le reazioni sono un po' le stesse.. finisco per dormire a tratti, svenendo.. mi ritrovo occhi spalancati come se fossi sveglio da ore.. nessuno sbadiglio, neanche per sbaglio.. e sono quasi le due, la wifi al monastero va a scatti.. il prof laggiù in basso se la dorme beato, come il resto della camerata.. mi riguardo le foto di questi quindici giorni e la consapevolezza che tutto questo sta nuovamente per finire rende questa notte dolcemente amara.. il buio avvolge tutto, persino chi russa mi appare simpatico stanotte.. la luminosità dell'iphone mi spara un occhio di bue in faccia che a tratti sa di giorno pieno e so già che questo strano silenzio domani mi mancherà con la stessa forza con cui finisce per mancarti il mare l'ultima sera d'estate, quando settembre con la prima pioggia, si riprende violentemente lo spazio sul quale primavera e estate si erano inopinatamente allargate..
All'improvviso un rumore metallico mi cattura l'attenzione, cade qualcosa, poi qualcos'altro a ruota.. la luce dell'iphone muore contro il sacco letto e la mia testa salta a molla in un trambusto generale che anima la stanza ancora buia.. un primo "fuck", seguito da un altro ancora più rapido.. poi un terzo.. una serie velocissima, impaurita.. a mezza voce tra il silenzio rispettoso e quel poco di voce che il pericolo riesce a lasciarti mentre gli altri muscoli cercano di recuperare l'irrecuperabile.. tutto forse in cinque secondi.. una luce, poi un'altra.. piccoli riflettori s'incrociano al centro del palco.. un materasso che vola, tirato giù dal suo pellegrino che ancora impreca e a mezz'aria mulinella le braccia disperato alla ricerca di un appiglio che lo tenga a galla.. il materasso però gli è fin troppo fedele e finisce per seguirlo strattonato dalla paura.. il tonfo sordo della schienata sveglia definitivamente tutta la camerata.. l'americano cade malamente nella buca tra il mio e il suo letto e finisce faccia a faccia con il prof che, atterrito e assonnato, se lo guarda da pochi centimetri, misurandogli da lontano un destro pronto a colpire e tenendo bene alta la guardia col sinistro.. piano piano si fanno largo le risatine inevitabili e ingestibili, prima sommesse poi grasse e irrispettose, l'americano volante si rimette in piedi con la stessa velocità di quei soldatini di legno tenuti su da un elastico e chiede scusa alla camerata.. il teatrino si chiude con una serie vaffanculo misti a buonanotte e prese di culo.. tutto ordinatamente in slang.. saluto il prof, che mi risponde impastato "pensavo fosse una rissa" e qualcos'altro in una lingua tutta sua, mi accapo al piano di sotto, il vecchio non sentirebbe neanche i cannoni di navarone.. se la dorme beato, buon per lui.. io adesso posso solo provarci.
Riapro gli occhi che son passate da poco le setteemezzo.. il buon prof è già allo zaino, il resto della camerata è già in cammino verso San Martin e solo il vecchio dabbasso ancora russa come ieri sera.
Allunghiamo i tempi, rallentiamo ogni movimento.. abbiamo appuntamento al noleggio auto verso le 930.. la stanzina della colazione sembra esser stata presa d'assalto dagli Unni e ancora nessuno si è preso la briga di rimettere a garbo la tavola.. il menù è il solito di anno scorso.. pane burro e marmellata a sorpresa..
Dobbiamo ritornare in zona stazione dei pullman, poco oltre il Rio Bernesga.. il casottino dell'Avis e quello della Europe Car fanno bella mostra di se poco dopo l'incrocio, ma è ancora presto.. decidiamo di ingannare il tempo con una nuova colazione al barrettino lungo il fiume e alle 930 rispettosi ci incodiamo in attesa del nostro turno.
