... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 24 agosto 2015

Siena-Monteroni.. tappina pro ginocchio tra gobbi e tedeschi persi per la Val d'Arbia

Quasi un mese.. troppo per chi ha investito la prima parte dell'anno sulle proprie gambe.
Ventiquattro giorni senza scarponcini ne zaino in spalla.. ci credo che saliva la smania dai polpacci..
Il ginocchio destro, curato a pasticchine omeopatiche, comincia a dar segni di miglioramento.. avevo sdubbiato non poco, offendendo a tratti la dottoressa.. immaginavo, ingenuo ed impreparato, tempi di recupero degni di Sandro Cois.. invece mi son ritrovato nuovamente sul treno per la nostra tanto bistrattata francigena convinto di poter fare quello che ha riempito bene i miei ultimi 8 mesi..
Alla fine ha vinto Siena.. un pò perchè è da li che siam partiti a gennaio, un pò perchè la stazione di Monteroni, a una distanza ragionevole da Siena per testare la tenuta del ginocchio, ci avrebbe permesso di tornare a casa senza doverci raccomandare a qualche Santo. Abbiamo smezzato così la tappa, riducendola a soli 18km.. ragionando un pò come sul cammino, le distanza le decidiamo noi, le tappe ce le facciamo da soli, anzi, le tappine.. ci sentisse Claudia piangerebbe sangue.. 
Passo a prendere Sergino verso le 7:15.. il sonno addosso non me lo levo neanche se pago qualcuno.. venti minuti e siamo a Prato Centrale.. devo assolutamente fare colazione, ai biglietti ci pensa il prof.
Io:(uscendo dal peggior bar dopo quelli di Caracas) fatti?"
Sergio:si.. fatti, ho dovuto riprovare almeno tre volte, non mi prendeva la tessera.."
.. raggiungiamo il binario e vedo il prof scuotere il ciuffo, capo compreso..
Sergio:"non ci credo.. Prato-Monteroni.. (guardandomi amaramente sorridente), l'ho pure digitato tre volte.. Pra-to-Mon-te-ro-ni (sillabando forzatamente per aumentare lo sdegno)."
Io:"O come?.. via, giù.. vabbè.. vorrà dire che si scende a Monteroni e si risale la Francigena controsenso fino a Siena" ..l'avessi mai detto..
Sergio:"sia mai.. la Francigena a Roma porta e noi verso Roma andremo.."
Io:"Cazzo delse, fondamentalista.."
Sergio:"Certo.. così è nata e così la dobbiam fare.."
Non facciamo in tempo a finir di ragionare sui dogmi che ci guidano che mi sfila davanti il cartello blu di Firenze Rifredi.. 
Io:"..ma scusa Delse, ferma a Rifredi?"
Sergio:".. si, dobbiamo scendere.. si cambia treno.."
Io:"..ma io sto a Rifredi.. che cazzo son venuto a fare fino a Campi?"
Sergio:".. detta così in effetti non fa una piega.. ma se non lo sai te.."
Io:"siamo partiti sciallatini Delse.. ripigliamoci perchè la pianificazione per ora fa cacare.."
Sergio:"dici Nane (sciommiottando Daniella incapace di pronunciare le doppie)?
Io:"dico Sergino, dico.. fava io eh.. ma in due, oggi, non se ne fa uno.. e siamo solo all'inizio"
Scendiamo a Siena, raggiungiamo Porta Camollia e Sergino illumina la scena riuscendo a vedere il segnavia adesivo della Francigena su un palo al di là della carreggiata.. inebetito da cotanta velocità e scaltrezza spero non si sia giocato il jolly quotidiano e imbocchiamo le stradine che contrada dopo contrada ci portano a Piazza del Campo prima, Piazza del Duomo e Porta Romana poi.. 
Ci lasciamo Siena alle spalle che sono passate da poco le undici e continuiamo a calpestare un odiatissimo asfalto che ci accompagnerà purtroppo per la gran parte della tappa..
Lo sterrato che incontriamo dopo la Certosa dura poco e ci lascia per una zona completamente dedicata allo smaltimento auto.. il panorama non è quello delle cartoline, ripesco, abbandonato a lato del marciapiede, un vecchio Tango sfregiato e senza tono.. decidiamo di adottarlo e rendergli degna sepoltura dopo averlo riportato in vita con una serie di passeggini per nulla memorabili, che non nascondono per nulla i nostri quarant'anni.. indegni rappresentanti del glorioso passato di quel terzinaccio secco e spilungone che guidava da capitano la difesa del Casellina anni orsono. 
"lo buttiamo nel prossimo cassonetto" decide il verde Sergino.. peccato che di cassonetti non se ne incontrino più per km e km.. 
Prima di arrivare a Isola d'Arbia costeggiamo la ferrovia.. me la guardo scorrere accanto.. le rotaie più morte d'italia.. immediatamente mi rivedo le immagini di "Stand by Me".. l'occasione è unica, perdo rapidamente i quarant'anni e propongo a Sergio quattro passi ad arrischiar la vita tra le rotaie.. il prof, laureato in seiduesei e sicurezze varie, piega il labbrino e tira fuori il lato rigido del formatore.. dopo una serie di no di Montessoriana memoria riesco a strappare tre falcate da immortalare e come due bambini ci ritroviamo, tango in mano, a scattar foto che profumano di pericolo solo nella nostra testa..
