... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

domenica 10 luglio 2016

Villamayor - Torres del Rio

Vengo svegliato piano piano da un tossire costante che mi entra nelle orecchie e non ne vuole sapere di smettere.. apro gli occhi senza muovermi e mi passano di fianco le due teste dei surfisti americani che se ne vanno, non sono neanche le quattro.. fuori è buio e la finestra davanti a me è aperta, ma non si muove foglia ed io sono bagnato come appena uscito dalla doccia.
Provo a richiudere gli occhi, adesso è una vera e propria orchestra, l'anziana signora che tossisce, un paio di zip che si muovono a ritmo e la sveglia dei due orientali che squilla ad un volume che risulta impressionante per tutti tranne che per loro, non mi resta che scendere dal letto e uscire in mutande sul balconcino, finalmente un po' di fresco..e davanti a me la Navarra che da quassù appare infinita.
Ore 630, si parte.. usciamo da Villamayor per una dolce discesa sterrata accompagnati da muretti a secco, manteniamo l'abbrivio iniziale con l'inerzia che ci viene regalata dalla pendenza.. a fondo valle la N-1110 taglia netta il nostro panorama da destra a sinistra, semideserta, ci ricorda che è domenica anche per gli spagnoli.
Un'ora e mezzo di filari di viti e gli oramai soliti infiniti campi di grano che ci riempiono occhi e pensieri.. allentiamo il ritmo e ci ingarelliamo in performances musicali che abbracciano Massimo Ranieri, Renzo Arbore ed altri neomelodici con qualche deviazione su Sanpei, il pescatore dalle famose orecchie a sventola, tanto cari ai viaggi in auto del piccolo prof.
Dopo una piccola sosta alla prima ombra utile il tracciato si snoda fortunatamente lungo una pineta che poco più in alto sulla nostra destra ci rinfresca il passo riparandoci da un sole oramai padrone incontrastato del cielo e della temperatura.
Entriamo a Los Arcos che sono appena le 9, percorriamo la onnipresente Calle Major, un vicolo stretto nell'ombra delle palazzine di tre piani che si aiutano a farsi fresco cercandosi lassù con i tetti, una Via de' Magazzini in miniatura che ci porta fino a Plaza de Santa Maria.
La piazzetta si va riempiendo a poco a poco.. qualche barista ritardatario deve ancora sistemare tavoli sedie e ombrelloni.. si batte la fiacca in terra di spagna, si finisce per prendere d'assalto l'unico che ha nel ritmo lo stesso passo dei pellegrini o meno romanticamente più affine al commercio.. ci sediamo per la nostra colazione quando appaiono prima le due tedesche poi l'americana incrociata all'aeroporto di Biarritz, diventa un pitstop obbligatorio per qualsiasi pellegrino e noi ce lo godiamo appieno allungando la siesta fino alle 11 procurandoci del ghiaccio per i nostri acciacchi e azzardando pure due infradito per alleggerire la stanchezza dei piedi, il tracciato profuma di tappina, mancano solo 8km e ne approfittiamo per visitare la bellissima chiesa di Santa Maria.
Il paesaggio che ci aspetta non cambia, usciti da Los Arcos entriamo in una pianura incontrastata di grano.. a perdita d'occhio.. intermezzi di verde e noi nel mezzo sullo sterrato bianco che ci riflette con piccoli flash degni della migliore reflex il nostro compagno di viaggio più caldo che potevamo sperare.
Finiamo per allungarci.. Sergio mi va via con un bel ritmo e mi scappa dallo sguardo.. lo intravedo laggiù.. sempre più piccolo che mi fa da lepre.. ogni tanto un refolino di vento ci asciuga il sudore che scorre a fiumi sulla fronte.. riesco a mantenere intatta la distanza dal prof, il ginocchio risponde bene, è un passo perfetto.. lo vedo che si toglie uno spallaccio per prendersi la borraccia senza smettere di camminare e mi ricordo che ho sete pure io, libero al spalla sinistra e prendo la borraccia di destra che mi si propone praticamente da sola.. è impossibile oggi smettere di camminare.. effetto benefico della pianura
"ehi.. buddy, i recognize your tattoo!!" mi arriva da dietro Denise, di gran carriera.. mi passa a fianco e riesco a scambiarci due parole mentre mi sorpassa e se ne va di spalle.. è in formissima l'americana, le indico Sergio laggiù in fondo che tira le fila di tutti i pellegrini dopo di lui e ci salutiamo.. nessuno rallenta il ritmo.. nessuno si ferma.
Appena Torres del Rio si fa più nitida sullo sfondo improvvisamente il tracciato ci tira verso destra come a volerla scansare.. ci infiliamo tra i vigneti e gli ulivi che la proteggono dalle distese di grano, è mezzogiorno, e lui lassù punta dritto sul mio cappellino di paglia, maledetto.
Mezz'ora e finisce lo sterrato, mi impadronisco dell'asfalto che girandomi a sinistra mi mette finalmente Torres del Rio nel mirino.. un chilometro ancora... quattro puntini lontani che sembrano fermi ma irraggiungibili, sulla destra il primo, il rosso dello zaino del mio hermano.. qualche centinaia di metri prima di me.. da solo in mezzo alla carreggiata, mi sento un po' Forrest Gump.. vorrei poter dire che sono un po' stanchino, specie quando scopro che Torres del Rio in realtà è Sansol.
Decidiamo di fermarci e pranzare a bocadillo con atún, Cerveza e piedi a mollo in acqua salata..
Raggiungiamo finalmente la Pata de Oca, nostro albergue per la notte.. è una vera è propria camerata a tetto, una ventina di letti e un caldo che non ci vuole abbandonare. 
Qualche bicchiere di Sangria e ci abbandoniamo al riposo.. Sergino crolla in un sonno notturno mentre io girello per il paesino.. l'unica Tienda presente riapre alle 18.. è siesta per tutti.
A cena ritroviamo Denise e due milanesi.. ci raccontiamo un po del nostro cammino, si suda a star fermi, il seminterrato che ci accoglie per la cena pare una stufa accesa e non vediamo l'ora di risalire a una temperatura più degna.
La serata propone la finale del campionato Europeo, nonostante la sicurezza teutonica del ragazzetto di qualche sera fa saranno Portogallo e Francia a giocarsi la coppa.. non ci resta che sedersi come al circolino, birra pronta e tifare per i più deboli..
Pronti, via e l'unica speranza del Portogallo si infortuna.. Senza CR7, a Parigi.. è praticamente scritta.. ma al novantesimo abbandoniamo le tribune sullo zeroazero.. 
Le operazioni di imbustamento sono più difficoltose di quel che immaginavamo.. la camerata è in overbooking per l'arrivo di un gruppo di anzianotti che ha praticamente conquistato ogni centimetro.. la nostra privacy tanto apprezzata all'arrivo ci ha abbandonato, ma riusciamo a prendere sonno nonostante i vecchi parlottino da un letto a un altro come ragazzini al primo campeggio insieme.
Qualche ora di sonno e il caldo mi bussa nuovamente alle orecchie insieme a una voce sempre più forte.. sempre meno intonata.. qualcuno deve aver tirato a fondo la brocca di Sangria la fuori e adesso ci allieta con le tipiche melodie spagnole, peccato per l'incedere stonato e la voce rauca di chi sogna Sanremo cantando davanti allo specchio con lo spazzolino in mano, mi ricordo del cellulare in carica e in un impeto di agonismo notturno mai sperato, mi butto dal letto a castello e lo recupero.. messaggio dall'Italia: Portogallo campione.. sorrido e mi rituffo nel mio sudario.. ha vinto il romanticismo.

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