... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

mercoledì 29 luglio 2015

Santiago-Bergamo

Ore 245... par d'avere una birreria ai piedi del letto.. E' un brusio continuo, mi entra nelle orecchie e mi bussa.. finisce per svegliarmi, resisto forse una decina di minuti poi mi affaccio parandomi la luce del lampione che rischia di abbronzarmi più del sole, ma non riesco a capir da dove arriva.. destra, sinistra.. la stradina lungo le mura è desolatamente ma ovviamente deserta.. ritiro dentro la testa e provo a chiudere la finestra, inutile.. ci vorrebbero i doppi vetri.. il sottofondo resta intatto, diminuisce l'intensità per ricominciare compatto quando vuole.. è un'orchestra che non smette mai totalmente di suonare, tra un quarto d'ora Daniella si alzerà per andare all'aeroporto.. le scrivo due righe, un messaggino di saluto.. mi piace pensare che le arriveranno appena sveglia, il saluto di ieri sera alla fine si è limitato ad una buonanotte secca, non rende merito ai giorni passati insieme, ma la 3 mi nega le ultime briciole di collegamento.. spengo il cellulare e rimando il tutto alla prima wifi disponibile.
tre e 25, oramai gli occhi e la testa sono a giorno, proprio adesso che finalmente l'estate sembra spenta la fuori, solo qualche cantatina isolata.. breve, il gruppo sembra essersi sciolto.. la fantomatica birreria invisibile deve aver chiuso grazie a San Giacomo..
Ore 4, provo a chiudere gli occhi.. vorrei dormire le restanti 5 ore, il guerriero accanto a me dorme felice dopo la battaglia vinta ieri sera e me lo fa capire con una buona e costante interpretazione.. prendere sonno stanotte sembra un'impresa impossibile.
Ore 8e30.. suona la sveglia, è un pò il nostro primo vero giorno di ferie.. cazzeggiamo a letto fino alle nove.. dobbiamo lasciare l'appartamento per le undici, ma la signora del piano di sopra ci terrà gli zaini fino a quando ne avremo bisogno.
Scendiamo in strada in cerca di un barrettino.. è una sensazione strana, nessuno zaino stamani, nessun calcolo.. nessuna cartina.. decido di non mettere gli scarponcini, saranno le infradito a calpestare il suolo italiano.. per i miei scarponcini le ferie finiscono qui..
Ci sediamo e ci ritroviamo davanti la solita colazione degli ultimi quindici giorni.. pane tostato, formaggio fuso e succo di frutta.. sento una piccola agitazione addosso.. alle undici e trenta ho appuntamento col tatuatore e il tempo che manca sembra non passare mai..
Finalmente le undici e un quarto, ci diamo appuntamento di li a un paio d'ore con Sergio e mi presento allo studio con un anticipo che non mi appartiene.. la tipa di ieri sera mi fa firmare i soliti modulini per le varie responsabilità che saranno ovviamente soltanto mie.. mi offre un caffè, poi Unai, il basco che mi tatuerà la concha gialla che per quindici giorni ci ha indicato il cammino, mi chiama al Mac per definire meglio colori, misure e posizionamento del disegno..
La preparazione dello studio, l'attenzione di Unai e della sua assistente.. tutto mi rende tranquillo, mi da fiducia.. Unai mi fa leggere le scadenze di ogni inchiostro, mi apre gli aghi davanti agli occhi.. fa di tutto per conquistare la mia fiducia e ce la fa..
Ci vorranno circa tre ore.. in tre mi controllano la precisione e il posizionamento del tatuaggio.. mi coinvolgono e decidiamo in un misto italiano-spagnolo che si può dare il via all'opera.
Sono curioso, non ricordo più il dolore che può provocare un ago di un tatuatore.. son passati diversi anni dall'ultimo.. Concordiamo con Unai un paio di parole chiave in caso di bisogno poi mi fa cenno col pollice, io gli rispondo e il ronzio della macchinetta avvia a riempire lo studio.. Eccolo.. come la prima volta, è solo questione di qualche minuto, ci si abitua subito, mi concentro.. rilasso i muscoli e cerco di pensare ad altro, il dolore è sopportabile, ma come le altre volte cerco di indovinare a che punto è del disegno, mi giro a controllare e ovviamente non ci azzecco mai..
Ore 1330, saluto sorridente i miei due nuovi e temporanei amici di Santiago, sono soddisfatto.. raggiungo Sergino alle solite scalinate del Caffè Letterario.. sembra apprezzare anche lui, mi racconta della messa del Pellegrino e mi sfoggia il terzo o quarto braccialetto che ha comprato.. per due motivazioni differenti abbiamo varcato l'ingresso della cattedrale da soli e in due giorni diversi.. Ci rientriamo adesso, dopo aver mangiato un panino.. ci sarebbe da abbracciar l'apostolo, ma la coda è insopportabile.. Salutiamo rispettosamente e facciamo il punto della situazione.. decidiamo di avviare le operazioni per il rimpatrio, ci avviamo verso l'appartamento per recuperare gli zaini e nel frattempo cerco una farmacia per comprare il bepanthenol.. sono tutte chiuse.