Presento la prenotazione della macchina, che mi è arrivata via mail, favorendo l'Iphone al tipo di là dal bancone.. questo scuote la testa dubbioso e mi ritorna l'Iphone facendomi capire che ho noleggiato l'auto alla Europe Car, al casottino accanto.. d'acchito annuisco, poi sicuro del mio fatto, ritorno sui miei passi, gli allargo il codice di prenotazione e gli dico che sono loro i noleggiatori, il tipo non ha ancora smesso di sdubbiare con la testa e rinforza l'intensità senza considerare lo schermo, invitandomi ad uscire per rivolgermi al concorrente accanto.
Guardo Sergino e con l'espressione di chi le ha appena prese ma non ne è convinto gli faccio strada, tempo di rinforcare gli zaini e siamo al bancone biancoverde.. questa volta è una donna, ma la risposta è sempre la stessa.. a direzione invertita ovviamente.. cerco di farle capire che mi vorrebbe rimandare da dove sono appena venuto e lei mi spiega che quel codice è di Avis, non suo..
Un cane bastonato e uno sdegnato che trascinano nuovamente gli zaini al casottino dell'Avis, rientriamo e senza curarmi troppo della coda mi infilo al bancone pronto a battagliare.. il tipo di prima non c'è.. il collega, un pelino più sveglio, mi inserisce il codice di prenotazione e miracolosamente appare la nostra.. le chiavi erano a due centimetri dalla tastiera, l'amico sveglio mi fa cenno di aspettare quello stupido.. sarà lui a inserire i dati e io mando gli occhi al cielo.
Alle ore dieci, dopo aver intrecciato le nostre vite grazie ad un inserimento dati che mi vedeva residente a campi e nato a firenze, con Sergino che invece aveva la mia età ma viveva a Scandicci dalla mia ex, lasciamo Leon per un viaggio che ci farà attraversare 700 km di Spagna, passando nuovamente da Burgos, Logrogno, deviare verso Saragozza per arrivare finalmente a Barcellona.. ogni uscita autostradale ci ricorda paesini che solo qualche giorno fa erano mete lunghissime per le nostre gambe e che rinchiusi in questa quattroruote non avrebbero avuto modo di dirci le stesse cose che invece ci regalavano ad ogni arrivo.. incrociamo dapprima un meridiano, poi alcuni pellegrini che ci passano sopra la testa attraversando un ponte e Dio solo sa quanto avrei voluto gridargli forte di non mollare.. finalmente arriviamo a Barcellona che sono le 19.
Sfiniti, disabituati e rintronati da un traffico dimenticato, parcheggiamo però con grande culo, come se fossimo di casa e incontriamo Anna e Josè, i due ganci che ci affitteranno l'appartamento spagnolo a due passi dalle Ramblas.
I convenevoli vanno per le lunghe, neanche dovessimo affittare casa per la stagione, ma certi racconti e aneddoti ci fanno riassaporare il mood che avevamo appena perso, riusciamo a svincolarci dai due pellegrini dopo una mezz'oretta, quando Anna tenta ancora di raccontarci l'ennesima avventura mentre le nostre teste cominciano ad appesantirsi.. Ci risparmiamo così un po' di racconti e dopo una doccetta che aspettavamo come i bimbi aspettano il natale, decidiamo di raccogliere le ultime energie e ci tuffiamo, vestiti da pellegrini, per una rambla infinita.. caotica al punto da farci star male e finalmente tocchiamo il mediterraneo che non sono ancora le venti, di nuovo il mare a chiudere il nostro cammino, come un anno fa a Finisterre.
Tapas, vino rosado e paella a brindare da turisti la fine di questa seconda nostra parte pellegrinaggio che non poteva riservarci migliore appendice.. ci godiamo la vista, il relax e la sensazione da primo giorno di ferie.. quelle alle quali siamo socialmente abituati.
Decidiamo che allungheremo il ritorno.. Sergino mi porta a vedere la Sagrada Familia, appena in tempo prima che il buio ce la nasconda e ritorniamo sfiniti verso l'appartamento che siamo già alle prime battute del domani.. l'adrenalina oramai è andata e camminiamo solo perché dobbiamo arrivare.. un ultima tappa urbana di quasi sedici km..
