. accetto per puro spirito di partecipazione, ma la mente viaggia già alla mattinata del sabato quando pur di esaudire le voglie del socioconsumatore dovrò presentarmi, con i 38mila passi sulle gambe, non più tardi delle 6..
Arriviamo ad Altopascio appena un'oretta più tardi.. montiamo gli zaini in spalla e ci dirigiamo verso il centro città seguendo diligentemente le indicazioni.. una mezz'oretta e siamo sul tracciato.. il peso pare gestibile, l'idea di avercelo addosso per una quindicina di giorni agisce psicologicamente sulla resistenza di ognuno di noi, il prof deve combattere anche con la fine di un ciclo di antibiotici, debilitato nel fisico ma non nell'animo..
Il percorso, a differenza di quello senese, almeno nella prima parte fino a Fucecchio, è ben evidenziato e la giornatina ogni tanto ci presenta pure qualche raggio di sole.. Il contapassi non sembra in gran forma e ci regala indicazioni poco incoraggianti, diamo la colpa al peso degli zaini e continuiamo duri e puri per il nostro obbiettivo: i diecimila metri rappresentano la nostra sosta.. dopo un primo zigzagare tra le viuzze di alcune località poco fuori Altopascio, dove la taglia dei cani sembra decisa per decreto, ci inoltriamo in un sentiero che generalmente nei nostri ricordi avrebbe per colore, vegetazione e odori, sbocco naturale sul mare, ma la pendenza ci fa immaginare alti nonostante la vegetazione e la forma a gran canyon de noartri non ci permetta grandi visuali.. rientriamo sull'asfalto dopo diversi km, la scoperta di un club privè isolato nel niente più assoluto e un cinghialino morto ammazzato da chissà chi che giaceva nel fossetto laterale del sentiero.. siamo gli unici che calpestano questo tracciato di francigena nonostante il festivo incollato a un weekend e un tempo non propriamente da primo bagno al mare, il primo essere umano che incontriamo è una signora di una certa età, munita di borsetta, audacemente truccata, adagiata su una sediolina da campeggio a bordo strada con la stessa compostezza che solo Monet potrebbe sul suo divano, Sergino saluta educatamente inaugurando così una garetta internos con tanto di scommessuole su quanti saluti potranno attrarre due pseudo pellegrini zainomuniti.
Alle tredici precise molliamo il colpo, all'ingresso di una boscaglia, che si rivelerà poi esser lunga solo qualche centinaio di metri, ci accasciamo letteralmente a terra, volano le scarpe e i panini handmade non toccano neanche terra.. durante la mezz'oretta di recupero, mentre il prof si barcamena in movimenti da otaria spiaggiata fingendo stiramenti e allungamenti sconosciuti, ci supera un gruppetto di anzianotti nei quali spicca per abbigliamento e mole un sudatissimo cinquantenne che rasenta i cento kg, destinato a far da inconsapevole sparring partner sul finale di giornata.
Ci corre l'obbligo di mantenere un carteggio mediatico col gruppetto di delinquenti con i quali abbiamo affrontato l'ultimo Oktoberfest, il Merca ci fa sapere che il suo zaino per i ventun giorni di Marocco qualche estate fa rasentava i trentadue kg.. i nostri 8 faticosamente trascinati fino a li d'acchito ci deprimono, poi però in un momento di lucidità evidenziamo la sottile differenza tra capacità e peso... Ripartiamo non senza qualche difficoltà nel riprendere la posizione da homo Erectus, superiamo gli anzianotti fermi in un ristoro di classe superiore e ci indirizziamo verso Ponte a Cappiano alla ricerca di un caffè, degna chiusura di un pranzettino che scorderemo velocemente.
In Piazza Donnini ci facciamo spazio tra due tavoli sui quali si combattono accese partite a carte e accoppiamo il caffè a un gelatino che sa tanto di premio nonostante la bandiera a scacchi sia ancora ben lontana. Chiediamo lumi alla generosa barista oltre il bancone che si accende all'istante intavolando indicazioni da manuale per il proseguo della Francigena, strizzandoci l'occhio con un'alternativa che oltre il ponte mediceo ci avrebbe fatto risparmiare ben 4km..
Passato il ponte svoltiamo però lungo l'argine del fiume e di comune accordo preferiamo seguire le orme di Sigerico alle scorciatoie della barista.. un paio di volte recupero il Delse mentre se ne va oltre tracciato e riusciamo ad arrivare a Fucecchio nonostante la scalinata di ghibellina memoria..
Girelliamo per il centro storico alla ricerca di un bar e finiamo per infilarci nel portone di un palazzo antico.. oltre una porta a vetri si apre ai nostri occhi un bancone con tutto l'occorrente per dissentarci... a servirci tale Doriano, contradaiolo volontario della nobile Contrada di Sant'Andrea, la più forte, a detta sua, delle dodici che parteciperanno al palio del 24 maggio prossimo.. la mezz'ora dopo ci vede alunni interessati di un percorso guidato nei sotterranei della sede storica, con racconti più o meno romanzati che il buon Doriano ci regala tronfio e oroglioso della propria Contrada.. chiudiamo il giro con l'invito alla bisteccata che organizzeranno pre palio e la promessa che non esisterà d'ora in poi altra contrada per nessuno di noi due.. Uscendo incrociamo nuovamente il gruppetto di anzianotti... Sergino non ci vede più e si ingarella mentalmente con loro al grido:"San Miniato o morte.. mai secondo a loro".. mi trascina in una strappata senza logica verso il traguardo guidandomi e usandomi ora come navigatore, ora come spia della loro posizione.. offendendomi ad ogni mio tentativo mosso a rallentarlo.. aumentiamo il passo per tenere a distanza i neoincosapevoli nemici, diventa una sfida con noi stessi che ci ammazza piano piano, arriviamo finalmente a San Miniato Basso alle 17 in punto nonostante qualche cenno di crollo da parte della lepre proprio a poche centinaia di metri dall'arrivo, tagliamo fieri un traguardo immaginato solamente da noi stessi, sfiniti ma eroici..
Il treno partirà solo dopo due ore, il contapassi, alla faccia delle varie guide ci timbra la tappa con appena diciannove km... sdubbiamo parecchio, ma scopriremo solo due giorni più tardi che avevo impostato il passo con la falcata di un bambino, aggiustando le misure ci regaliamo finalmente i 27km tanto sudati.. abbiamo atteso il treno passando le due ore ospiti a Gavena, ridente località a pochi km da San Miniato, sorseggiando in ottima compagnia una buona birra artigianale.. buon finale di una giornata che ha segnato la fine delle passeggiatine e dato il via alla stagione dei pellegrini...