Ci affacciamo al ballatoio del piano di sopra, recuperiamo gli zaini e mi ricordo che la tipa dello studio si è raccomandata di utilizzare carta asciugatutto per tamponare il tatuaggio ogni volta che lo dovrò lavare.. me l'ha ripetuto in spagnolo, in inglese e in italiano.. rientro nell'appartamento, apro tutti gli sportelli possibili della cucina.. niente carta.. con lo zaino ancora in spalla risalgo le scale e nel mio splendido spagnolo da prima elementare lo chiedo alla signora che mi assicura lo troverò in cucina.. vorrei dirle che ho già dato una prima occhiata, ma non riesco a tradurre la frase.. la signora è anziana e preferisco riscendere le scale, apro la porta, non entro e la richiudo.. mi affaccio alla tromba delle scale e le scuoto negativamente la testa mentre risalgo le scale.. cerco di farmi invitare in casa sua per indicarle un rotolo di asciugatutto che scommetto anche in Spagna ogni casalinga tiene in cucina.. la Signora traccheggia, mi vede avanzare e finalmente mi fa cenno di seguirla.. mentre le ripeto per la dodicesima volta quello che per me in spagnolo dovrebbe voler dire asciugatutto entriamo in cucina.. il rotolo fa bella mostra di se sulla tavola, glielo indico e lei invece di darmene due strappi mi sorride e mi conferma che giù in cucina lo troverò.. anzi, si fa largo e si avvia da sola verso le scale quindi rientriamo nuovamente, sempre con lo zaino in spalla, nell'appartamento del piano di sotto.. io intanto avevo anche mimato lo strappo, mi ero aiutato col traduttore di google ma niente, imperterrita apre lei tutti gli sportelli che avevo già aperto da solo oramai venti minuti fa.. ultimo sportello, si gira verso di me interrogativa.. io allargo le mani, mi arrendo.. e lei mi fa capire che me ne darà un po del suo.. Che ringrazi ancora l'apostolo l'anziana di Santiago perchè in un altra circostanza non avrei avuto pietà..
Ritorniamo in casa sua.. di nuovo in cucina, mi da tre o quattro strappi del suo asciugatutto e soddisfatti ci salutiamo sorridendo.. a metà scale mi sento richiamare, mi giro verso l'alto e la signora mi chiede:"ma di dove siete voi?".. io:" italiani signora".. Lei:"strano perchè io lo capisco anche bene l'italiano..".. le sorrido, meglio raggiungere Sergino..
Sulla via per la stazione dei pullman sembra impossibile trovare una farmacia.. cerco la croce verde con gli occhi e da destra sentiamo urlare:" italiani!"..
Ci giriamo insieme e vediamo arrivare, sorridentissima, la poetessa piemontese che ci abbraccia e ci bacia come dei vecchi amici.. perplessa ci chiede dove andiamo con gli zaini, ci scambiamo un paio di informazioni del tutto inutili e ci salutiamo nuovamente come se avessimo passato insieme gli ultimi sei mesi.. ce ne andiamo mentre ci urla buen cammino, al che mi viene spontaneo urlarle di rimando:".. mi raccomando, continua a scrivere le poesie!".. un sorriso le riempie la faccia, è fiera di se, s'intuisce dallo sguardo.. la saluto da lontano mentre Sergino mi infama sottovoce..
Trovo una farmacia cinquanta metri prima della stazione dei pullman.. facciamo i biglietti e prendiamo un autobus che in venti minuti ci scarica all'aeroporto.. siamo alle battute finali, mi infilo in bagno e volo via la pellicola dal tatuaggio, lavo bene il tutto e lo proteggo con la crema.. il check in è aperto, dieci minuti e ci ritroviamo incodati con i nostri connazionali diretti a Bergamo.. accanto a noi, discreti e in una perfetta fila indiana altri passeggeri ovviamente di diverse nazionalità attendono il loro turno per Parigi.. la nostra coda assomiglia più a una crocchia.. pigiati l'uno sull'altro come se non ci fossero posti sufficienti, c'è chi spinge il proprio zaino tra le gambe di quello davanti a guadagnar terreno.. chi si ferma in quarta fila come se fosse li prim'ancora che arrivassero le spoglie dell'Apostolo.. siamo una nuvola raggruppata davanti alla hostess della Ryan Air.. noi, italiani, non ce la faremo mai a rispettare neanche le regolette più banali..
