... Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica [...] quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo... Luigi Ridolfi

lunedì 8 giugno 2015

l'antica via degli etruschi, Prato-Boccadirio

Quando Sergio mi propose la notturna di inizio giugno faceva freddo, probabilmente pioveva, era un pensiero lontano, era fine inverno e all'estate veramente non ci pensavo, ma come sempre mi son ritrovato a comprare la frontale poche ore prima della partenza girellando per le corsie di Decathlon  con la classica euforia adolescente, quella alla Bruno Sacchi per intendersi, entri per una biro e esci con mezza cartoleria, mappamondo retroilluminato compreso.
Riesco a non arrivare in orario e questo mi fa sentire ancora me stesso, dobbiamo essere a Prato per le 2030-20e45.. e in quel quarto d'ora, quel pressappoco, più o meno, gente come me ci si crogiola, ne approfitta.. ne gode proprio, loro non lo sanno o fanno finta di non saperlo per potersi risentire, sciocchi.. Arriviamo dopo qualche conato di vomito, la Mirellina guida la Swift come Vettel la Ferrari ma Sergino non ha la stoffa del buon navigatore e le curve diventano improvvide derapate..
Son curioso, non sto nella pelle.. curioso di vedere gli altri, gli equipaggiamenti, chi avrà i bastoncini che il prof ha fatto diventare finalmente una coppia, che scarpe indosseranno, mi aspetto quattordici supereroi pronti a tutto.. mi ritrovo davanti tutt'altro e questo mi rilassa, qualcuno già si conosce, i bastoncini non mancano praticamente a nessuno tranne che a me, questo li rende tutti molto più preparati e professionali del sottoscritto, ma dimostrerò di non averne bisogno.. ci fermiamo giusto per una breve presentazione del percorso, Marco, la nostra guida, ha il giusto profilo per apparire preparato, coinvolgente e affidabile.
Si parte che son le 2130, l'antica via degli etruschi diventata poi percorso per un pellegrinaggio fino al Santuario di Boccadirio, nostra destinazione, 35km di natura che le suore un tempo affrontavano senza Salomon ai piedi, ne pantaloncini tecnici.. figuriamoci i bastoncini da nordic.. due cimose ai piedi e via andare.. neanche il tempo di gustarsi la brezza che ci accompagna e Franchino lancia la volata.. spesso richiamato in gruppo finirà per esser relegato in coda a chiuderlo sperando che il passo medio di quattordici pellegrini ne rallenti la voglia di andarsene in fuga.. mezz'ora e due cinghiali ci danno il benvenuto nel bosco, attenuiamo le frontali e aspettiamo che il silenzio riprenda spazio..
Prima sosta, il gruppo rifiata, la Veronica macina parole su parole, cominciamo a scambiarci battute e prime impressioni.. Io parlotto sottovoce col prof, Marco ci guarda e ci fa:".. quindi voi due avete davvero intenzione di fare il cammino quest'estate?"
Io mi giro verso il prof e sorridendo rispondo di rimando a Marco:".. intenzione.., abbiam già fissato il volo, si parte a metà luglio.. è certo che lo facciamo" da adesso in poi noi due, in due, saremo il gruppo Santiago.. come nel canottaggio, un 2 con.. la Mirellina.
Cerco di mantenere il passo dei primi, non per sfida, ma per ascoltare i racconti, le esperienze che Marco con gli altri che guidano il gruppo si scambiano, imparo così che questi 35km li avremmo potuti affrontare anche senza cibo... sarebbero sufficienti 5000 calorie, un kg di grasso.. che tutti avremo in meno l'indomani mattina, e adesso so anche che la temperatura minima si raggiunge un'ora prima dell'alba.. lo so, non mi cambiano la vita, ma ogni singola parola che esce e mi arriva, riempie.. la sento bene dentro, son comunque le esperienze quelle che mi restano di più a giro per la testa, gli aneddoti, le uscite precedenti, c'è chi ha già fatto una parte del cammino, chi il passatore, chi questa fantomatica Piazza a Piazza.. le mie gambe rispondono bene, mi piace esserci..
In un paio d'ore passiamo da Prato a Monte Maggiore, 900 e passa metri di dislivello che si sentono, non fanno selezione, ma è il tratto più duro che affronteremo.. ci fermiamo per una decina di minuti nei pressi della croce con una mandrietta di cavalli belli liberi che ci sguardano da lontano.. Prato dorme laggiù a valle, i moscerini sembrano impazzire per le nostre frontali e il buio oramai ci avvolge..
