... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

martedì 5 luglio 2016

Saint Jean Pied de Port - Roncisvalle

Impacciati, macchinosi e incuriositi da questa prima tappa di un cammino che sappiamo già come finirà.. sembrano passati anni luce dal luglio scorso, dobbiamo oliare bene i meccanismi, la sequenza delle operazioni pre partenza viene fuori da sola, timida.. troppo a lungo tenuta nello zaino che anche quest'anno ci proteggerà bene le spalle.
Scendiamo che la colazione è già pronta.. quattro ragazzetti americani stanno già parlottando, seguo ad intermittenza i discorsi che fanno, altri mille pensieri mi affollano la testa, mi affaccio in giardino e do una sguardatina verso le montagne lassù davanti a me, come se già sapessi che è proprio quella la nostra direzione, il cappello di nebbia che avvolge le sommità non mi fa pensare bene, Sergino confabula con l'hospitalero e mi conferma che sarebbe un azzardo tentare la via alta.
Siamo consapevoli di avere una chance, una sola.. ma preferiamo il profilo basso, che Navarra sia, senza però tentare missioni impossibili.
Usciamo dall'albergue e Mastro don Gesualdo ci saluta con gli ultimi consigli, gli mancherebbe solo la lacrimuccia, è un po' come le mamme alle partenze, manca solo che ci metta in guardia dal freddo.
Seguiamo le indicazioni del buon hospitalero e dopo un paio di fiocchi a girar d'intorno a chiese e piazzette, che avremmo potuto evitare, ci ritroviamo finalmente al bivio insieme ad altri pellegrini; la tentazione è forte, a destra la via bassa, a sinistra la via alta..
Indugiamo giusto il tempo di veder partire alcuni gruppetti, ma non esiste una maggioranza schiacciante che ci favorisca la scelta.. finiamo per seguire la razionalità dell'hospitalero mettendo definitivamente a suo agio la nostra tranquillità.
Camminiamo di buon passo fino ad un paesino che definisce il confine Francia-Spagna, ancora risultiamo diffidenti e ogni bivio, ogni deviazione.. ogni alternativa finisce per piombarci i piedi sul posto.. il tracciato sulla carta sembrerebbe andare verso sinistra attraversando il paese, le indicazioni ci mandano a destra.. cominciamo una breve salita, asfalto.. quando ci vediamo venire incontro una ragazza.. zaino, bastoncini e cellulare in mano a rileggere la strada.. ci spiccica due parole in un inglese che non è propriamente la sua lingua e ci lascia le spalle andandosene nella direzione opposta alla nostra.. le nostre certezze vengono minate e destabilizzate in due secondi netti e senza batter ciglio, sicuri delle nostre scelte decidiamo di seguire rapidamente la fanciulla, la nostra capacità di metterci in discussione non ha rivali..
Attraversiamo il paese, passando davanti a quella che fu la dogana e ci impegniamo nella solita salita di prima, sul versante opposto, tre orette scarse di cammino e infiliamo il bosco mentre comincia a scendere dapprima lentamente poi sempre più decisa una pioggerella che finirà per accompagnarci fino al Monastero di Roncisvalle.
Passiamo un ponticino con tanto di cancello e una scalinata in legno ci riporta sull'asfalto, nessuna freccia ci aspetta, nessuna indicazione.. ne un cartello ma ci ricordiamo di un bivio poco prima del ponticino,  altro dubbio, altra scelta.. lascio lo zaino a Sergino e ridiscendo le scalette di legno oramai fradicie arrischiando per poco una caviglia, ripasso il ponticino, riapro il cancello e arrivo al bivio;
Il cippo del cammino indica chiaramente la direzione dalla quale sto tornando, mi addentro comunque nell'altra direzione facendomi largo tra i rami che nascondono bene il tracciato.. non sono convinto e non faccio più di cinquanta metri.. inutile andar contro le indicazioni, se è sull'asfalto che dobbiamo andare, che asfalto sia.
Riemergo dalle scalette scuotendo la testa e Sergino mi annuisce indicandomi un'impercettibile scritta fatta a mano sul dorso del guardrail.. Santiago.. e una freccina, debole che indica la direzione, è fatta.. andremo a sinistra, sull'asfalto.