Entriamo pomposi nella zona industriale di Isola d'Arbia e celebriamo il funerale del nostro Wilson.. il passo, degno di due pensionati, senza obbiettivi specifici aumenta fino a Ponte a Tressa che con Cuna rappresentano perfettamente i dormitori della periferia Senese.. milioni di mattoncini rossi, costruzioni basse e strade dedicate a recenti eroi della giustizia italiana.. l'abbinamento con la fine di agosto rende il quadretto ancora più desolante.. il nulla più assoluto, riusciamo a sentire i nostri passi.. l'asfalto finisce comunque per comandare nonostante qualche interruzione sterrata.. un paio di pettatine ci fan sentire bene quanto la ruggine si stava impossessando delle nostre giunture.. Sono quasi le 14etrenta.. Monteroni dovrebbe essere a vista.. la salitina, l'ultima se i calcoli sono giusti, richiede a voce alta i bastoncini del prof.. io mi trattengo, ritorno in modalità vintage pre cammino ed evito gli aiuti esterni.. il ginocchio risponde bene e ci raccontiamo che con una buona sosta potremmo arrivare fino a Ponte d'Arbia, ci fosse una stazione e un treno ad aspettarci. 
Scolliniamo.. vento in faccia come nel tratto per Gambassi.. finalmente il panorama che conosciamo.. onde di verde a perdita d'occhio.. le crete senesi ci inviterebbero a continuare ma Monteroni, così come Ponferrada in terra di Spagna, si allontana alla nostra sinistra.. lasciamo lo sterrato della Francigena e ci scapiccoliamo giù per la statale.. Monteroni e le sue numerose tavole calde, pizzerie e ristoranti ci stanno aspettando a braccia aperte.
Sono le 14:45 quando entriamo in paese.. delle 7mila anime raccontate dalla guida neanche l'ombra.. troviamo un barrino che schifiamo preferendogli piatti tipici e taglieri degni del miglior pranzo tipico in terra di Siena.. incontriamo, praticamente per sbaglio, una donna con chiare provenienze dall'est europeo che ci secca l'acquolina che si stava impossessando delle nostre bocche togliendoci tutto l'appetito possibile.. abbiamo due sole possibilità.. una bar di fronte alla coop e un altro, quello schifato dalla nostra superbia poco prima. 
Decidiamo intristiti che il secondo ci garantirà sicuramente un pranzino da ricordare in attesa di un quarto alle sei quando l'interregionalissimo ci riporterà prima a Siena, poi a Rifredi, a Prato, nuovamente a Campi e finalmente di nuovo a Rifredi.. un fiocco così neanche a Natale..
All'ingresso il classico capannello di anziani, unici italiani in questa landa desolata, attenti spettatori di una briscola infarcita di moccoli e inviti più o meno spassionati a fare ben altro, al muro un cartello che invita gli avventori a unirsi allo juventus club di Monteroni per una cena propiziatoria per la prossima gara dei bianconeri di Torino.. al peggio non c'è mai fine.. divoriamo quattro veline di pane con sei/sette fettine di salame e cerchiamo di cancellare dalla testa taglieri e antipasti tipici scolandoci due birre da 66cl.. gelatino e caffè a chiudere.. l'allegra e superba pianificazione del viaggio ha avuto il suo miglior epilogo.. 
L'arrivo di due Suvvettoni a distanza di un quarto d'ora l'uno dall'altro scuote fortunatamente il torpore che la camminata prima e la birra poi ci avevano indotto, ho rischiato più volte il crollo con inchini del capo neanche a palazzo reale.. il primo macchinone esordisce con baldraccona da esposizione che degnamente vestita per una mostra canina ha di fatto interrotto la briscola tra gomitate e improperi, catturando l'attenzione di tutti gli over settanta con esclamazioni e commenti usciti fuori dal miglior saloon di Trinità e Bambino.. il secondo con un brizzolato di viola vestito e la scritta Firenze che riempiva bene felpa che si è presentato, chiudendo la portiera, con un "gobbi di merda buonasera..(urlato ai quattro venti senza se e senza ma) se stasera si vince tre a zero è fuga per il tricolore..", immediata è stata la reazione tonica e violenta del gruppetto.. è parso d'obbligo prima toccarsi bene le palle che la scaramanzia non basta mai e subito dopo stringere amicizia con l'eroico abitante di Monteroni, battagliero e gagliardo difensore del giglio in terra ghibellina che ci ha salutato con un sorridente forza viola e ha chiosato sul più anziano dei biscazzieri con un "tanto te stasera quando torno sei già morto, chetati".
Annusiamo la voglia di serrare il bandone e saldato il conto ci incamminiamo verso la stazione dove incrociamo un ragazzetto berlinese di ventiquattro anni.. zaino in spalla e scarponcini da trekking.. l'affinità è immediata, i pellegrini si annusano e si riconoscono in pochi secondi..
Aiutiamo il tedesco a rinfilare il miglior cambio per arrivare a Roma entro nottata e lo salutiamo per salire su duevagonidueagasolio che ci riportano verso Siena.. salutiamo Monteroni.. per niente ridente cittadina dimenticata sulle colline tra Siena e Montalcino.. Arriviamo a Rifredi alle 20.. la voglia di scendere sarebbe irrefrenabile se non ci fosse la 307 a Prato, ma come è iniziata così deve finire.. riporto Sergino a casa e entro in doccia che Alonso ha appena insaccato una punizione che neanche lui sa come ha fatto..