Ci ritroviamo oltre il portone del condominio, nuovamente al buio, davanti a me le scale sulla destra.. il nostro appartamento che ci aspetta al secondo piano, dopo due rampe strette, ripide e malmesse per i lavori di ristrutturazione in corso.. e una porta di casa e un pulsante sulla sinistra.
Mi giro verso Sergio.. le scale al buio sono improponibili, il pulsante è fin troppo vicino alla porta del primo appartamento, ma non ci sono targhette.. Sergino mi da l'ok.. "anche se fosse il campanello che vuoi che sia".. il sonno, il vino rosado e i 700km insieme si coalizzano contro la razionalità e senza timore scampanello bene bene.. la luce ovviamente non si accende e il campanello comincia a suonare come se fosse mezzogiorno.. mi sento andar via il sangue dalle vene, sbianco e non faccio in tempo a girarmi che mi sento spingere a più riprese, incalzato da una vocina sommessa che mi grida sottovoce di andare rapidamente almeno tre volte.. salto sulle scale.. me le mangio a quattro a quattro, le infradito aumentano il livello di difficoltà, ma Sergino non ne vuole sapere ed è li che spinge ad ogni mia indecisione.. i movimenti di due elefanti e il calpestio di un'armata bracalone.. arrivo alla porta di casa che ho il fiato corto.. dabbasso un lamento spagnolo si avvicina alla propria porta e urla qualcosa di incomprensibile.. la paura che l'inquilino infili le scale e voglia farsi giustizia da solo, miglior trama horror non la potevamo immaginare, aumenta il mio ansimare sconnesso, il battito accelerato del cuore mi tamburella fin nelle orecchie, oramai è panico da cazzata.. le chiavi le ha Sergio che arriva di gran carriera.. sentiamo il traguardo vicino e cominciano a farsi largo le risatine isteriche di chi l'ha scampata per un pelo.. riusciamo ad entrare in casa, chiudiamo rapidamente la porta e giriamo tutti i chiavistelli possibili.. giù nuovamente l'adrenalina, silenzio.. il condominio ripiomba in un silenzio assoluto.. una porta cigola, ci blocchiamo come marmi sul posto.. ma è un rumore che viene dalla nostra cucina, dal basso continua ad arrivare solo silenzio.. il pericolo è scampato, possiamo riprendere a respirare con un ritmo normale e lasciamo che le risate prendano il largo disperdendosi per l'appartamento in un mormorio liberatorio.
La notte se ne va veloce.. ci svegliamo che il sole è già entrato prepotente nell'appartamento.. mi avvicino alla finestra, appoggio la fronte al vetro.. il traffico già scorre lento sulle quattro corsie.. così lontane dallo sterrato bianco.. i vigneti infinti della Rioja, Pamplona con i suoi tori, Logrogno, Burgos ma anche e soprattutto Ciruena, Ventosa, Acacio e Orietta, il priore e Niccolò.. il dottore e il suo traduttore.. Serena, Ellen, la nonna con la nipote, il Francese di Larrasoana, Roncisvalle e Barbetta che ci accolse a Saint Jean Pied de Port sono quasi già un lontano ricordo.
Il resto è un rimettersi in coda al checkin dell'aeroporto consapevoli che queste avventure qua hanno avuto un inizio ma non avranno più una fine, solo piccole e doverose interruzioni..
Il resto è un rimettersi in coda al checkin dell'aeroporto consapevoli che queste avventure qua hanno avuto un inizio ma non avranno più una fine, solo piccole e doverose interruzioni..
Quel che abbiamo costruito, calpestato e raggiunto in questi due lunghissimi anni non è altro che il punto di partenza per nuovi percorsi altrettanto avvincenti, tracciati storici e giornate di spensierate camminate che continueranno a riempirci cuore e testa come non era mai accaduto.