Rinforco lo zaino e mi chino a riprendere i bastoncini quando Sergio, contro tutte le indicazioni appena accertate, mi chiede un ultimo controllo.. non è sicuro.. fa per scendere nuovamente le scalette e mi vien naturale invitarlo a prendere i bastoncini:" il legno è bagnato, fai attenzione"..
Lo vedo scendere le scalette, ogni scalino, un pezzo in meno del prof, fino a sparire definitivamente.. non passa una macchina.. le indicazioni mi sembrano chiare, ma è meglio esserne convinti tutti e due.
Non finisco di guardarmi intorno che sento improvvisamente dei rami che si spezzano e un sinistro rotolar di qualsiasi cosa, prof compreso probabilmente.
:"tutto bene?".. nessuna risposta.. :"Delse tutto bene?" attraversando l'asfalto..
A tre metri dalle scalette riemerge prima la faccia, sorridente fortunatamente, poi il resto.. bastoncini compresi:"tutto ok, son scivolato.." e riparte sparendo nuovamente.
Passano almeno dieci minuti.. un tempo infinito durante il quale non è arrivato nessun pellegrino, non è passata neanche una macchina.. qualcosa non torna.. non mi convince e mentre cerco di individuare Roncisvalle su Google Maps riemerge il prof:".. è sicuramente oltre il ponticino, non sull'asfalto.. seguimi" deciso così non l'ho mai sentito.
Lo seguo, ma solo per la voglia di non contraddirlo oltremodo, non avendo dalla mia alcuna certezza se non il cippo e la flebile scritta sul guardrail che a me basterebbero per proseguire, ma probabilmente Sergino in quei dieci minuti ha trovato di meglio.
Ripassiamo il ponticino, il cippo che indica la direzione opposta alla nostra e ci inerpichiamo per il sentiero facendoci nuovamente largo con i bastoncini neanche fossimo in Amazzonia.
Camminiamo forse per dieci minuti, prima in pari, poi sempre più in salita fin quando il sentiero non sparisce definitivamente e la pioggerella intensifica la sua spinta verso il basso. Sergio sembra sentire le mie perplessità, si ferma e si gira verso di me, si rigira e tenta un ultimo strappo vanificato dall'inesistenza totale di un qualsiasi sentiero.. Ci guardiamo e senza dirci troppe cose arriviamo ad un accordo, inutile rischiar di perderci per un bosco con le condizioni climatiche più avverse che potessimo sperare.. meglio sbagliar strada, se la sbaglieremo, ma lassù in superficie.
Torniamo verso il bivio, ridiscendendo una precedente salitina che mi vede slittare e atterrare di culo qualche metro dopo.
Riappariamo sull'asfalto che è pioggia vera.. google maps mi indica, come la scritta sul guardrail, la sinistra.. ci lasciamo alle spalle il bosco e questa mezz'ora di tentennamenti che vengono  poi definitivamente spazzati via da una coppia di pellegrini che rimettiamo nel mirino qualche km dopo.
Superiamo la coppia di ragazze e ci infiliamo nuovamente nel bosco.. Sergio accusa il suo dolorino alla pianta del piede con il quale è partito ma soprattutto la caduta alle scalette.. preferisce rallentare, prendiamo fiato sostando appena il bosco apre su un tracciato scoperto.. il prof prepara i sali minerali e io sento di aver un passo diverso, ma non c'è bisogno di dirselo.. ci accertiamo l'un l'altro che sia tutto sotto controllo e ci diamo appuntamento al Monastero.
I cinque km che ci dividono da Roncisvalle sembrano infiniti.. dovrebbero essere un'oretta di cammino, ma è una salita che non finisce più, tengo un passo deciso.. voglio arrivare, questi 27 km di via bassa sembrano almeno il doppio e non mi voglio immaginare se avessimo scelto l'altro tracciato.
La nebbia mi accoglie ogni volta che il sentiero rientra nel bosco.. acqua e sudore oramai sono una cosa sola.. coalizzati contro il mio kway, passo a pochi centimetri da un cippo, uno dei pochi incontrati negli ultimi km, non si vede quasi più tant'è sovrastato dalla vegetazione.. bonifico l'area a suon falciate con la coppia di bastoncini.. ritorno sui miei passi sincerandomi del buon lavoro..
proseguo su un scaletta di legno che mi apre un muro di nebbia che ha oramai invaso un piazzale asfaltato, adesso è veramente impossibile capire la mia direzione.
"Roncisvalle?" mi sento gridare..