Proseguiamo sul crinale che vede Schignano in basso sulla sinistra, ci infiliamo nuovamente nel bosco e cominciamo una breve discesa che, ho imparato anche questo, nove volte su dieci porta a una pettatina incredibile.. Franchino l'annusa da prima e strappa il gruppo finendo per sparire oltre i nostri occhi...
Marco e altri due richiamano la lepre cazziandolo in modalità padri di famiglia.. il gruppo viaggia in gruppo, non si accettano eroi solitari.. Franchino sembra capire e d'ora in poi non farà altro che allungare e indietreggiare, un elastico a tenere unito il gruppo dalla testa al culo, ma si vede che soffre..
Il tracciato si allarga.. noi facciamo lo stesso, pettiniamo il percorso e ripenso a quei soldati che durante la prima guerra mondiale marciavano senza confini per poi farsi ammazzare... altro che suore.. altro che Cai, comincia un interminabile saliscendi, i moscerini hanno sempre la meglio, par d'essere in una scena di "tutta colpa del paradiso" quando Francesco smanacca mezz'ora lottando inutilmente con una mosca, preferisco spesso spegnere la frontale per evitar di mangiare volate intere di moscerini che continuano a bussare insistenti sulle mie gote.. i miei polmoni mi fanno gioire... non ansimo, ne fatico.. le gambe reggono.. è un check continuo.. soddisfacente.
Ogni tanto rincrocio il prof che ancora non maneggia con destrezza i propri bastoncini finendo per infilarmeli un paio di volte tra le gambe e quando non lo fa glieli pesto io da dietro, ci accordiamo per mantenere una distanza di sicurezza di almeno due o tre metri, ne va dei bastoncini e delle mie gambe.
Sulla destra intanto ci accompagna fiera una bellissima luna rossa in alto e la diga di bilancino in basso, alle 240 si intravedono tre luci in croce sulla sinistra, Montecuccoli.. punto ristoro.. non vedo l'ora di esserci, non foss'altro per i panini e il farro che ci siam portati dietro, non lo penso neanche che parte una sequela infinita di campanacci.. un gregge che si porta dietro un bel maremmano incazzato a dovere che si avvicina nel buio facendosi largo a ringhiate da film che Cujo di Stephen King pare un cucciolino e non promette certo una festa.. mi faccio prestare un bastoncino dal prof in attesa che spunti la belva crudele.. se devo morire lo farò lottando.. non si capisce se c'è un recinto, se è legato.. domande inutili, ci risponde lui appena dieci metri da noi.. libero come Celeste Pin, ma meno sorridente. Ci prepariamo alla battaglia, quindici contro uno.. "restiamo uniti, non spingete" e mentre ci ritroviamo in coda pigiati e sereni come in una casa dell'orrore alle giostre il maremmano accenna uno scatto e alla mia destra gli risponde un urlo che neanche i Maori alla fine della Haka.. un secondo interminabile di silenzio, il maremmano smette di abbaiare e si ferma, indietreggia impaurito, non si sente ma tutti esclamiamo un oooohhh liberatorio, che ricorda tanto la soddisfazione mesta dopo i goal di Gomez, accompagnato da risatine e battutine isteriche da chi ha appena visto la morte in faccia.. il maremmano torna finalmente sui suoi passi ricoperto da insulti totalmente gratuiti colpevole di averci fatto veramente cacare addosso.
Si arriva a Montecuccoli, le tre luci in croce corrispondo a tre case tre di cui una adibita a circolo Mcl,
apparecchiamo, volano le scarpe e ceniamo che son le quattro di notte, qualcuno tenta la dormitina ristoratrice, mezz'ora e si riparte.. un centinaio di metri di asfalto e ci inoltriamo nuovamente nel bosco con una salitina che risulta perfetta post cena, si digerisce o si muore.
