... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

venerdì 17 luglio 2015

Foncebadon-Ponferrada

Scopriamo che Claudia cammina da una vita, un po' come tutti d'accordo, ma con un ritmo notevolmente superiore.. lo si intuisce dall'organizzazione che si porta dietro e lei comunque non perderà occasione per ricordarcelo, lei e Daniella si son conosciute diversi km prima di Leon, son partite tutte e due dai Pirenei e da li non si son più lasciate, hanno già 500 km sulle gambe.. dimostrano un buon affiatamento e han deciso di incollarsi a noi due.. sarà l'effetto del racconto di ieri sera, a noi la loro scelta non disturba e partiamo alla buon'ora per guadagnare tempo sul prossimo punto tappa.
La Cruz de Hierro ci aspetta tra due km, fuori è buio ed è piacevole il panorama a queste altitudini..
Neanche mezz'ora e la croce ci appare lontana, resto un po' basito, mi ero fatto un'altra idea, ma forse è giusta così.. senza eccedere, conta il significato che ognuno di noi le vuole dare.. Avevo paura di saltarla, di dimenticarmi il sacchettino che un'altra Daniela mi aveva dato in custodia poco prima di partire, mi ero raccomandato a Sergio, fammi da memoria alla Croce, mi raccomando.. ricordamelo.. Mi arrampico verso la base cercando di evitare con cura tutto quello che i pellegrini hanno lasciato prima di noi, qualcuno anche la propria Mountain Bike. Cerco un posticino che mi sembra opportuno e finisco per legare il sacchettino viola al tronco stesso, a metà altezza.. pare proprio il suo posto.
Mi allontano, scendo dalla montagna di sassi che oramai alzano la Croce, lo cerco con gli occhi e sorrido.. una foto, missione compiuta, consegna effettuata. Guadagno la discesa, mi fermo e raccolgo un sasso, lo avvicino nuovamente alla Croce leggendo tra me e me un paio di righe dalla guida, non so se vale, se è così che va fatto, ma mi sentivo di farlo.. si chiama approccio laico con qualche defaillances..
Proseguiamo il cammino conoscendoci l'un l'altro.. è il solito intreccio di parole e modi di dire.. Francese, inglese, Spagnolo e anche un significativo portoghese di origini africane.. e ci tiene a sottolinearlo Claudia..
Pochi Km e comincia la discesa che ci porterà dapprima a 1100 mt, impegnativa e veloce nei passi, la caviglia sinistra apprezza il terreno scosceso, mi saluta in un paio di occasioni e me la ricorderò per i prossimi tre giorni... stoico, continuo a non pensare ai bastoncini da nordic.
El Acebo.. trenta case in tutto e in pietra.. classico paesino di passaggio, sempre in discesa, ci fermiamo a far colazione.. due pesche e libero i piedi sotto la fonte, si comincia ad apprezzare le piccole cose.. fondamentali.
Ripartiamo per raggiungere i cinquecento metri.. il livello medio del cammino, troviamo Molinaseca, località turistica che si affaccia su un  fiume preso d'assalto con tuffi e bracciate neanche fossimo al mare... non voglio più ripartire.. intanto la 3 fa i capricci.. l'operatore non risponde e il servizio internet pare in ferie.. ne farò a meno.
Il posto ci piace, ci fermiamo per un pranzettino veloce a base di insalata e ci godiamo un'oretta di riposo con l'acqua che ci scorre tra i piedi.. massaggio naturale che non vorrei finisse mai.
Daniella cerca una wifi per aver notizie dei figli che sono a giro per Londra mentre Claudia si erge a tutor, filosofeggiando sul significato del cammino, regalando a piene mani consigli, riempiendo il tempo con aneddoti che il suo primo cammino anni orsono le ha regalato.. è solo l'antipasto di quel che ci aspetta.
Si riparte, 7km di vero marciapiede prima e di sterrato poi.. vediamo la città.. ci siamo, la tappa è stata impegnativa.. lo diceva anche la mi nonna.. la discesa è peggio della salita.. rallento inconsciamente il passo, mi godo l'arrivo, ma il percorso sembra deviare.. Ponferrada si sposta sempre più a destra.. e noi puntiamo senza un perché verso sinistra.. Pure il Gran Mogol, la veterana, vacilla e ci riempie di domande.. la guida perde lucidità e toglie sicurezza al gruppo..
Finalmente la nostra salvezza, un ponte pedonale che ci devia verso destra, verso il centro cittadino.. altri venti minuti e il Municipale è li che ci aspetta..
Entriamo e l'accettazione en plein air è circondata da pellegrini in pieno relax.. una vasca comune allieta tutti i presenti.. un vero e proprio centro benessere dedicato ai piedi, come a tavola, tante sedie, tante teste, molte parole da ogni parte di mondo che riempiono l'aria e altrettanti piedi a frescheggiare e farsi massaggiare dalla continua acqua corrente.. ho ancora lo zaino addosso e all'improvviso sento tutto il suo peso, quasi svengo dalla gioia.
