... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

sabato 9 luglio 2016

Cirauqui - Villamayor de Monjardin

Lasciamo l'albergue di Serena che non sono neanche le 6, ci sono pochi bagni e il traffico da e per le camerate, come immaginavamo, è sostenuto già a quell'ora.. qualcuno ha visto bene di fare alcuni esercizi di riscaldamento sotto il sacco a pelo, il ritmo frusciato entra nelle orecchie ed è un'impresa tenere gli occhi chiusi e allungare la notte.
Usciamo dal paese per una discesa acciottolata che ci porta fino alle rovine di un ponte romano, la luce è ancora tenue, la pianura ci accoglie silenziosa.. i vitigni ci fanno la ola e ci accompagnano fino ad una pettatina che aggrediamo con un buon ritmo.
Entriamo a Villatuerta che sono le 8, abbandoniamo gli zaini poco fuori da un barrettino che già d'acchito non promette bene, il tempo di entrare, guardarci intorno che ripieghiamo mesti verso l'uscita; la colazione è un momento sacro, importante.. non può esser spesa ovunque.. preferiamo andare avanti.. oltrepassiamo un altro ponticino romano.. ci accapiamo ad un altro bar senza entrarci.. tiriamo ancora dritto.. neanche il secondo soddisfa il nostro immaginario.. selettivi, stamani sta diventando peggio di una puntata di cucine da incubo, Cannavacciuolo ci accompagna dentro e Bastianich ci fa sdubbiare.. TripAdvisor per fortuna ci viene in aiuto, c'è un terzo ed ultimo bar alla fine del paese.. chiuso.. non ci resta che ritornar sui nostri passi fino al primo bar che abbiamo incrociato entrando in paese e rinunciare per la prima mattina alla tortilla di rito, riattraversiamo quindi il Rio Irantzu e ci riaccapiamo ancor più mesti al barrettino invaso da piccoli pellegrini.
Ripartiamo senza aver soddisfatto ne il palato ne la tradizione.. il sole oramai è padrone incontrastato del cielo sopra di noi e ci fa sentire la sua presenza.. mi ritrovo solo col mio ginocchio che si lamenta.. niente a che vedere con le urla di anno scorso, ma l'abbinata caldoginocchio è un altro zaino con il quale convivere.
Mi ritrovo a poche centinaia di metri da Estella quando il gruppetto di piccoli pellegrini incocciati al bar di Villatuerta mi s'infila correndo tra le gambe e mi precede ad una fonte che ci accoglie a braccia aperte, attendo silenzioso e paziente il mio turno, ma l'abbeverata degenera in alcune docce e guerriglie degne del miglior ferragosto finché non interviene un adulto.. sorrido, avanzo verso la truppa mezza di gavettoni che si allarga per farmi strada.. non resisto e dopo alcuni sorsi immergo lentamente la testa sotto il getto.. non vorrei toglierla più, ma i piccoli mi fanno da palo e il loro sguardo mi chiede il conto.
Cinque minuti ed è il turno di Sergino.. docciati entriamo in paese che sono le dieci e mezzo, ci arrampichiamo faticosamente sulla scalinata che porta alla chiesa di San Pedro de la Rua.. sessantotto scalini che diventano 138 al ritorno.. ci guardiamo sfiniti come avessimo fatto un altra volta l'alto del perdono.
Riprendiamo la camminata passando davanti all'ufficio del turismo e all'ascensore che ci avrebbe portato fino alla chiesa, ci ridiamo un po' su e ci inoltriamo verso Irache dove ci attende la fonte della Cantina locale.. costruita nei primi anni novanta disseta i pellegrini diretti a Santiago lasciando loro la scelta tra acqua e vino.
Il vino ci rilassa e ci da l'energia giusta per ripartire nuovamente.. la boscaglia poco dopo il Monastero ci accompagna fino a Azqueta.. il ritmo è buono nonostante il caldo stia diventando pesante sia sulla mente che sulle gambe. Ci sono ancora cento metri di dislivello da affrontare e lo faremo che da poco son passate le 14.. intanto la terra rossa si impadronisce dei nostri scarponcini, i quattro km e il sole a picco rendono tutto molto simpatico.. non c'è un albero a sognarlo.
La sosta all'ingresso di Azqueta non è concordata, ma necessaria.. siamo già alti, il vento fresco sembra volerci bene e non ce lo nasconde.. ristoratrice e benefica, salutiamo Azqueta col sorriso stanco.
La collina che ci separa da Villamayor sembra uno dei campi di Holly e Benji, non finisce più finché  finalmente non si accasa la campana di una chiesa che ci saluta.. appare piano piano tutto il campanile e il nostro sorriso si allarga insieme alla vista del paese.
Una chiesa, due albergue, una tenda e un bar per la cena.. intorno campagna a perdita d'occhio.
E' il cammino duemilasedici.. perfetta fotografia, noi e il nulla attorno.. nessuna velocità consentita.. movimento lento e immersione totale in un mondo che purtroppo vive solo in qualche cassetto chiuso della nostra memoria.. i polmoni tornano a respirare al ritmo giusto, aprendosi completamente.. nessuna pressione.. nessuna fretta.. il tempo si allunga e i minuti, le ore ci danno modo di assaporare bene il gusto di una vita che tutti senz'altro avevamo scelto appena nati, quando nel warm up hai la possibilità di montare le gomme più adatte alla gara che sei chiamato a correre, poi crescendo pare tutto scelto dagli sponsor.. e tu devi correre, annaspare, sgomitare a ritmi che non ti appartengono.
Ci ritroviamo a pianificare le prossime tappe con lo spirito che ci ha indirizzato le precedenti e decidiamo che i venticinque km siano la distanza massima da percorrere quotidianamente.. ce lo vogliamo godere questo cammino, arriveremo a Burgos in tempo per prendere un pullman per Leon per poi decidere come arrivare a Santiago.
Ci avviamo per la cena attraversando la piazzetta del paese.. una sguardatina intorno.. di fatto siamo tutti pellegrini, il paese sembra un villaggio vacanze dedicato a noi.. mi gusto di buon grado un gazpacho guarnito con pezzetti di cocomero e terminiamo la nostra serata seduti su una panchina a frescheggiare mentre il sole colora il cielo, in attesa dell'ultimo minuto disponibile prima che i battenti di casa si chiudano per la notte, pensionati dentro.

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