Scendiamo dalla navetta e ignorando le indicazioni della compagnia il gruppone ingolfa la prima scaletta... con Sergio deviamo per primi verso l'accesso posteriore e ovviamente ci portiamo dietro un codazzo di pecore, alcune delle quali lanciano una corsa tentando pure il sorpasso.. abbiamo gli ultimi due posti, dopo di noi l'aria.. lo spazio vitale che Ryan Air ci dedica fa ululare il mio ginocchio, tempo poco e a decollo fatto mi sdraio una fila avanti con Sergino a goderci un posto e mezzo a testa.
Raggiungiamo Oro al Serio in poco meno di due ore, Bergamo ultima tappa, siamo arrivati al capolinea, parte la musichina e l'ormai noto applauso che tutto il mondo avionico ci invidia.. niente più ostelli, niente più betadine, scarponcini.. nessuna credenziale, ne timbri e pellegrini.. ci vorranno un paio di giorni buoni per realizzarlo, durante il viaggio per Firenze il dolore al ginocchio diventa insopportabile, la stanchezza raddoppia ogni minuto che passa, ma niente potrà cancellare questa meravigliosa avventura che abbiamo affrontato insieme.
Il Cammino per Santiago ti colpisce forte, fin da subito.. ti entra dentro, ti prova.. e ti regala le emozioni più semplici, quelle a cui siamo sempre meno abituati.. quelle con cui si nasce, quando si è neutri, ingenui e privi di confronti, di malizie e storture oramai degne della società di oggi.. il cammino ti da il tempo, te lo regala a piene mani, ti chiede solo pazienza e voglia di conoscerti, di misurarti.. senza paure, senza maschere.. senza muri ne giudizi.. non ti cambia subito, alimenta un processo graduale, passo dopo passo.. che prende le forme quando pensi di essere arrivato alla fine.. sono piccoli punti, virgole.. accenti e gesti con i quali ti trovi a confrontarti quotidianamente... ti meravigliano, ti colpiscono..  e ti chiedi come hai fatto a ignorarli per così tanto tempo, così tanto che ti sembrano appartenere a qualcun'altro.. ecco le famose quote più normali, ridefinisci la scaletta delle priorità, rivedi i valori.. puoi fare a meno di tante, tantissime cose che prima di Leon quasi risultavano fondamentali.. mi son detto mille volte che non si dovrebbe aver bisogno di un Cammino.. ma se serve te ne rendi conto mano a mano che metti i km nelle gambe.. perchè son km che metti anche nella testa, nel cuore.. intrecci rapporti che diventano in poco tempo probabilmente più profondi di quelli che ti porti dietro da anni.. nascono in una situazione di bisogno, di necessità.. ma non è solo tua, non la vivi a una via.. risalta bene la voglia di condividere ogni aspetto.. non si è gelosi di quel che si ha, si condivide perchè puo essere utile ad altri.. che sia un cerotto o un aulin, un succo di frutta o un panino.. un obbiettivo da raggiungere o un pensiero personale.
Abbiamo incontrato molte persone, tante appena incrociate.. tanti saluti.. mille sorrisi, mille parole.. qualcuna ha diviso con noi passi, tempo e parole.. risate, consigli e silenzio.. c'è chi ci ha innervosito, chi ci ha fatto divertire.. chi ci ha accompagnato, chi ha mangiato con noi, chi ha dormito.. chi ci ha ricercato e chi ci ha salutato per poi ritrovarci.. sono stati importanti anche i momenti più duri, fisicamente e mentalmente.. è stato un buon cammino, resta il rammarico di non averlo potuto far da Saint Jean.. sono contento dei piccoli cambiamenti che sento mi si sono attaccati addosso ma sono anche felice che alcune certezze che mi riempivano bene cuore, testa e giornate son rimaste tali anche dopo Santiago.
Prima di partire c'era anche chi mi consigliava di affrontarlo da solo perchè tanto da solo non sarai mai.. ed è anche vero, sicuramente fare affidamento sulle proprie reazioni emotive, fisiche e mentali e aver quotidianamente da rendere conto ad un altra persona può risultare impegnativo e appesantire oltremodo un percorso che lo è già di suo, io ho avuto la fortuna di prepararmi per alcuni mesi, prima quasi per scherzo poi sempre più seriamente con Sergio.. siamo partiti insieme, spaesati come bimbi ai primi campi scuola.. ci siamo rinfrancati l'un l'altro sui primi passi, ci siamo sicuramente misurati, ci siamo appoggiati nei momenti del bisogno.. abbiamo speso migliaia di parole.. condiviso pensieri, idee e contorcimenti personali.. abbiamo provato a darci delle risposte, tante ce le siamo inventate, tante le stiamo ancora cercando e finiremo per non trovarle come tutti, abbiamo saputo rispettare i silenzi, la voglia di star da soli e la necessità di capirsi sempre senza dovercelo dire.. a pensarci adesso, ci siamo ritrovati a Bergamo un attimo dopo esser partiti da Pisa, diciassette giorni volati via come il vento durante i quali ci siamo indubbiamente conosciuti e legati molto più che in cinque anni di Itt..

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