... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

mercoledì 13 luglio 2016

Ventosa - Ciruena

Fa freddo, il cielo è coperto.. il sole fa una gran fatica, sgomita lassù ma non la vince.
Usciamo da Ventosa e ci infiliamo per l'ennesima giornata tra i filari.. i vigneti ben disegnati dall'uomo, sono la cornice quotidiana a queste latitudini.
Verso le 9 rientriamo di fatto sul cammino, il tracciato ci porta alle prime case di Najera, veri e propri palazzi di un paese cresciuto proponendo le stesse periferie non dissimili dalle nostre.. attraversiamo un ponte per arrivare finalmente a quel che sembra il centro storico e decidiamo di regalarci la colazione in un barrettino sulla riva del fiume Najerilla.
Il sole riesce a farci arrivare qualche raggio che ci riscalda ad intermittenza.. siamo gli unici clienti quando sentiamo scendere dal ponte un paio di voci connazionali.. lei parla, accusandolo di qualcosa, senza fermarsi mai.. lui che ribatte a monosillabi incastrandoci dentro qualche risatina soddisfatta.. sono coppia di bolognesi.. lui settantasette anni, bello tonico e perennemente sorridente, lei professoressa logorroica che non riprende fiato neanche quando smette di parlare.. il quadretto ci vede spettatori interessati di un racconto non stop di disavventure che hanno come protagonista solo ed esclusivamente lo sventurato compagno di questa versione emiliana della più famosa sig.na Rottermeier, riesce a farsi le domande e dandoci poi le risposte che nessuno di noi le ha chiesto.. spettatori muti che non riescono ad inserirsi nel monologo bolognese.. il pellegrino che accompagna la professoressa sembra abituato e tiene botta con un registro al limite della paraculaggine.. ma forse è l'unica via per mantenere intatta lucidità e serenità in un amicizia leggermente squilibrata nei rapporti di forza a favore della teacher.
Attraversiamo la parte vecchia di Najera e non senza qualche difficoltà ci inerpichiamo per una salita che ci allontana dall'abitato lungo un percorso di terra rossa.. lo sterrato scende poi in una gola, un vero e proprio piccolo Gran Canyon che si allarga poi nuovamente tra i vigneti per farci arrivare ad un bivio.
Distese di filari a perdita d'occhio che disegnano rette parallele senza fine.. davanti a noi due possibilità e due indicazioni differenti ma complementari che intrecciano il cammino con un percorso locale e finiscono per destabilizzare tutte le certezze che ci han portato fin qua.. tiriamo una monetina e decidiamo per la più ovvia, per noi.. il vento forte fischia negli orecchi e abbandoniamo gli ultimi tentennamenti avviandoci incerti davanti a noi finché un altro fischio a più riprese ci richiama l'attenzione.. un ciclista probabilmente abituato a far da vigile a pellegrini poco ravveduti.
Ritorniamo sui nostri passi scuotendo la testa e sorridendo a denti stretti.. il panorama intorno resta intatto per alcuni km.. terra rossa e vigne.. vigne e terra rossa.. la Rioja.
Pranziamo ad Azofra, il classico paesino che vive grazie al cammino, raggiungiamo la chiesa, chiusa, e inganniamo l'attesa fingendo interesse per le scritte che riempiono la facciata.. sono le 1130 e ci par presto per pranzare, paese inutile.
Azzardiamo un pranzetto all'aperto, ma lassù non son d'accordo e la temperatura ritorna rigida come a febbraio appena ci viene apparecchiato.. finiamo ovviamente per sfinirci in un pranzo domenicale degno di un qualsiasi avvenimento da festeggiare e ripartiamo che sono da poco battute le una e trenta.
I vigneti che ci hanno accompagnato finora diminuiscono piano piano favorendo distese di grano.. il bianco dello sterrato e l'oro del grano fan comunella e si alleano con un sole che a intermittenza arriva deciso sulle nostre teste.. finiamo col ringraziare qualche piccola nuvola passeggera che ci rende più gradevole il passo anche se per pochi metri.
L'ultimo tratto prima di Ciruena ci presenta la solita pendenza simpatica.. la affrontiamo consapevoli che ci aspetta la bandiera a scacchi, un'oretta scarsa ma la sentiamo tutta..
Il grano lascia spazio a un campo da golf che ci introduce a un complesso residenziale nuovo di zecca.. ci chiediamo cosa ci possa significare un vero e proprio villaggio degno delle coste sarde a queste latitudini.. l'agglomerato sembra abbandonato, un intero paese appena costruito, in vendita.. e i nostri passi sono l'unico rumore che ci fa compagnia.. superiamo due pellegrini che si trascinano e arriviamo al paese vecchio che sono quasi le quattro del pomeriggio.
Troviamo l'albergue che avevamo prenotato.. è una casa privata in realtà, su tre piani.. 6 letti al nostro, parquet per terra e addio allo spirito che dovrebbe sempre incollarti al cammino.
Decidiamo di non cenare in casa.. a Sergino non sfagiola troppo la tavolata d'ingresso e troviamo senza fatica l'unico bar del posto.. Ciruena vecchia son due strade due e sarebbe stato impossibile non trovarlo, entriamo che son le 19, la tipa di là dal bancone ci squadra dubbiosa come se non ci aspettasse.. si affaccia la cuoca, palesemente improvvisata per le necessità e bofonchia neanche tanto sommessamente qualcosa, non sembriamo così graditi, ma la fame comincia a galoppare su per lo stomaco e l'acquolina sale fino a diventar ingestibile.
Ci sediamo e ci ritroviamo a cenare con i due pellegrini superati poco dopo il campo da golf.. una coppia strana, due ragazzi, uno romano e uno torinese.. si sono conosciuti durante le prime tratte dopo Saint Jean.. ci raccontano i loro primi passi.. km su km senza sosta, dolori e vesciche.. tappe da quaranta km.. un po' ci rivediamo alle nostre prime anno scorso quando spinti dalla novità volevamo mangiare i km senza star li a goderci tutto quel che ci capitava, ma il cammino è altra cosa.. non importa arrivare.. non è importante quando.. è quel che attraversi e ti succede.. Santiago è la meta, ma è camminare il vero motivo.. vivere ogni singola ora, ogni scalino, discesa.. salita e improvviso impedimento ti possa capitare.. e solo quando riesci a capirlo.. solo allora comincia il tuo cammino, il resto è trekking.
Rientriamo in albergue, la camera è ancora vuota.. par d'essere a casa, finché non arriva l'anziana signora con la tosse e la figlia... buffo il cammino, km e km, ognuno col proprio passo e poi ci ritroviamo quando meno te l'aspetti.. son preoccupato solo per la tosse e il mio sonno leggero.

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