E' il 17 febbraio 1530. In piazza Santa Croce c'è una gran folla che aspetta di vedere la partita di calcio in livrea tra i verdi di San Giovanni e i bianchi di Santo Spirito. Siamo in periodo di carnevale, ma i fiorentini hanno pochissima voglia di divertirsi: da quattro mesi la città è sotto assedio delle truppe imperiali di Carlo V. Era successo che tre anni prima, dopo il Sacco di Roma, sempre da parte degli imperiali, il popolo si era ribellato ai Medici e li aveva cacciati, instaurando la Repubblica. Il Papa era Clemente VII, figlio di Giuliano fratello del Magnifico; per lui era imperativo riportare i suoi consanguinei al potere. L'assedio sta mettendo a dura prova la città; si comincia a razionare i viveri, le condizioni igieniche stanno diventando preoccupanti, le palle di bombarda e di colubrina fischiano sul cielo di Firenze, ma la Repubblica resiste. Con tutto quello che stanno passando i fiorentini però non dimenticano il loro carattere e giocano una partita in Santa Croce, per farsi sentire e farsi vedere dagli assedianti, che dal Giramonte possono sbirciare dentro le mura. E per essere non soltanto sentiti ma veduti, misero una parte dei sonatori, con trombe ed altri strumenti in su il comingnolo del tetto di Santa Croce. Gli imperiali non apprezzarono molto la presa in giro e spararono una cannonata contro il gruppo dei sonatori, ma la palla passo alta, lasciando illesi uomini e comignolo. Dopodichè gli assedianti smisero di sparare e gli assediati continuarono a giocare fino al termine della partita. Chi vinse? Firenze tutta è ovvio. Poi però il gioco finì e la realtà prese il sopravvento. Nonostante la resistenza e il valore fiorentino, la genialità di Michelangelo che aveva fortificato la città, l'eroismo di Francesco Ferrucci nella battaglia di Gavinana, la città capitolò il 12 agosto 1530. Il tributo alla libertà era costato 44.000 morti su una popolazione di circa 100.000 abitanti. (fonte fiorentina informa 17 febbraio 2008)
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