"si!" rispondo nella direzione dalla quale mi arriva la voce, qualche secondo e appare una sagoma dapprima, un uomo poi.., spagnolo, che mi indica la direzione, ma la sua mano continua a sparire nella nebbia.. non mi chiedo un bel niente, lo vedo che si gira di spalle e lo seguo, pochi metri più avanti sua moglie ci aspetta seduta dentro al bagagliaio di un furgoncino, mi sorride e mi chiede se ho fame.. eccome se ne ho.. son passate le due e la colazione è un ricordo lontano. Mi offrono un panino e un bicchiere di vino.. mi ci avvento come se fossero giorni interi che non mangio chiedendomi, ancor borghese nell'animo, qual'è il prezzo da pagare, la fiducia spesso riposta erroneamente, stavolta vive delle energie positive che mi arrivano e alla mia offerta rifiutano ogni pagamento, per loro è un piacere aiutare i pellegrini diretti al monastero.. boom, eccolo, finalmente.. è arrivato.. adesso è veramente cominciato il mio cammino, ecco quel che mi mancava in questi mesi.. ed è una sensazione inspiegabile per chi è abituato a respirare quotidianamente trattative, piccoli ricatti psicologici che fan parte del nostro vivere, oramai accettati come normalità, anzi, base per i rapporti interpersonali, e il mio saluto a questa coppia non sarà mai abbastanza sufficiente, mi verrebbe voglia di abbracciarli Domingo e Anna, sento il mio sorriso che va oltre la mia faccia, mi entra dentro e mi rinfranca, adesso aggredisco la nebbia camminando a tre metri d'altezza.. effetti di buone azioni troppo spesso sconosciute.
Mi ingarello, ingagliardito, con una coppia asiatica che arranca nonostante l'ingombrante profilo del Monastero si cominci già a delineare bene.. solo adesso comincio a rilasciar nervi e adrenalina e la fatica si comincia a far largo..
Entro da una porticina laterale e un paio di volontari mi accolgono in una zona di prefiltraggio con almeno tre benvenuto in tre lingue differenti, lascio il mio zaino e m'incodo per il timbro e i letti.
La coda fila via liscia nonostante il Monastero sia l'unica accoglienza dall'inizio di questo cammino, ottenuti i letti mi accordo con una volontaria descrivendogli Sergio, nel frattempo guadagno il secondo piano.. il nostro letto a castello completa con un altro una camerina divisa da altre centinaia con alcuni pannelli.. il locale è unico, enorme ma completamente nuovo e un po' mi spiace, ha perso l'aria oscura, antica e cupa che faceva da contorno al Monastero che mi ero disegnato nei miei pensieri.
Ridiscendo le scale completamente nuovo, appena uscito di fabbrica, pronto a godermi quel che resta di questa lunga prima giornata e mi imbatto immediatamente nel prof che non mi nasconde la sua preoccupazione mista a leggera incazzatura.. arrivato da almeno un quarto d'ora, non avendo risposte nonostante messaggi e telefonate che il mio iPhone si è rifiutato di ricevere, mi aveva già immaginato protagonista di tragici scenari.. nel migliore dei casi mi si vedeva dall'alto di una scarpata, supino, esanime e probabilmente in fin di vita per colpa di un piede messo in fallo per la scarsa visibilità. L'ansia, questa nostra coinquilina, si farà sentire spesso in questo nostro secondo cammino, ma impareremo a conviverci, combattendola sarcasticamente poi.. non adesso.
Riequilibriamo le condizioni e dopo un'oretta di riposo durante il quale cominciamo a pianificare le prossime tappe, il classico bucato e un primo giro del Monastero c'infiliamo nell'unica Posada della zona, qualche metro fuori dal Monastero. Ci ritroviamo a tavola con altri spagnoli e riassaporiamo il profilo da spettatori di film in lingua straniera, finché la discussione non ci vede coinvolti con il solito misto spagnolo, inglese e italiano. Nel giro di alcuni minuti scopriamo che arriveremo a Pamplona il primo giorno della festa di San Firmino, una semana santa durante la quale la città risulta bloccata e soprattutto tutti gli albergues chiusi.. dobbiamo rivoltare da capo le tappe appena battezzate, ennesimo inconveniente, ennesimo cambio di programma che si rivelerà però fautore di un cammino a dimensione di pellegrino, baciando perfettamente con la nostra primordiale idea di pellegrinaggio.

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