... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

giovedì 14 luglio 2016

Ciruena - Viloria de Rioja

L'aria di casa ci regala un calduccio inaspettato e rigirarsi sotto la coperta sa poco di pellegrini, ma è una reazione naturale che non riusciamo a gestire.. non ce lo diciamo neanche, ma d'accordo mentalmente rimandiamo la sveglia almeno un paio di volte.
Usciamo finalmente che sono le sette.. borghesi, rallentati dal torpore dell'appartamento ma i dieci gradi spagnoli ci riportano alla realtà in pochi passi.. decidiamo, forzatamente vista la nullità totale nei primi km, di saltare la colazione e rimandarla all'arrivo a Santo Domingo de la Calzada, conosciuta tra i pellegrini per il ponte sul fiume Oja e la leggenda del gallo e la gallina.
Il sole finalmente ci riscalda e rende piacevole il giro per l'Avenida Re Juan Carlos, viale principale del paese, i negozi e i ristoranti sono ancora chiusi così risultiamo gli unici passi che calpestano questa inaspettata area pedonale.. alle 10 oltrepassiamo il ponte per uscir dall'abitato.
I campi di grano sono nuovamente la nostra cornice.. i canali di irrigazione che corrono veloci lungo il perimetro mi rimandano alla prima nostra uscita da Leon a San Martin del Camino.. trecentosessantacinque giorni fa.. ci stiamo avvicinando alla Castiglia.. nuovamente, un anno più tardi.
Ore 11, entriamo a Granon.. paesino di quattrocento anime attraversato da est a ovest da un vicolino  largo appena quattro braccia che si merita lo stesso il titolo di Calle Mayor, una chiesa senza timbro e un alimentari ci impegnano il quarto d'ora che trascorriamo tra l'ingresso e l'uscita dal paese..  gran parte del quarto d'ora lo perdiamo all'alimentari dove compriamo qualche frutto.. offre il prof che, giusto per sport, finisce per contestare la manciatina di resto che gli spetta, parte una trattativa estenuante che fonda le origini del contendere su cinquanta fortuitissimi centesimi che l'hermano pretende con fermezza e che la spagnola invece si rifiuta di rendergli. La trattativa non è mai totalmente equilibrata, la bilancia pesa a sfavore della spagnola e si conclude dopo quasi dieci minuti quando Sergino le conta uno a uno, con l'indice ben puntato sulle mani i ramini contestati..
Ore 12, rientriamo in Castiglia, per la seconda volta in due anni e ritorniamo a costeggiare la nostra benamata N-120 quando ci appare all'orizzonte Redecilla del Camino, l'ora del pranzo è arrivata galoppando, ma ancora non riusciamo a trovar qualcosa di degno per la nostra sosta di metà giornata.
Il paesino comincia e finisce con lo stesso sguardo ma propone d'acchito un nuovissimo ufficio turistico che risulta palesemente sovradimensionato per l'abitato, entriamo e chiedo immediatamente di un qualsiasi un punto ristoro.. la tipa al bancone non rispecchia la grandeur del punto informativo e non capisce l'inglese.. parla solo lo spagnolo così riusciamo a capirci solo barcamenandoci un pochino a segni e parole più o meno simili tra le nostre lingue.
Continuiamo il nostro passo fino a Castildelgado quando ci imbattiamo in un ristorante che apre i battenti sul passo principale, un'arteria trafficatissima, ha il parcheggio invaso da camion e autoarticolati.. non è la classica trattoria, ne il localino tipico, ma se la regola vale anche in Spagna, dove ci sono i camionisti male non si dovrebbe mangiare.
Sta diventando un cammino enogastronomico..
Riusciamo a ripartire nonostante il pranzo degno di una comunione e arriviamo a tappa che son da poco passate le due e mezzo, Viloria de Rioja è ancora più piccolo di Redecilla se possibile.. ed è completamente abbandonato, almeno questa è la sensazione, ma si sa che a queste latitudini fino al tardo pomeriggio non si muove foglia.
Il primo albergue ci accoglie appena entrati in paese, ma la nostra destinazione è un'altra, sulla guida che ho scaricato dal sito dei pellegrini di belluno c'è un'intera pagina dedicata al refugio di Acacio e Orietta e la promessa di una sosta che avrebbe lasciato il proprio segno ci ha convinti a preferirli.
L'ambiente ci accoglie con la calma e la tranquillità che la musica in sottofondo ci consiglia, l'incenso che inonda l'ingresso fa il resto.. Presi dalla curiosità che ci reclama questo refugio ci accorgiamo di Acacio solo dopo un pò.. se ne sta seduto sulla sinistra e ci aspetta per le formalità burocratiche senza scomporsi più di tanto, si alza solo per farci fare un giro dell'albergue.. la struttura è particolare, sembra ricavato nella roccia, le pareti in pietra e i pavimenti grezzi, i dieci posti letto e il tavolo per la cena comunitaria.. tutto concorre a farci sentire ovunque tranne che in un albergue.
Poco prima di cena arrivano altre due pellegrine, una statunitense e una danese.. amiche grazie a un percorso professionale che le ha fatte incontrare in Sud America anni fa.. ci ritroviamo a tavola tutti insieme, Acacio e Orietta compresi.. lui brasiliano di origini portoghesi, lei vicentina.. ambedue da svariati anni sul cammino.. con il loro particolarissimo Refugio.
La cena abbondante, il clima familiare e l'ottimo caffè, caso raro in Spagna, tutto facilita lo scambio, la dialettica e la confidenza.. i ragionamenti che riusciamo a scambiarci con un inglese e un italiano che giocano a ping pong con una pallina spagnola raggiungono picchi oltremodo interessanti.. si parla di porte parallele.. di altre dimensioni, della necessità di quote più normali.. di società costruite per gestire al meglio l'individuo per il raggiungimento di obbiettivi dove nulla è fatto per il bene comune, tutto per l'interesse di pochi.. suona tutto come familiare, come chiacchierate fatte e rifatte mille volte.. la consapevolezza che tutti e sei nonostante la differente provenienza abbiamo nel parlare di quel che ci gira attorno crea un movimento interno ad ognuno che alimenta voglia, forza e allo stesso tempo lascia quel pizzico di amaro che arriva alla fine quando ci rendiamo conto che lo sforzo per cambiare anche solo piccole virgole risulterebbe probabilmente inutile perché la sensazione più grande è quella di esser piccoli all'interno di un meccanismo troppo più enorme di noi stessi.
Ce ne andiamo a letto grati della bella serata passata, posticipiamo volentieri la sveglia alle 630 per poter fare colazione con Orietta e le altre due pellegrine. Acacio è in Portogallo a presenziare a una delle tante conferenze improntate totalmente sul cammino di Santiago, è il personaggio di casa e giustamente ha un suo ruolo sia nella coppia che fuori le mura casalinghe..

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