... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

mercoledì 22 luglio 2015

Sarria-Portomarin

Ore 6, armato di ginocchiera mi abbraccio Daniella che si è svegliata per salutarci.. ci regala una barretta di cioccolato e menta che ancora oggi fa bella mostra di se, integra, niente lacrime.. nessuno parte per il fronte ma soprattutto ci rivedremo tra cinque giorni a Finisterre.
Attraversiamo il ponte che ci porterà nuovamente al centro storico e Sergino mi chiede una sosta cerotti.. meglio uno in più, anche inutile, che una nuova vescica.. ci ritroviamo la pettatina di ieri sera.. scale.. un numero indicibile di scale.. il mio ginocchio devia a sinistra col suo navigatore a evitar ostacoli troppo duri per le prime ore mattutine.. teniamo d'occhio le frecce gialle, le frontali ci illuminano i pochi passi avanti mentre ripassiamo davanti al localino delle lasagne pseudo italiane, freccia a destra e Delse a diritto.. finalmente lo riconosco.
Ci ritroviamo a costeggiare la ferrovia poco fuori dal paese.. qualche pellegrino contromano mina la nostra sicurezza, ci guardiamo terrorizzati a chiederci l'un l'altro se va bene così.. ma nessuno dei due ha la voglia di dubitare.. Esvet ancora meno, con un occhio ancora chiuso ci segue a testa bassa e le cuffie a isolarla dal resto del mondo..
Cominciamo a salire in collina.. qualche fiumiciattolo da guadare e un ponticino alla Indiana Jones, lo prendo sportivo e ovviamente rischio i legamenti.. cominciamo a recuperar terreno su alcuni gruppetti che ci precedono.. Sergino propone l'assalto per recuperar generi di prima necessità.. nonostante l'alzataccia lo sento carico.
Pettatina impegnativa e ci giochiamo la bulgara che sparisce definitivamente alle nostre spalle, finalmente il tratto diventa pianeggiante, circondato da campi di grano ancora acerbi.. il sole fa capolino e mentre mi drogo con l'antinfiammatorio veniamo sorpassati da una coppia di pellegrini da trial.. babbo e figliolo, raggiungeranno Santiago correndo.. il mio ginocchio si fa piccolo e rosso dalla vergogna.
Questo è il tratto che dei cento km.. cominciano ad apparire cartelli che ci accompagneranno più o meno spesso durante questi ultimi giorni.. puro marketing pro Santiago.. spesso artigianale.. definizioni di Assenza, Presenza e di vera Essenza che non tardano a diventar per noi Paranza e Latitanza.. pellegrini superbi e poco rispettosi..
La guida mi indica il segnavia dei 100 a Santiago.. mi muove la curiosità e la voglia di arrivarci aumenta passo dopo passo.. me lo trovo alla sinistra, imbrattato e mezzo nascosto dal verde.. lo supero indicandolo a Sergio col bastoncino.. siamo partiti 230 km fa.
Mancano 9 km a Portomarin... "siamo vicini Nanne.. per i posti nessun problema.. un'oretta e mezzo al massimo e ci siamo".. il superbo riappare spavaldo quando non servirebbe.. spreco rapidamente gesta scaramantiche degne di rigori decisivi.. la sicurezza oramai ci ha conquistato e ci fermiamo in una bodeguina fin troppo scicchettosa per noi pellegrini.. due empanadas e due spremute.. tredici euro... neanche in piazza della repubblica.. 
5km a tappa e Sergino accusa l'infiammazione al collo del piede.. siamo accoppiati bene, finiamo per zoppicare a ritmo.. la maledizione della Cantelli ci ha raggiunto, non mi voglio immaginare la scena da dietro, ma la voglia di arrivare aumenta nonostante il dolore.. ogni zaino che ci si para davanti e che riesco a superare non è solo un pellegrino in meno, ma soprattutto un posto letto in più.. spesso ci ritroviamo a camminare in veri e propri gruppi..
Sergino decide che è guerra aperta.. daremo il buen cammino di rito, ma guai a perdersi in chiacchiere con chi è appena partito.. noi, che abbiamo duecento km sulle gambe, noi.. tsè.. la superbia tocca apici mai visti.. non ci crediamo neanche noi.. e ridiamo a crepapelle prendendoci vicendevolmente per il culo.. 
Arriviamo al ponte sul bacino di Belesar.. non c'è una vera e propria spiaggia ma il lago artificiale è invaso da barchette e bagnanti.. l'ingresso al paese è a fine ponte, tramite una scalinata che rischia di piegare l'umore e le ginocchia, ma resistiamo.. dobbiamo arrivare e prender posto prima della folla che ci siamo lasciati alle spalle.
Portomarin è una località di attrazione turistica, così dice la guida.. la strada principale, accompagnata a destra e a sinistra da un colonnato ci fa entrare di fatto in centro, prima piazza finalmente pianeggiante.. il paese continua in un saliscendi continuo di viuzze.. i primi due albergue vanno a vuoto, mai successo prima.. tutto esaurito.. al secondo però, l'hospitalera fa da filtro e ci trova posto poco distante. 
E' un vero e proprio appartamento con cucina, bagno e camerata da letto.. dividiamo il tutto con alcuni ciclisti, due orientali e altri spagnoli.. sbrigate le oramai note priorità decidiamo di farci prenotare l'albergue per domani.. meglio evitare le ricerche col sole a picco come oggi.. non è cosa.. 
Mancano 5 sole tappe a Santiago.. ne abbiamo 10 sulle gambe.. 92 km alla fine.. 
Ci ritroviamo a mangiare che sono le due.. la terrazzina dell'albergue è ventilata.. il lago laggiù in basso e la cerveza sanno davvero di estate e mare.. pensieri sconnessi che rimandano a casa..
Arriva Esvet.. e sparisce a letto.. a bucato fatto Sergio mi da la buonanotte per la pennichellina post cammino.. io resto in terrazza e comincio col ghiaccio mentre mi riguardo le foto fatte fin'ora..
La stanchezza, il dolore.. la terrazzina estiva e il lago con le urla dei bambini.. pure la birretta.. tutto concorre alla malinconia mista a felicità.. piccoli cavalloni emotivi che chiedono dazio al cuore e spalancano, con forza e sale, le porte a tutti i pensieri che si affacciano da una decina di giorni.
Esvet si butta in piscina mentre noi da bravi pensionati ci facciamo due passi in paese.. l'infradito e il ghiaino, la crema idratante e la stanchezza.. le nostre derapate si sprecano, riusciamo ad arrivare sani a un localino dabbasso e ci premiamo con un aperitivo a base di Sangria in attesa dell'ora di cena.
Tira vento in riva al lago e il tipo accanto a Sergio pare aver dimenticato le più semplici regole dell'igiene personale.. riusciamo felici per la boccata d'aria appena fuori dal locale e raggiungiamo Esvet in centro.. la cena non è niente di che.. le chiacchiere sono stanche e il vento arriva freddo.. 
Il buio finisce per accompagnarci all'albergue.. la terrazzina è un tripudio di birre e urli.. domattina la sveglia è sempre la solita.. Esvet insiste per essere svegliata, ci vuol riprovare anche domani.. la tentazione di lasciarla dormire è forte, ma svanisce col primo sonno.

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