... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

giovedì 23 luglio 2015

Portomarin-Palas de Rei

La modalità ninja ci da sempre grandi soddisfazioni.. Ci ritroviamo in cucina che sono appena battute le cinque del mattino.. il silenzio è interrotto da qualche fruscio, un paio di zip che corrono andata e ritorno.. il resto mi ricorda le mattine di venti anni fa quando mi sentivo appena toccare dal piantone che smontava lasciandomi ben felice il controllo della camerata per le restanti tre ore prima della sveglia, ma quella è un'altra storia.. soltanto una giapponese ci s'infila tra gli zaini, accenno un sorriso.. un saluto, ma non credo abbia mai alzato lo sguardo oltre le mattonelle.. sviaggia tra gli scarponi e il piano cottura,  è intenta a prepararsi la colazione, non ci guarda proprio ma riesce sempre a trovar un viottolino personale che dalla camerata la porta in cucina, poi in bagno, poi nuovamente in cucina.. senza mai intrecciare il suo passo con il nostro.. un automa in piena regola.
Lasciamo l'appartamento spagnolo e ci accomodiamo in terrazza, colazioncina consueta oramai a succo di frutta e plumcake, cinque minuti, inforchiamo i bastoncini, accendiamo le frontali e ci ritroviamo lungo i portici.. alcuni pellegrini ci precedono, altri ci seguono.. da dietro un vago accento pisano mi da il buongiorno:"..no dai, la bandiera della Fiorentina no.."... mi giro senza rallentare il passo..:"E' il giglio di Firenze, prim'ancora.. buongiorno.."
Usciamo da Portomarin dalla parte opposta dalla quale siamo entrati attraversando un ponticino pedonale che ci saluta spingendoci su una pettata intensa, lunga e inaspettata.. attraversiamo una boscaglia che rende ancora più nere le ultime ore della notte.. Con la fine della salita si apre il panorama in un tracciato pianeggiante reso inospitale da una nebbia fitta che finisce per bagnarci i capelli e negarci ancora il sole, Sergino denuncia un sonno mai provato prima, annuisco mentre deglutisco l'antinfiammatorio.. mancano solamente 86 km a Santiago.
Il cammino riprende una pendenza leggera.. di quelle che non senti subito, ma accusi gradualmente.. ci ritroviamo ancora a parlare di Claudia.. troppi angoli, troppe ondate ognuna differente dall'altra.. ci fermiamo a Gonzar per un caffeino e sostiamo a Castromajor per la nostra oramai classica colazione brasiliana.
Si riparte.. in fila indiana... superiamo una statale scavalcandola per finire in una stradina poco trafficata, il sole, timido, finalmente si affaccia ma non vince la partita.. sono le 930.
Decidiamo che la credenziale ha da arrivare a Santiago piena di timbri.. comincia la caccia al sello.. diventiamo perfezionisti.. pignolini e controlliamo ogni sbavatura, dedichiamo una cura maniacale nel timbrare questo librettino di giustificazioni che ci darà diritto alla Compostela.
Entriamo a Ventas, paesino di passaggio senza alcuna evidenza.. fin quando non appare alla mia sinistra una cappellina che mi da il coro a prima vista, tenendomi nascosto l'ingressino.. rallento e devio a cercar notizie... "sello" leggo su un cartellino poco fuori dal portoncino aperto.. mi giro verso Sergino e lo informo.. faccio per entrare, ma mi si frappone un altro pellegrino, sorridente, mi saluta e se ne va continuando a ghignare..
Mi accapo dentro, il buio la fa da padrona, poca luce si fa spazio dall'ingresso.. cinque metri e la cappellina è finita.. dietro ad un altarino il volontario col timbro in mano..
Ale:"Ola.. Buenas dias... (sicuro nella pronuncia)"
Vol:"Buenas dias.. (brandendo il timbro con la destra..)
mi avvicino all'altarino mentre con la destra cerco la credenziale.. abbasso lo sguardo e lo rialzo immediatamente.. un tonfo sordo, poi un altro.. il volontario mi chiede perchè non ho la credenziale mentre timbra con veemenza l'altarino al quale si tiene con la sinistra.. cerco Sergio con lo sguardo che sta entrando:".. Delse aiutami.." e mi rigiro verso l'anziano volontario che già sta per ripartire con la destra per ritimbrare nuovamente l'altarino... riesco a prendergli al volo la mano e mentre gli rallento la corsa avviso Sergino del problema.. l'anzianotto è un non vedente.. ora, vabbene tutto, per carità.. ma mi verrebbe da cercare la telecamera nascosta.. tocca collaborare, diventerà uno dei timbri più sudati, un gioco di squadra per evitare nuovi segni sull'altare e soprattutto timbri alla cazzo a giro per la credenziale.. il volontario non molla il timbro, gli tengo la mano, l'accompagno lentamente sulla credenziale e insieme timbriamo in coppia, a suggellare