Si prosegue con l'obbiettivo di arrivare ai prati de le Soda che albeggia, spengiamo le frontali e il sole comincia a colorare il cielo sulla nostra destra.. alle 455 fa giorno ed è una strana sensazione.. da quasi fastidio, ma ci si abitua subito.. ci fermiamo ad un cancello aperto, mi bevo la seconda dose di Polase e ripartiamo alla volta di una pietraia, una simpatica salita che ci porta all'incrocio col sentiero della Linea Gotica... attraversiamo l'asfalto e ci buttiamo verso un'abetaia che sembra interminabile.. ogni volta che par d'esser arrivati è Marco che ci smonta indicandoci un punto lontanissimo dal quale poi mancheranno se va bene altre due ore di cammino.. cominciano a farsi sentire i primi dolorini, la schiena la lascerei volentieri a qualcun altro, i piedi mugugnano e mi immagino vesciche ogni dove.. il prof dal canto suo non gestisce più la parola, ma neanche i bastoncini che si muovono come avessero vita propria, lo guardo, un sambodromo... la Mirellina pare infaticabile.. mormora qualcosa che ce la rende sveglia.. di Franchino più nessuna traccia.. mi ritrovo un bastoncino del prof tra le mani, tentatore mi faccio pregare una volta e lo provo.
Quando Marco comincia a dire manca poco si intuisce che è solo un tentativo psicologico di tirarsi dietro tutto il gruppo.. la salita detta "stanca l'asino" parla da sola.. ripenso alle sorelle con le cimose ai piedi e ai moccoli che inevitabilmente volavano.. era un pellegrinaggio d'accordo, adesso però sta prendendo l'aria della passione.
Aumentano le soste, la Veronica pare appannata e cominciamo a passarci il suo zaino per non perderla del tutto.. io d'altro canto comincio a non sopportare più le soste, finiscono per spezzarmi un ritmo che ho guadagnato.. in parole povere se mi fermo non riparto, sia chiaro.
Siamo indietro di un'ora.. ci ritroviamo in un tratto che faticheremo a superare per colpa del fango, che da solo ha ridotto il percorso a un fiume impraticabile. Riusciamo a liberarcene e ci fermiamo nuovamente in uno slargo. In tre superano il gruppo e tentano la fuga, guardo Marco e gli chiedo il permesso di continuare.. mi lascio un po di persone indietro e comincio a camminare a passo sostenuto verso l'asfalto dove abbiamo appuntamento col resto del gruppo. Sento che altri due o tre mi seguono, non mi volto e mantengo il passo.. detto l'andatura, l'acido lattico oramai si è impadronito di me, non sento però più niente se non la voglia di arrivare, intravedo lassù in alto la fine del tracciato e l'inizio dell'asfalto, i due che mi seguono accennano uno scatto che mi lancia una sfida, parto pure io e cominciamo a ridere tutti e tre.. arrivo per primo su un traguardo immaginario e mi volto alzando le mani al cielo neanche Abebe Bikila nel '60 a Roma, ci fermiamo a recuperar fiato insieme ridendo per la strappatina degli ultimi venti metri... dopo dodici ore di cammino.. sono felice..
Ripartiamo col gruppo lasciando però che Veronica raggiunga il Santuario in auto prima di rientrare nel sentiero che ci ricongiungerà con lei... è una discesa unica e infinita.. per la testa e per i piedi.. sulla destra laggiù in fondo l'A1 a rompere gli equilibri di un paesaggio stupendo.
Manca veramente poco.. sbagliamo viottolino e infiliamo in casa di qualcuno che ci spiega gentilmente che la stanchezza ha avuto la meglio pure sulla testa, ripercorriamo in salita diverse centinaia di metri, Marco sembra spiritato.. si sente in colpa per l'errore e ci precede con un passo incredibile, di nuovo asfalto e finalmente la curva giusta, le campane mi aprono un sorriso stanco ma pieno, il Santuario appare nitidamente... siamo arrivati.
Ho paura a mettermi a sedere, ma ho promesso un po di sollievo ai miei piedi.. li immergo sotto un getto d'acqua talmente gelida da farmi male.. le facce del prof e della Mirellina all'arrivo pochi istanti dopo di me vengono immortalate da alcuni scatti che Marco ci regala, i bambini la mattina di natale son più seri..
Torniamo alla civiltà grazie a un passaggio made in casa Del Sesto, non riesco a tener gli occhi aperti e mi abbandono a me stesso contento di questa strana nottata, quattordici ore per arrivare a Roncobilaccio.. tanta tantissima fatica, ma ne è valsa la pena.. adesso posso andare a chiudere bottega felice.. Santiago non è mai stata così vicina..

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