... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

martedì 12 luglio 2016

Logrono - Ventosa

Ripercorriamo il selciato di sampietrini che ci ripropone la piazza del gioco dell'oca e la fonte del pellegrino, sono le 640 e già ci sono un paio di pellegrini che riempiono le borracce.. non possiamo far diversamente, è evidente che si tratta di un must che non possiamo ignorare e ripartiamo lasciandoci Logrono alle spalle attraversando nuovamente il fiume Ebro.
Il parco cittadino, curatissimo, sembra non avere fine.. un vero e proprio polmone verde che accerchia la parte nord della città, il tempo fa culaia, si direbbe dalle nostre parti e la temperatura è quasi autunnale.
Un paio d'ore di cammino e usciamo definitivamente dal parco grazie a Gandalf, un personaggio ovviamente barbuto, che ci timbra la credenziale e ci augura in una qualche lingua volutamente sconosciuta un buon cammino che finisce però per rendere tutta la sceneggiatura quasi comica.
La salita che ci aspetta è resa eroica da una pioggerellina che era oramai nell'aria.. Logrono ci saluta alle nostre spalle oramai avvolta tra le nebbie mattutine, il traffico ancora sonnecchia timido, sono quasi le nove e la movida spagnola è solo un ricordo.
Arriviamo a Navarrete costeggiando l'autostrada, sono le 920.. la sagoma del toro che ci controlla dall'alto sembra vigilare su questa metà di Spagna, la colazione non riesce a rientrare neanche tra le prime dieci, ma la sosta viene ripagata dalla visita della chiesa di Santa Maria.
Mancano solamente 8 km a Ventosa e l'uscita da Navarrete è un vero e proprio esodo.. ci ritroviamo intruppati in un gruppone che solo dopo qualche centinaia di metri scopriamo essere una coda degli zii di ieri sera..
Ragioniamo un po' col prof sulla velocità con cui apriamo e chiudiamo le tappe quest'anno, potremmo azzardare sicuramente qualcosa in più.. nelle gambe abbiamo senza dubbio dei km di riserva che siamo in grado di rischiare, ma nessuno dei due ha la voglia ne la necessità di mettere in discussione la modalità, l'approccio con il quale stiamo affrontando questa parte qua di cammino... nessun atto eroico, nessuna missione da portare a termine, nessun limite da spostare.. solo ed esclusivamente voglia di godersi il cammino stesso.. è la maturità che ci mancava anno scorso, ed è la serenità che sentiamo addosso con questo passo da pensionati che ci accompagna comunque lontano quanto dodici mesi fa.. abbiamo sulle gambe gli stessi identici km.. è la testa che viaggia ad una velocità differente, si è alleata con il cuore e insieme comandano sul resto ed è questa la parte fondamentale..
Ci perdiamo per un viottolo che sconfina in un vitigno, la potatura in corso mi cattura l'attenzione, vere e proprie bastonate a liberar i grappoli dalle foglie, un arte in piena regola perché a cadere sono solo quelle, il grappolo invece sta li, se la ride e si gode il sole che finalmente lo riscalda.
Lo sterrato finisce lungo la statale, costeggiandola fino a quando sulla nostra sinistra non appare finalmente Ventosa che ci aspetta con il suo unico albergue, chiuso come da tradizione.
Spendiamo l'attesa all'interno del parchetto cittadino, scopro lo scatto multiplo dell'iphone e ci intestardiamo in evoluzioni artistiche che poco hanno a che fare con l'agilità, ma che ci rubano momenti ludici pieni di risate ingestibili che ci riportano alle ricreazioni scolastiche e ci spingono però a migliorare le nostre stupide performances ginniche immortalate dalla mia nuova scoperta tecnologica.
L'albergue, privato, ci regala attimi di turismo inaspettato.. dividiamo la stanza con altri sei pellegrini, ma l'ambientazione rasenta l'alberghetto di paese.
Finiamo per cenare che in italia è ora di aperitivo e risaliamo lentamente verso l'albergue che il sole non ne vuole ancora sapere di andarsene a letto.. il paese semideserto, la luce tenue del tramonto, la pettatina e sopratutto l'ennesima tortilla degnamente annaffiata da litri di cerveza ci rallentano il passo.. le infradito e i sanpietrini ci impongono un'attenzione che non siamo più in grado di garantirci e finiamo così quasi per scontrarci con un'anziana signora, unica superstite di Ventosa.
L'aggancio è immediato, si tratta in realtà di un vero e proprio placcaggio dal quale non riusciamo a liberarci.. sulle prime note sembra tutto regolare.. la trama è classica, le domande di rito e le risposte, data l'età dell'interlocutrice, rasentano il servizievole finché la sceneggiatura non piega verso una china che perde i propri confini nei tempi andati.. gli occhi dell'anziana si inumidiscono, lo spagnolo, tremolante già all'inizio, diventa un filo di voce che mantiene però la velocità impazzita tipica degli spagnoli e ci rende praticamente sordi a qualsiasi espressione.
Mi ritrovo a tu per tu con la nostalgica che mi racconta di Franco, del marito probabilmente perso durante la guerra civile.. si rasenta la telenovela con palesi accuse ai fascisti italiani che vennero qua a rubar oro, lavoro e donne.. gli occhi della spagnola adesso sono puntati dritto nei miei e sono ricolmi di lacrime.. la situazione non è più controllabile e mi giro lanciando un Sos a Sergino che non ritrovo più a portata di mano.. la vecchia non smette di parlarmi, lo spagnolo che mi arriva oramai è una lingua di altri tempi, mi sento toccare un braccio, mi rigiro a controllare.. l'anziana mi reclama attenzione, ma il panico da rapimento oramai si è impossessato di me, mi rigiro nuovamente alla ricerca del prof che riesco a ripescare con gli occhi oramai dieci metri più avanti, mentre di spalle finge, il falso, una telefonata improvvisa e se ne va ridendo come un pazzo.. un rapimento con abbandono nello stesso istante.. lo offendo con le prime parole che mi escono da una voce strozzata da una risata che ha la meglio su di me e gli giuro che la pagherà cara.
Riesco a svincolarmi gentilmente dalla presa che oramai mi stringeva il braccio e abbozzo un paio di adios in loop accompagnati da eloquenti gesti di un ringraziamento palesemente forzato, cerco di rendere meno amaro il distacco per la vecchia che in ultima battuta tenta l'asso dell'invito a casa.. il terrore si impossessa di me e con un scatto che non avrei più creduto di avere riesco a mettere quei metri di libertà sufficienti tra me e il mio aguzzino puntando dritto verso il prof che oramai salvo si gira finalmente verso di me; ha il volto sfinito dalle lacrime e dalle risate l'infame traditore, e pretenderebbe pure di prendersi gioco di me.. fortuna sua che la porta dell'albergue è li a un passo.

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