l'unico simbolino capovolto di tutta la credenziale.. mollo la mano, ringrazio e faccio per uscire.. rischio di non esser troppo rispettoso, sento che mi si sta aprendo una risata da dentro lo stomaco e la strada per la bocca in questi casi è più breve di un respiro, è il turno di Sergino che comincia a spostare rapidamente la sua da destra a sinistra cercando di indovinare dove cadrà la mano col timbro.. mentre esco lo sento esclamare terrorizzato:"qui.. guardi, qui".. impossibile resistere.. mi ritrovo all'aria aperta con Sergino che mi raggiunge di corsa.. gli sguardi s'incrociano e le bocche si spalancano irrispettose in una risata che ci accompagnerà per almeno un quarto d'ora.. camminiamo fianco a fianco per farci forza, una forza che piano piano ci abbandona per far spazio ad un mal di stomaco che non ricordavamo perso nei tempi della scuola, non si riesce a smettere.. cominciamo a piangere, ridendo, tenendoci lo stomaco... che sia questo il diavolo che per almeno tre volte ogni pellegrino incontrerà durante il cammino?.. non lo sappiamo, ma è una risata che si autoalimenta.. ogni volta che incrociamo lo sguardo è un'accellerata.. è sufficiente ripeterci "..guardi.. qui.." per ripiegarsi nuovamente.. è un ridere che finisce e riparte ancora più sonoro di prima, momenti così si contano sulle dita di due mani.. esauriamo definitivamente la voglia di ridere finendo per camminare in un silenzio ripieno di sensi di colpa, ma dura l'attimo di accorgercene.. ci voleva questo spreco di energie.. ci svuota, ma ci riempe allo stesso modo.. ecco il sole, mancano dieci minuti alle dieci e saliamo in quota.. 765 metri, il punto più alto della tappa.
A dieci km da Palace de Rei comincia la discesa verso l'arrivo.. veniamo sorpassati in scioltezza da un terzetto di sessantenni emiliani che recuperiamo al primo accenno di una risalitina che dura poco.. si cominciano a vedere le prime indicazioni stradali per Santiago, passiamo il segnavia dei 70km quando sono le undici.. ogni tanto ci torna a gola la storiella del timbratore folle della cappellina e non riusciamo a gestire le nostre risate.. chiediamo scusa a San Giacomo, pagheremo per la nostra superbia..
Per lunghi tratti tengo alti i bastoncini, li utilizzo solo nelle discese per dar respiro al ginocchio.. Veniamo nuovamente affiancati dagli emiliani che a voce alta battezzano per finita la tappa.. secondo la nostra guida mancano ancora 6-7 km, mi faccio sotto e glielo dico.. scuotono il capo e mi ripagano dicendo che la tappa non supera i 21 km.. ballano almeno 4km con la mia, ma la loro "sochmel, è una michelin, mica può sbagliare..".. se han ragione loro tanto meglio, ma il dubbio che ci accompagna tutti ammutolisce l'entusiasmo tipico della loro terra.
Passiamo il segnavia dei 90km.. la tappa corre via oltre i ventidue km, sottovoce, sento che uno dei tre informa gli altri e il silenzio continua.. il derby dell'appennino è nostro.
Tengo il passo nonostante il ginocchio.. chiudiamo la tappa in 6 ore come avevamo detto stamani, passo leggero e più soste brevi a smorzare la fatica.. senza forzare, i km sulle gambe cominciano a esser tanti anche per noi, i dolori continuano a farsi spazio e la sveglia delle 5 chiede rispetto.
L'albergue è di lusso, pure troppo per noi, sempre solo 10€... più cari a mano a mano che ci avviciniamo a Santiago, non si trovano più i donativi, i privati spesso sono prenotati e i municipali sono presi d'assalto.. adesso i pellegrini si mescolano sempre più spesso ai turisti che si fanno trasportare i bagagli da un albergue all'altro.. si perde l'anima del pellegrinaggio e viene meno lo spirito del cammino francese di qualche centinaia di km fa.
Doccia, bucato e hamburgerone da ricordare.. adesso comincia il recupero.. Palace de Rei è un paesino dimenticato da tutti e ricordato da pochi solo grazie al cammino.. crollo miserabilmente in un sonno da bolla al naso finendo per appiccicarmi le lenti agli occhi.. mi ci vorrà almeno una ventina di minuti per rimetter tutto il mondo a fuoco.. dopo cena becchiamo Esvet e ci accompagniamo ad un'ora consona per richiudere nuovamente gli occhi bevendo un paio di birrette galiziane.. Esvet ci racconta del suo picco di notorietà di ieri quando davanti ad un gruppo di partenopei ha esordito alzando in aria un bicchiere invitandoli nel loro dialetto a "bere per capire se poteva fidarsi di loro" roba che anche Savastano avrebbe avuto i lucciconi agli occhi.. son soddisfazioni quando le alunne superano il maestro.

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