Veniamo sistemati nel sottosuolo, il rito del timbro sta diventando sempre più importante.. siamo attenti ad ogni particolare, curiosi di vedere il risultato, speriamo sempre nel timbro più bello, sembra di esser tornati indietro quando da bambini aprivamo le bustine delle figurine con la speranza di trovare i mancanti.
Il duetto conosciuto a Foncebadon se ne va a far compere, Sergino si gode il riposo.. io ho bisogno di cerotti, ne faccio un uso spropositato.. riemergo in superficie e chiedo a un volontario che dapprima mi riempie di ogni genere e forma di cerotto poi mi spiega dove poter trovare negozi e farmacia, ritorna sempre fuori la condivisione, il voler far del bene per la voglia di farlo.. senza secondi fini.
Esco dall'ostello e mi ritrovo davanti una fanciulla spagnola che mi frena l'uscita con una descrizione puntuale e dettagliata per la miglior cena di Ponferrada, primo tentativo in spagnolo.. troppo rapido, la guardo con l'occhino spento che la camminata prima e la doccia poi mi hanno regalato, sorride e riprova con un inglese alla Matteo Renzi, ti sentisse la Manni.. sorrido io e le propongo il francese, le si illuminano gli occhi, un italiano e una spagnola che parlano in francese di piatti e menù pellegrino.. la faccio sfogare in un elenco degno della guida michelin poi la ringrazio e la saluto.. il quartiere mi aspetta.
Torno in Albergue armato di crema idratante e altri cerotti, pioviggina.. accenno una corsettina verso l'ingresso e la spagnola di prima riparte con la cantilena.. la riguardo, smette di parlare e sorridiamo insieme e mi saluta:" ah, l'italiano che sa il francese, scusami..".. la saluto ed entro.
Riguadagnamo tutti e quattro l'uscita dell'albergue, la fanciulla del ristorantino è ancora qui, seduta sul marciapiede, mi riconosce e accenna un saluto.. non gliela fa più.. noi ci dirigiamo verso il castello, se ho capito bene Daniella vorrebbe visitarlo.. Claudia, buon per il suo ego, viene intervistata probabilmente sul cammino e sul castello mentre noi traccheggiamo all'ingresso delle mura, il giro è già iniziato e il prossimo ci farebbe perdere troppo tempo.. è quasi ora di cena, salutiamo le mura, il castello e ci dirigiamo verso il centro del paese.
Piazzetta centrale, il tempo fa culaia.. ma noi decidiamo di mangiare all'aperto.. siam pellegrini.
Il cameriere è brasiliano e Daniella tenta la carta patriottica per aumentare le portate del menu... niente da fare, niente dolce.. il ragazzo è brasiliano ma è rigido come un tedesco.
Dieci minuti e comincia il diluvio.. ci trasferiamo dentro e parte l'operazione 'elimina tappine' di Claudia, sarà una lunga ed estenuante trattativa, una goccia cinese che a giorni finirà per dividere il gruppo, ognuno ha il suo cammino.. Claudia vuol essere a Santiago per il 24, per la festa di San Giacomo, guida alla mano si toglie e si aggiunge da una tappa all'altra, noi eravamo partiti per una media leggera.. i nostri ventidue km giornalieri son diventati prima 25, poi 28.. ed è vero che la testa fa molto più di quel che fanno le gambe, ma noi abbiamo l'aereo il 29.. ammesso che le nostre gambe ci permettano tappe da 35 e più km dovremmo inventarci cosa fare nei sei giorni successivi, le tre tappe per Finisterre sono oltremodo fuori media per due pellegrini acerbi come noi.. e io a Santiago ci vorrei arrivare a piedi.. non in ambulanza, me la vorrei godere come mi sto godendo il cammino.
Sergio, l'attore superbo, finge collaborazione con Claudia nella frammentazione delle prossime tappe ma è chiaro a tutti e due che stiamo solo riempiendo il tempo.. Daniella pare avulsa dal gioco, mangia e beve.. calerà l'asso del taxi nei momenti più duri.
Mentre torniamo in albergue scopriamo che Daniella è una sorta di psicoterapeuta.. così più o meno s'intuisce dal mix di parole che riusciamo a tradurre.. agisce sul corpo e sulla mente imponendo le mani, riattivando i famosi chakra.. penso immediatamente al mago Do Nascimiento.. immagino che un brasiliano su tre faccia lo stesso mestiere, gli altri due son calciatori.. ma lei stessa mi sbugiarda, ci da la buonanotte dedicandoci un quarto d'ora ciascuno, una mini seduta gratuita per i pellegrini... i punti cardine sui quali agisce ce li spiega mille volte, ma il mio portoghese e la stanchezza non mi permettono tanta profondità.. non ci sfiora mai e non so in realtà quale sarebbe dovuto essere il risultato, ma la sensazione è rilassante e tanto basta per perdere conoscenza dopo il tappone di oggi.

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